Oggi ti presento Giulia expat in Ungheria e autrice del blog Viaggiare con gli Occhiali. Sono tanti gli italiani immirati in giro per il mondo, scopriamoli attraverso questa rubrica dedicata alle “storie di vita on the road”.
Quale che sia la ragione che ci spinga a lasciare la nostra terra d’origine per cercare una nuova casa in un’altra
nazione, poco importa. Si sbarca in una terra straniera e quello che prima era sconosciuto, presto diventa quello che chiameremo, casa.
Cosa troverai in questo articolo
Expat in Ungheria: la storia di Giula
Ciao Giulia raccontaci in breve chi sei, per farti conoscere dai nostri lettori
Ciao! Sono Giulia, romana di Roma ma residente a Budapest da più di cinque anni.
Come andavano le cose in Italia prima di partire?
Andavano così e così. Mi stavo quasi per laureare e avevo un lavoro part-time in profumeria. Avevo appena trascorso qualche mese in Germania per un tirocinio ma, l’azienda ha avuto delle peripezie e non è riuscita ad assumermi come avevo sperato. Sono tornata in Italia un pò con la coda tra le gambe e zero voglia di tornare al tram tram quotidiano romano.
Cosa ti ha spinto a partire?
Ho sempre voluto partire, sin da quando ero una liceale piena di sogni e con la testa tra le nuvole. La mia vita l’ho sempre immaginata all’estero, non importava il paese ma sarei comunque andata via dall’Italia.
Come sei approdata in Ungheria?
In modo casuale e per una serie di coincidenze fortuite. Mi ero innamorata di Budapest qualche mese prima durante un breve soggiorno. Una volta tornata a casa dalla Germania, ho subito iniziato a mandare CV all’estero per ripartire.
La mia università, all’epoca, mandava una newsletter ogni mese con tutte le offerte di lavoro per neolaureati (e io ancora non lo ero) in Italia e all’estero. Ho trovato questo annuncio per Budapest e mi sono buttata. Mi hanno chiamato dopo una manciata di ore, mai successo di nuovo. Ho fatto un colloquio, mi hanno assunta e sono partita. Tutto nel giro di 20 giorni.
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
Avevo un lavoro part-time in profumeria. Sebbene mi piacesse vendere profumi e cosmetici, l’ambiente era pessimo. C’era una concorrenza agguerrita e molti tiri sleali. Io ero assunta esternamente da un’agenzia interinale (loro invece erano molto carini!) con un contratto instabile e traballante. Non avevo nulla da perdere.
Come ti sei organizzata? Conoscevi qualcuno? Raccontaci il pre-partenza e come ti sei mossa appena arrivata.
No, non conoscevo nessuno. Sono partita allo sbaraglio, con una lettera di accettazione nella caselle di posta elettronica (neanche il contratto quindi) e due valige. Non avevo neanche trovato casa. Sono arrivata là intorno al mercoledì o giovedì e avrei dovuto iniziare a lavorare il lunedì mattina.
Ho dormito per una settimana a casa di alcuni studenti internazionali trovati tramite Couchsurfing e poi finalmente ho trovato un appartamento tutto mio. Una volta trovato uno spazio personale è stato tutto più facile.
Parlavi la lingua? Come hai fatto senza aiuti?
No, zero carbonella. L’ungherese non è proprio tra le lingue più facili al mondo. Per il lavoro che avevo appena trasferita mi servivano solo italiano e inglese, quindi non ho avuto problemi su quel fronte.
Inizialmente la burocrazia è stata un po’ difficile da gestire senza ungherese, ma fortunatamente avevo dei colleghi fantastici che mi hanno sempre aiutata e spesso anche accompagnata negli uffici. Dopo qualche mese, ho conosciuto il mio compagno che è nato e cresciuto qui.
Cosa hai fatto nei primi mesi per integrarti?
Ho comprato un libro di grammatica ungherese!
Come hai cercato di far diventare una nuova nazione la tua casa? Raccontaci qualche piccolo gesto di ogni giorno, che ha costruito la tua vita …
Le prime settimane sono state principalmente adattarsi alla nuova vita e comprare tutto il necessario per la casa. Pian piano, poi ho iniziato a costruirmi una routine.
Trovare il bar preferito che fa il caffè senza troppi fronzoli come piace a me, il ristorante dove andare a mangiare per risollevare il morale dopo una giornata no, scovare i migliori supermercati, esplorare la città senza meta e così via, iscriversi in palestra (anzi, nel mio caso a danza del ventre!) e così via.
Dopo quanto tempo non ti sei più sentita un’ospite?
Questo è un tasto un po’ spinoso per me. Finché ho lavorato nelle multinazionali con uffici qua a Budapest, mi sono sempre sentita un po’ outsider. Principalmente perché l’ambiente di lavoro era malsano.
Da quando lavoro da casa le cose sono cambiate. Anche il fatto che Budapest si stia trasformando in una città sempre più multiculturale e internazionale ha aiutato molto.
Hai avuto paura prima di partire? Non esserci e lasciare quello che ti era familiare è stata dura?
Sì e no. Il mio sogno, sin da adolescente, è sempre stata l’indipendenza e vivere da sola. All’epoca, vivevo con la mia famiglia e avevo un lavoro instabile, ero nella situazione perfetta per espatriate.
L’unico timore che avevo era l’università, mi mancavano un paio di esami e stavo scrivendo la tesi. Non è stato facile coordinare tutto dall’estero, mi sono laureata un anno fuori corso proprio per questo, ma alla fine sono riuscita a superare questo scoglio duro.
Cosa ti piace del luogo in cui vivi?
I mezzi pubblici! Mi piace scherzare sul fatto che per la cosa più bella di Budapest siano i mezzi pubblici, ma è così. Io e il compagno non viviamo in centro, siamo nell’ultimo quartiere a nord prima della fine della città. Per arrivare in centro ci mettiamo dai 15 ai 20 minuti con la metropolitana. Non abbiamo la macchina e non è nei nostri progetti comprarla.
La città inoltre è sicura e vivibile, offre molto sia ai giovani sia alle famiglie e non manca veramente niente. Anzi, le manca solo il mare!
C’è qualcosa che non riesci proprio a capire della cultura in cui vivi? Che stona per te?
Ci sono tante piccole cose, o meglio shock culturali, che non capisco dell’Ungheria ma sono dettagli minuscoli e niente che mi impedisca di vivere quotidianamente. Anzi, di solito con il mio compagno ci scherziamo su. Stessa cosa per alcune cose dell’Italia che lui non comprende.
Quello che invece non mi piace è il pessimismo allucinante che permea le loro vite. Ho sempre pensato di vedere il bicchiero mezzo vuoto, ma sembro quasi un allegro coniglietto pasquale qui!
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Cosa fai adesso e quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Da qualche anno lavoro da remoto per un’azienda americana, gestisco il team europeo di assistenza clienti. Per ora i miei progetti sono viaggiare, viaggiare e ancora viaggiare.
Un tuo suggerimento mirato a chi sta valutando l’idea di trasferirsi all’estero: cosa serve assolutamente per decidere di partire?
Volerlo davvero. Negli anni ho visto tanti espatriati partire con un piede in due scarpe, con grande rammarico verso Italia e tante difficoltà nel costruirsi una nuova vita nel paese scelto. Molti hanno vagato da una città all’altra, da un lavoro all’altro e poi sono tornati inevitabilmente in Italia. Altri, invece, sono rimasti in altri paesi ma sempre con un peso nel cuore.
Da expat in Ungheria, torneresti mai in Italia?
Tre anni fa avrei risposto di sì mai dire mai, ora dico no secco. Non tornerei, se non per venire a trovare amici e famiglia. La situazione non è delle migliori al momento e sento che non riuscirei a integrarmi con la mentalità attuale, dall’idea di lavoro alla vita quotidiana.
Non ci sono solo italiani che emigrano all’estero ma anche stranieri che scelgono l’Italia come loro nuova casa come Amelié e Laura.
foto di copertina Djordje Jovanovic