Oggi ti presento Claudia expat in Südtirol e autrice del blog Travel with the wind. Legata a Gabriele da oltre un decennio, progetta i viaggi e li vive insieme all’uomo con cui condivide la sua vita.
Oggi la loro casa nel mondo è il Südtirol, scopriamo com’è la loro vita all’estero con questa rubrica dedicata alle “storie di vita on the road”. Se sei curioso di scoprire come si vive in Svizzera, dai uno sguardo alla storia di Giovy.
Ciao Claudia raccontaci in breve chi sei, per farti conoscere dai nostri lettori
Informatica di professione ma viaggiatrice per passione. Sono sposata con Gabriele da dieci anni ed è stato l’amore, sia per l’informatica che per i viaggi a farci incontrare, ci siamo infatti conosciuti ad un corso di informatica e il nostro primo viaggio insieme (quando ancora non eravamo fidanzati) è stato proprio nella città in cui viviamo adesso: destino?
Da che regione Italiana vieni?
Sono nata a Torino e nonostante sia lontana dal Piemonte da più di quattro anni, non posso fare a meno di considerare Torino ancora un po’ casa mia.
Come andavano le cose in Italia prima di partire?
Torino, città industriale legata principalmente alla Fiat ha risentito molto negli ultimi anni dello spostamento delle produzioni in altri paesi. Io e mio marito lavoravamo entrambi in settori non legati alla Fiat.
Io avevo cambiato già due volte lavoro dopo 18 anni passati nella stessa azienda che, di punto in bianco, ha deciso effettuare dei tagli iniziando con la cassa integrazione prima e con incentivi all’esodo dopo. Ho quindi deciso di andarmene io senza aspettare che l’azienda decidesse di fare ulteriori tagli e cercare così nuovi sbocchi professionali.
Cosa ti ha spinto a partire?
Non l’avevo programmato, tutto è nato per caso. Le coincidenze della vita: l’azienda che mi aveva contattato su LinkedIn era a due passi dall’azienda in cui mio marito sognava di andare a lavorare da anni.

Come sei approdata nel Südtirol?
Io e mio marito avevamo fatto un patto: se ci assumono entrambi partiamo altrimenti restiamo in Piemonte. Dopo qualche mese da quel giorno eravamo pronti a partire! Io ho fatto da apripista perché iniziavo un mese prima di mio marito. Tra un colloquio e l’altro avevamo già adocchiato un appartamento da affittare che si liberava però solo qualche mese dopo.
Il primo mese l’ho passato da sola in un residence mentre quando mi ha raggiunto Gabri siamo stati ospiti di parenti che abbiamo scoperto di avere solo quando abbiamo iniziato a pensare seriamente di trasferisci: ora sono la nostra terza famiglia!
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
Erano anni che pensavamo di lasciare l’Italia, avevamo pensato a varie possibilità ma mai avremmo pensato di trasferisci all’estero senza lasciare l’Italia. Se non ci fossero state le casualità che si sono venute a creare probabilmente ora saremmo da un’altra parte del mondo o ancora in Piemonte: chissà!
Come ti sei organizzata? Conoscevi qualcuno? Raccontaci il pre-partenza e come ti sei mossa appena arrivata.
È successo tutto molto velocemente, non ho fatto in tempo a capire cosa stava accadendo. Dopo i miei primi due colloqui fatti a Dicembre del 2014 ho solo aspettato la risposta senza pensare a cosa sarebbe successo se mi avessero assunto.
A Gennaio quando mi hanno contattato per dirmi che se mi interessava ancora, il lavoro era mio, abbiamo dovuto un po’ correre. Gabri ha contattato l’azienda che gli interessava, ha fatto il colloquio e i primi di Febbraio avevamo entrambi il lavoro.
L’appartamento in cui viviamo l’abbiamo trovato on line, ci era piaciuto subito già solo dalle fotografie sul sito ma quando l’abbiamo visto dal vivo abbiamo capito che quella sarebbe diventata casa nostra! Quel giorno siamo anche andati a conoscere i nostri parenti “acquisiti” che ci hanno accolto come se ci conoscessimo da sempre.
Parlavi la lingua? Come hai fatto senza aiuti?
All’inizio è stata dura, ovunque andassimo parlavano tedesco, o meglio quello che io pensavo fosse tedesco, invece è dialetto altoatesino. Poi abbiamo capito. In città, o comunque nel fondo valle, parlano sia tedesco che italiano ma quasi tutti le prime parole che ti dicono sono in tedesco.
Basta rispondere in italiano e da quel momento in avanti la conversazione continua in italiano. Non sempre è così semplice, ma la maggior parte delle volte sì. Certo è che parli in tedesco, un po’ come accade in Francia con il francese, sono tutti più cortesi.

Cosa hai fatto nei primi mesi per integrarti?
Ho smesso di pensare di dover sapere a tutti i costi il tedesco, vivo tranquillamente senza parlarlo. Ho fatto un paio di corsi ma anche conoscere il tedesco qui non basta, bisognerebbe conoscere il dialetto!
Come hai cercato di far diventare una nuova nazione la tua casa? Raccontaci qualche piccolo gesto di ogni giorno, che ha costruito la tua vita
Probabilmente il Südtirol è diventato casa mia solo quando sono riuscita a tagliare il cordone ombelicale che mi legava al mio parrucchiere di Settimo Torinese! Per più di un anno sono andata dal parrucchiere solo quando tornavamo a Torino. Lui, ogni volta che mi vedeva, mi diceva sempre “prova una volta ad andare a Bolzano, guarda che sono bravi anche loro”.
Io non mi fidavo, solo che con il passare del tempo tornavamo a Torino molto meno frequentemente. Un giorno una mia amica, anche lei trasferitasi a Bolzano, me ne ha consigliato uno in centro a Bolzano. Ero un po’ scettica, preoccupata per la lingua (ma loro sono perfettamente bilingue) e per il taglio di capelli, chissà come li tagliano gli altoatesini? Beh, che dire, adesso il mio parrucchiere è a Bolzano!
Dopo quanto tempo non ti sei più sentita un’ospite?
In Südtirol devi cercare di trovare un tuo spazio per non sentirti ospite. È forse più difficile che in altre parti del mondo integrarsi. I due ceppi linguistici, come li chiamano qui, non sono differenti solo per la lingua che parlano ma per le tradizioni che si portano dietro e riuscire ad integrarsi con gli “altri” non è facile nemmeno per chi è nato qui.
Gli italiani stanno con gli italiani e i tedeschi con i tedeschi. Per noi che siamo “ospiti” forse è più facile: abbiamo sia amici tedeschi che amici italiani ma con ognuno facciamo cose diverse e difficilmente tutti insieme.

Hai avuto paura prima di partire? Non esserci e lasciare quello che ti era familiare è stata dura?
Prima di partire non ho avuto paura, era come quando partivo per un viaggio, sapevo che potevo sempre tornare indietro se non fosse andata bene. Gabri aveva inizialmente il contratto a tempo determinato per cui ci eravamo dati un anno di tempo per capire se quella fosse stata la scelta giusta.
E’ stato duro soprattutto il primo mese che vivevo da sola in residence. Tutti i week-end tornavo a casa e quando ripartivo mi venivano i lacrimoni. Quando Gabri è arrivato le cose sono cambiate ma solo nel momento in cui siamo entrati in casa e abbiamo iniziato ad arredarla e portare dentro le nostre cose che abbiamo capito che potevamo farcela!
Cosa ti piace del luogo in cui vivi?
Non c’è la nebbia! Questa è una delle prime cose che non mi fa rimpiangere il Piemonte. Ogni volta che torniamo a casa d’inverno mi sale una tristezza che mi fa venire voglia di tornare subito indietro.
Poi ci sono le montagne a due passi e che montagne: le Dolomiti! D’estate, con il caldo soffocante del fondo valle, è un’attimo salire di qualche centinaio di metri per prendere una boccata di aria fresca e d’inverno, beh d’inverno le dolomiti sono magiche!
C’è qualcosa che non riesci proprio a capire della cultura in cui vivi? Che stona per te?
In Südtirol si parla tanto di integrazione, di come la provincia di Bolzano sia un esempio da seguire per come sono riusciti ad integrare le due culture, Italiana e tedesca, ma poi si parla spesso di modificare la toponomastica in favore dei nomi originali tedeschi, di utilizzare la parola Südtirol invece che quella italiana Alto Adige o di chiedere la cittadinanza Austriaca.
Per me queste cose non sono proprio sintomo di integrazione e gli italiani in Alto Adige non sono proprio “uguali” ai tedeschi in Südtirol. Ci sarà una vera integrazione quando non esisteranno più tedeschi e italiani, scuole tedesche e scuole italiane ma un unico popolo altoatesino, con un’unica scuola, senza appellativi linguistici, che insegnerà italiano e tedesco allo stesso modo.

Cosa fai adesso e quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Abbiamo appena comprato casa in Südtirol, il nostro lavoro ci piace e quindi per un po’ resteremo qui. Nel mio futuro c’è sicuramente il mio hobby: il blog di viaggi che ho aperto quasi due anni fa, che mi fa fatto conoscere tante persone che, come me, amano viaggiare e soprattutto mi da la possibilità di viaggiare (con la testa) anche quando non sono in viaggio.
Un tuo suggerimento mirato a chi sta valutando l’idea di trasferirsi all’estero: cosa serve assolutamente per decidere di partire?
Carpe diem: cogliete l’attimo! Non pensateci troppo, se ci pensate non partirete mai.
Torneresti mai in Italia?
Ogni volta che mi manca l’Italia vado a Trento! Scherzi a parte: il Südtirol è Italia ma non è Italia. Qui si vive bene ma non è tutto oro quel che luccica. Di Torino, a parte amici e parenti, mi mancano le possibilità culturali che offre: il teatro, il cinema d’essai, i concerti, gli apericena, i locali multietnici e i gelati (si qui i gelati non li sanno proprio fare).
Se tornassi a Torino, a parte gli amici e i parenti altoatesini, mi mancherebbero le montagne, il clima (molto più secco e vivibile), il cielo sempre terso, il Gewürztraminer, gli Schüttelbrot e le feste tedesche dove si mangia e beve accompagnati dalla musica della banda del paese.
Ognuno ha la sua storia e nessuno può indossare le scarpe di un’altra persona e non possiamo giudicare le scelte altri! Non dimenticarlo.
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NB. Tutte le foto sono di Claudia
2 comments
Ho frequentato per anni l’Alto Adige anche se solo per le ferie e questa distinzione tra tedeschi e italiani è una cosa che non mi è mai andata giù. Chissà che in futuro la situazione cambierà! Detto questo è sicuramente una zona in cui la qualità della vita non è niente male
Ciao Erica, sai che non avevo idea ci fosse ancora questo tipo di situazione? A quanto pare l’integrazione è molto più complessa di quanto si possa pensare, specie se si visita un luogo solo per un breve viaggio. Non si riescono subito a cogliere tutte le sfumature! Spero anche io che le cose possano cambiare il futuro!