Cosa vedere a Recanati, il borgo che sorge sui Colli dell’Infinito della Riviera del Conero. Recanati è famosa per aver dato i natali al poeta Giacomo Leopardi e al tenore Beniamino Gigli e per i suoi legami con Lorenzo Lotto. Passeggiando per le vie del centro storico ti sembrerà di entrare nella pellicola de “ll giovane favoloso” che narra la vita di Leopardi, film in parte girato qui.
Recanati si trova a 296 metri sul livello del mare, strategicamente incastonata tra mare e montagne, i suoi panorami sulle campagne marchigiane e il mare sono incredibili. La prima volta che sono stata qui facevo le elementari, per una gita scolastica e da allora non ho mai smesso di tornarci.
Una delle mie più care amiche vive qui e queste stradine storiche, famose nel mondo, ormai mi sono familiari come se fossero parte dei miei ricordi da sempre. A volte si trascurano i posti più vicini per visitare solo quelli lontani, quindi oggi rimedieremo scoprendo insieme cosa vedere a Recanati, il borgo di Giacomo Leopardi e dell’infinito.
Quanto tempo ci vuole per visitare Recanati? Vedere molto in un giorno è fattibile, perchè i luoghi di maggiore interesse si trovano abbastanza vicini e si raggiungono comodamente a piedi, senza troppa fatica.

Cosa vedere a Recanti: itinerario alla scoperta dei luoghi di Giacomo Leopardi
Recanati, raccolto all’interno della sua cinta muraria medievale, non è solo il borgo di Giacomo Leopardi: è ricco di vicoli pittoreschi e strette viuzze dai panorami incantevoli, piccole bottege artigiane, ha una forte tradizione musicale e ha dato i Natali anche al tenore Beniamino Gigli.
Sono tanti gli angoli di Recanati che fanno eco al Giovane Favolso. Giacomo Leopardi nasce a Recanati il 29 giugno del 1798 e dopo una vita intensa e travagliata muore a Napoli il 14 giugno del 1837 durante un’epidemia di colera a causa di un edema polmonare o scompenso cardiaco. Il suo amico Antonio Ranieri insistette molto affinchè la sua salma non fosse gettata in una fossa comune!
In questa prima parte dell’articolo ti propongo itinerario a piedi alla scoperta dei luoghi di Giacomo Leopardi: il “natio borgo selvaggio” è una piccola gemma tutta da scoprire: sei pronto? Allora iniziamo!

La casa museo di Giacomo Leopardi – Palazzo Leopardi
Casa Leopardi è senza dubbio il cuore di Recanati, in tanti visitano il borgo proprio per vederla. Leopardi mi ha sempre affascinato, sarà la sua vena triste e un pò romantica, sarà il suo pessimismo cosmico che spesso mi ha fatto compagnia nel corso dell’adolescenza, sarà la sua grande vena artistica che ha saputo farmi sognare.
Giacomo nacque a Palazzo Leopardi il 29 giugno 1798 dal conte Monaldo Leopardi e Adelaide dei marchesi Antici.
Primo di sette figli, dimostrò presto una straordinaria intelligenza e un forte desiderio di conoscere.
Giacomo a 10 anni parlava già latino e nei sette anni di “studio matto e disperatissimo” lesse una media di 1.700 libri all’anno, che gli causarono una brutta congiuntivite, che lo costrinse ad usare delle bende per continuare a studiare.
Casa Leopardi è l’antica residenza della sua famiglia: un luogo molto vitale e abitato ancora dai suoi discendenti.



Cosa ti aspetta a casa Leopardi:
La Biblioteca, si deve per lo più a Monaldo che iniziò a raccogliere libri sin dall’adolescenza. Qui Giacomo ha compiuto gli studi insieme ai suoi fratelli. Il Conte prima aprì le porte della biblioteca ai suoi amici e poi alla gente di Recanati.
Salendo un ampio scalone del 700, opera dell’architetto Carlo Orazio Leopardi, si arriva alla biblioteca, che ospita circa 20.000 volumi. Sulle pareti sono murati alcuni reperti archeologici e tra le due colonne al centro dello scalone spicca un architrave marmoreo con una scritta beneaugurante.
Una parte del piano nobile aperto alle visite solo nel 2020. “Ove Abitai Fanciullo” è un itinerario che consente di scoprire i saloni di rappresentanza del palazzo, la galleria con le sue collezioni d’arte, gli appartamenti dove il poeta visse con i suoi fratelli e il giardino che ispirò gli immortali versi de “Le ricordanze”.
Dalla sua finestra Giacomo osservava l’amata luna e le vaghe stelle e prese ispirazione per i suoi componimenti come “il sabato del villaggio” – “A Silvia” – “Una notte un viaggiatore” e tante altre opere immortali.
Il museo permanente: un percorso espositivo che si articola in dieci sezioni storico-tematiche per scoprire la storia del poeta, attraverso oggetti, documenti e scritti tra cui:
- la culla e l’abito di Battesimo di Giacomo
- i giochi d’infanzia
- l’abito da cerimonia di Monaldo gonfaloniere
- l’orologino da cintura della madre
- il calamaio in ceramica con cui scrisse “L’Infinito”
- dei frammenti dell’abito e del legno della cassa, recuperati dalla tomba del Poeta nella chiesa di San Vitale in Fuorigrotta.
Costi e orari di casa Leopardi:
Casa Leopardi è aperta da martedì a domenica dalle ore 9.30 alle 17.00. Gli animali non sono amessi e all’interno del Palazzo è vietato fotografare o fare video.
Il costo del biglietto che comprende: biblioteca + abitazione + museo è di 20 euro per adulto.

La piazza del sabato del villaggio e la casa di Silvia
Ricordo che a scuola la mia insegnante di letteratura ci raccontava che il giovane Giacomo, spesso cagionevole di salute, guardava svolgersi la vita del paese affacciato dalle finestre di casa Leopardi.
La piazzetta è piccolina e raccolta, ma probabilmente un tempo brulicava di commercianti, di bambini e tante persone indaffarate.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.I fanciulli gridando
Leopardi, il sabato del villaggio
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Sulla piazzetta si trova la casa di Silvia. L’edificio delle scuderie, un tempo ospitava nei piani superiori alcune famiglie di domestici, fra cui quella di Teresa Fattorini, morta giovanissima di tubercolosi e celebrata dal Poeta nel famoso canto: “A Silvia”. L’abitazione dopo un attento restauro è oggi visitabile e ricca di arredi d’epoca.
Silvia, rimembri ancora
Leopardi, A Silvia
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltà splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?


Chiesa di Santa Maria di Montemorello
Nella piazza de “Il Sabato del Villaggio” si affaccia la piccola chiesa di Santa Maria di Montemorello, che già esisteva nel 1249. Detta anticamente “Santa Maria de Platea”, è stata rifatta completamente nel 1581 da Pier Niccolò Leopardi, quando i gesuiti giunsero a Recanati.
Nella seconda metà del 1900 la chiesa venne restaurata e ancora oggi è la parrocchia familiare della famiglia Leopardi. I banchi ai lati del presbiterio riportano la scritta “gentis leopardae” dove sedevano i componenti della nobile famiglia per assistere alle funzioni religiose.
Giacomo Leopardi, da bambino, qui faceva il chierichetto e venne battezzato nel fonte battesimale del presbiterio, il 30 giugno 1798.
L’esterno della chiesa ha una facciata a capanna molto semplice, mentre il campanile è adornato da un orologio scolpito nel muro e un tetto con cupola a cipolla. L’interno a navata unica, presenta due ordini laterali di colonne marmoree, uno bianco e l’altro rosso. Ciò che colpisce è un affresco dedicato alla Vergine Maria.


Il colle dell’Infinito – il Monte Tabor
il Monte Tabor prende il nome dall’omonima collina della Galilea, tradizionalmente identificata come sito della Trasfigurazione di Gesù. E’ il colle di Recanati che si affaccia verso sud da cui si vedono persino le cime dei monti Sibillini innevate.
Il monte Tabor conosciuto come “il colle dell’Infinito“, è legato ad una delle più famose poesie di Giacomo Leopardi: L’infinito. Il poeta passeggiava quassù e sognava di allontanarsi da questo borgo ristretto dove si sentiva in trappola.
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude“; In realtà, il luogo reale dove si trova il colle ha una siepe che blocca lo sguardo, ma Giacomo è sempre riuscito ad andare oltre perchè non si limitava a osservare, ma creava e sentiva nell’animo “interminati spazi e sovrumani silenzi“.
Il monte Tabor è un parco che sorge vicino al Centro Studi Leopardiani e Palazzo Leopardi. Percorrendo un sentiero che attraversa il parco si raggiunge il punto in cui probabilmente il poeta compose la sua poesia. Una targa sul muro riporta il verso: “Sempre caro mi fu quest’ermo colle”.
Il monte Tabor compare anche nella poesia “Alla luna” e nel “Passero solitario” quando Leopardi guarda dalla collina la torre antica: il campanile della chiesa di Sant’Agostino.




Sacello leopardiano
Il percorso che porta al colle dell’inifinito, si sviluppa in mezzo al verde degli alberi ed è completamente immerso nel silenzio. Intrapreso il sentiero, vedrai anche i resti della primitiva tomba di Giacomo Leopardi, costruita a Napoli.
Elementi lapidei che un tempo si trovavano nella chiesa di San Vitale a Fuorigrotta di Napoli. Il 22 febbraio del 1939 le spoglie del poeta vennero traslate presso il Parco Virgiliano di Napoli, dove venne edificata in sua memoria una stele, mentre alcuni resti lapidei dalla vecchia tomba vennero trasferiti a Recanati.
La ricomposizione degli elementi lapidei nel Colle dell’Infinito, simboleggia la perenne vitalità della poesia di Giacomo Leopardi: il Sacello aperto e l’acqua che vi scorre attorno suggeriscono l’idea che ad essere conservata sia la memoria del poeta, non il suo corpo.
A pochi passi da qui c’è il Centro studi leopardiano, istituito nel 1937, in occasione del primo centenario dalla morte di Giacomo Leopardi. L’edificio è collocato in continuità con Palazzo Leopardi e vicino al Colle dell’Infinito.
All’interno del centro una Biblioteca che ospita circa 30.000 volumi, fra monografie, recensioni, riviste, miscellanee, articoli di giornale, tesi di laurea, prime edizioni e composizioni musicali dedicate a Giacomo Leopardi.
E un archivio storico che conta oltre 130 faldoni. Tra i documenti presenti tre lettere autografe di Giacomo Leopardi, dirette:
- ai fratelli Carlo e Paolina
- a Friedrich Wilhelm Thiersch
- alla principessa Carlotta Bonaparte





L’Orto sul Colle dell’Infinito – bene del FAI Italia
A pochi passi dalla casa natale di Giacomo Leopardi, sorge il pittoresco orto dell’antico Monastero di Santo Stefano, un luogo solitario, isolato, evocativo e denso di emozioni. Appena varcato il cancello d’ingresso, sembra quasi di vedere il poeta camminare assorto e guardare l’orizzonte, lasciando il suo pensiero volare lontano.
Il monastero era abbandonato già a tempi di Giacomo e il poeta riusciva sempre a trovare pace e solitudine quando arrivava quassù. Il suo sguardo si perdeva aldilà delle piante che cingevano l’orto, suscitando in Giacomo una sensazione di infinito.
Anche oggi l’emozione prevalente che regala l’orto sul colle dell’Infinito è un’incredibile pace. Il silenzio che avvolte la natura e i paesaggi, creano come un piccolo mondo incantato capace di liberare mente e cuore e immergersi nell’atmosfera dell’infinito di Leopardi.
Cosa vedere a Recanati se non i luoghi che hanno ispirato uno dei poesti più famosi di tutti i tempi? Confesso che c’è poesia nell’aria e questa città la rievoca in ogni momento.

Il complesso di Sant’Agostino
Andando verso il centro del paese si incontra il complesso di Sant’Agostino. La Chiesa e il chiostro risalgono al 1270, mentre l’interno è stato rifatto nel 1600.
Nonostante i rifacimenti, la chiesa conserva le arcate delle lunghe finestre con eleganti decorazioni in cotto. Il portale in pietra d’Istria fu eseguito da Giovanni di Fiandra sul disegno di Giuliano da Maiano, mentre l’interno è stato rifatto alla fine del XVII secolo basandosi sui disegni di Ferdinando Galli.
Sono di notevole pregio gli ornamenti degli altari: marmi e pale eseguite da pittori di rilievo e resti di affreschi realizzati da Giacomo da Recanati. Nella chiesa sono conservate anche alcune opere di Bellini Filippo.
Entrando nel chiostro lo sguardo è attirato dalla torre campanaria, detta Torre del Passero Solitario. Il campanile della chiesa, decapitato da un fulmine, è stato reso celebre dalla poesia “Il passero solitario”.



Piazza Giacomo Leopardi e Chiesa di San Domenico
Al centro della Piazza spicca il monumento dedicato al poeta Giacomo Leopardi, raffigurato in atteggiamento pensoso. Fu eretto in occasione del centenario della suo nascita ed è opera del Panichi. Questa statua è successiva ad un’altra scultura realizzata da Panichi che oggi è conservata presso la Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno.
Tutto intorno si sviluppa lo scenografico Palazzo Comunale che presenta due ali laterali avanzate. Sotto il porticato sono collocate una serie di lapidi come quella dedicata al conte Monaldo Leopardi.
All’interno del Palazzo Comunale vale la pena di visitare: la Sala degli Stemmi, la sala Consiliare e l’Aula Magna, che ospitò Giosuè Carducci nel 1898 per le celebrazioni del primo centenario della nascita del poeta. Nell’ufficio del sindaco spicca invece un mezzo busto di Leopardi scolpito da Giulio Monteverde.
L’edificio risale al 1898 e la sua realizzazione si deve alla volontà dei cittadini di rendere omaggio al Giacomo Leopardi. Si parlava già del bisogno di realizzare una nuova residenza civica all’indomani dell’Unità d’Italia. Nel 1865 approvarono la demolizione del Vecchio Palazzo dei Priori e del vicino Convento dei Padri Domenicani, ma ci vorranno ancora diversi anni prima di iniziare i lavori.
L’impulso decisivo per iniziare i lavori è arrivato dalla realizzazione del monumento a Giacomo Leopardi, che porta alla luce il bisongo di creare una nuova piazza e un portico adatto ad ospitare la statua del grande poeta recanatese.
Il progetto, redatto dall’ingegnere Pietro Collina nel 1870, prevedeva la costruzione di un grande edificio a corte aperta con tre piani fuori terra verso la piazza e cinque all’esterno, con un ampio portico e un prospetto di forme neo-rinascimentali. Spesso sotto i portici puoi trovare graziosi mercatini dell’usato dove acquistare lampade, cartoline, poster e tante chincaglierie.
Su piazza Giacomo Leopardi si affaccia la piccola chiesa di San Domenico, in stile romanico, ricostruita nel ‘300. Il portale in marmo fu disegnato da Giuliano da Maiano.
Palazzo Antici Mattei
Questo edificio è la Casa natale della marchesa Adelaide Antici, madre di Giacomo Leopardi. Proprio nella Galleria di questo palazzo, si sposò con Monaldo.
L’edificio risale al XVI secolo e custodisce un importante archivio, in parte, proveniente dalla famiglia romana dei Principi Mattei. Di fronte all’ingresso del palazzo, il cardinale Tommaso Antici fece costruire una scuderia, ornata di un tipico prospetto con alcune statue e busti provenienti dal circo Flaminio di Roma.


Chiesa di San Pietrino
Gli ornamenti esterni della chiesa risalgono al XIV secolo e nel fianco destro sono ancora visibili resti di costruzione romanica.
La chiesa ha ben tre altari ed ospita quadri dedicati a San Pietro Apostolo, alla Vergine degli Orti e a San Benedetto Giuseppe Labre. Il pavimento con la centrale croce di Malta a differenti cromie giallo e rosso mattone, è stupendo.
L’edificio ha una storia molto antica ed è parte del quartiere leopardiano, tra Montemorello e i Cappuccini. Si trova all’inizio della via della Fonderia, dove il Calcagni e la sua Scuola dei Lombardi fondevano le loro opere in bronzo. La data di fondazione, probabilmente è antecedente al 1249, anno della bolla di Innocenzo IV, in cui è citato il beneficio di S. Pietro Apostolo.
Secondo alcuni, il portale è opera di Luigi Vanvitelli che si trovava a Recanati per rifare la facciata di S. Vito dopo il terremoto del 1746. Altri ritengono invece che l’autore possa essere Carlo Orazio Leopardi“.
Dal 1817 prese possesso della chiesa di San Pietrino la confraternita di Santa Maria degli Orti, che si trasferì dalla chiesa di Fontenuova fuori di Porta Marina. In ricordo di questa presenza, sopra la porta della sagrestia fu murata l’antica pietra della confraternita.






Cosa vedere a Recanati: non solo Leopardi
Come ti accennavo all’inizio dell’articolo, Recanati non è solo legata a filo doppio con Giacomo Leopardi, ma ha dato i natali anche al tenore Beniamino Gigli e ha un profondo legame anche con l’artista Lorenzo Lotto.
E’ ricca di bellissimi palazzi storici ed edifici religiosi e di scorci sull’infinito. Ci sono tante piccole botteghe artigiane, ospita diversi musei e un teatro.
Alza gli occhi e ammira i balconi fioriti, le poesie di Leopardi che fanno capolino all’improvviso da una finestra, piccoli giardini ben tenuti e perditi nella magia dell’infinito di questo luogo ricco di musica e poesia.
Scopriamo quindi cos’altro fare a Recanati in un giorno, una volta visti i luoghi leopardiani.


La Torre del borgo e il Museo di Recanati (MUREC)
Arrivato in piazza Giacomo Leopardi, vedrai il palazzo comunale e la Torre Civica del Borgo: un edificio a pianta quadrata alto 36 metri, edificato intorno al 1160, come simbolo di fusione di tre castelli che dominavano sul colle recanatese. Subì un importante restauro nel 1322 a seguito dell’incendio che danneggiò il contiguo palazzo dei Priori.
Internamente è suddivisa in quattro ambienti, collegati da una ripida rampa di scale che prendono la luce dalle finestre-feritoie. La torre è coronata da una merlatura ghibellina su beccatelli sporgenti che delimitano un terrazzo panoramico.
Sulla sommità di questa torre in passato nidificavano diversi volatili e fu d’ispirazione a Leopardi per i versi del “Il passero solitario”. Una volta arrivato fino in cima, le viste sulla città sono meravigliose!
Per ammirare Recanati dall’alto dovrai salire 153 scalini e un’ultima rampa un po’ strettina! La torre ospita al suo interno il MUREC, Museo di Recanati, che racconta la storia della città dalle origini fino al Novecento e dei suoi personaggi più illustri.



L’orologio della torre
Sin dal XIV secolo la torre civica aveva un orologio pubblico che mostrava l’ora “all’italiana” con un quadrante diviso in soli sei numeri. L’inizio del conteggio della giornata, con l’ora prima, coincideva con l’ora del tramonto variabile durante l’anno.
Anche la suoneria andava di sei in sei. Solo alla fine del settecento per volere di Napoleone, venne introdotta l’ora d’oltralpe o l’ora all’astronomica, con la divisione della giornata in due cicli di dodici ore. Il quadrante dell’orologio in pietra bianca, posto sul prospetto sud della torre, al di sopra del bassorilievo in bronzo raffigurante la Traslazione della Santa Casa, risale al 1562.
Il meccanismo della torre è stato costruito da Antonio Galli, membro della gloriosa stirpe di orologiai marchigiani che hanno ottenuto un grande successo tra la fine del settecento e la metà del novemecento.
Questa è una macchina divisa in tre “treni”: del tempo, della suoneria ad ore e quarti e della suoneria meridiana. I tre pesi che gli permettono di funzionare, scendevano lungo il pozzo della torre e erano ricaricati ogni giorno dal moderatore, incaricato della manutenzione dell’orologio.
Funzionò fino agli anni ’60 quando la ditta Adriano De Santis lo sostituì con un modello elettromeccanico all’avanguardia per l’epoca. Da dieci anni a questa parte l’orologio della torre è gestitivo da una centralina elettronica e quel pizzico di magia del passato è ormani solamente un ricrodo.
L’orologio pubblico era indisponsabile al tempo in cui non esistevano orologi da taschino o in pochi potevano permetterseli. Più che il quadrante era importante poterne udire il suono, magari anche dalle campagne, per capire lo scorrere del tempo.
Era fondamentale marcare alcuni importanti momenti lavorativi come l’alba e il tramonto e per questo venne introdotta una suoneria chiamata “meridiana”: tre serie di dieci coppie di colpi veloci alternati sulle due campane, intervallati da due pause per un totale di sessanta rintocchi.


Le campane della torre civica
Arrivato sulla cime della torre ti aspettano le grandi campane: ognuna con il suo nome ed il suo suono distintivo. Suonano tutte insieme solamente per le festività solenni.
- Il campanone: usato per le situazioni solenni. Pesa circa 2.200 Kg ed è l’ultima campana Pasqualini, perchè il fonditore morì durante la lavorazione. Al momento dell’istallazione venne erroneamente agganciata ad una sola maniglia e si ruppe, così la forarono per applicarvi una staffa.
- La mezzana o campana del consiglio: suonata a slancio con un telecomando dal vigile di turno per annunciare le sedute del consiglio comunale.
- La mezzanella o campana della scuola: suona automaticamente a slancio per due minuti nei giorni di scuola
- La piccola o campana dei caduti: è stata diffusa nel dopoguerra ed è dedicata ai caduti di tutte le guerre
Il Palazzo Comunale di Recanati con il suo bellissimo porticato custodisce la Sala degli Stemmi, l’Aula Magna che ospitò Giosuè Carducci, la Pinacoteca ricca opere stupende, come quelle di Lorenzo Lotto.



Simboli ed emblemi della torre civica di Recanati
La torre è bellissima vista lontano, offre viste incantevoli su Recanati dall’alto, ospita il Museo di Recanati e nasconde simboli ed emblemi.
Sul prospetto sud c’è un bassorilievo in bronzo che raffigura la Traslazione della Santa Casa opera di Pier Paolo Jacometti. Fu grazie al Pomarancio che ricevette i suoi primi incarichi come scultore. Anche il busto di bronzo del Carinale Antonio Maria Gallo, da collocare sulla facciata del palazzo comunale, è opera di Pier Paolo e del fratello Tarquinio.
Sul lato ovest c’è un bassorilievo in marmo bianco che raffigura il leone rampante con spada e corona, emblema della città e opera di Sansovino. Subito sotto un’epigrafe con i versi de “Le ricordanze” nei quali Giacomo Leopardi, fa riferimento alla Torre del Borgo.
Sempre su questo lato puoi vedere una formella da cui si possono ricavare le dimensioni dell’antico mattone della città: 33,5×14,5 centimetri.




Chiesa e convento dei frati Cappuccini di Montemorello
Fondarono il primo convento nel 1557 su una collina fuori da porta di Montemorello e l’anno dopo venne posata la prima pietra della chiesa dedicata a San Mauro Abate.
Nel 1615 iniziarono a costruire un nuovo convento dentro la città con una chiesa dedicata alla Madonna di Loreto. I frati cappuccini hanno sempre avuto rapporti con la famiglia Leopardi: infatti, era loro la prima Cappella laterale di destra, dove fu esposto il quadro della Madonna Consolatrice degli Afflitti, protettrice dei Conti Leopardi.
Venivano mensionate 30 celle, 2 infermerie con cappella, una libreria, una stanza per tenere i panni e un orto. Vi risiedevano 15 religiosi: 7 sacerdoti, 1 chierico e 7 laici.
La chiesa presenta una facciata a capanna, con una finestra termale, preceduta da un portico con cinque archi a tutto sesto e a sesto ribassato. L’interno a navata unica è coperta da una volta a botte con due cappelle per lato.
Secondo la Regola dell’Ordine è senza ornamenti. Nell’altare maggiore spicca il quadro della Madonna di Loreto dipinto da Girolamo Cialderi, mentre ai lati due tele del ‘700 raffiguranti Santa Chiara e Santa Margherita da Cortona. Nel secondo altare “La Madonna dell’Insalata” una tela attribuita al grande artista Caravaggio.
Sul piazzale di fronte alla chiesa fu eretta una stele in travertino, decorata con ceramiche di Arturo Politi e Rodolfo Ceccaroni.
Palazzo Venieri e la Cappella di Santa Ruffina
L’architetto Giuliano da Maiano fu incaricato di progettare Palazzo Venieri. I lavori iniziarono nel 1473, quando Anton Giacomo Venieri divenne cardinale. Alla sua morte e dopo secoli di abbandono, il palazzo fu acquistato dal conte Roberto Carradori.
I più importanti lavori di restauro avvennero nel 1838 in occasione delle nozze del conte Antonio Carradori con la principessa Laura Simonetti. I capitelli delle colonne recano gli stemmi delle famiglie che possedettero il palazzo.
Un arco a balcone si affaccia sulla costa adriatica e quando il cielo è limpido si possono vedere persino i monti della Dalmazia. Sopra di esso spicca un orologio con la scritta “Volat irreparabile tempus”. Furono ospiti di palazzo Venieri, sia Paolo III che Pio VII.
gogi il Palazzo è sede del Liceo Classico “Giacomo Leopardi” e di alcune Associazioni Culturali.
La cappella di Santa Ruffina, inserita nel piano nobile del palazzo, è stata edificata nei primi dell’800, dopo che il Conte Luigi Carradori ricevette in dono le spoglie della Santa, provenienti dalle catacombe di Santa Priscilla a Roma.
Le spoglie di Ruffina vengono collocate nella cappella nel 1811, nel corso di una grandiosa festa. Il corpo è rivestito di nobili vesti di seta e avorio, intessute d’oro e d’argento con la tecnica del “punto di pittura”. Si trova all’interno di un’urna in legno di colore purpureo, dipinta, dorata e foderata da un drappo di seta rossa. Vicino al cuscino c’è un’ampolla/reliquario contenente il sangue versato.

Teatro Persiani
La realizzazione del Teatro, fu promossa dal padre di Giacomo Leopardi e venne definito il “Goldoni delle Marche”. La sua realizzazione costò più di 13 mila scudi e i lavori partirono con parecchio ritardo, perchè non si era d’accordo su nulla, nemmeno sul sito dove collocarlo.
La scelta del luogo attuale e l’acquisto delle case circostanti, fu molto dispendioso e lasciò a Monaldo uno strascico di ottantatre capi di imputazione dai quali venne fuori sono dopo diversi anni. Quando il 7 gennaio 1840 il Teatro Nuovo fu aperto al pubblico la cittadinanza riconobbe a Monaldo il merito di essere stato il “Primo motore de le patrie scene”.
La sala disegnata dal Bandoni prevedeva la curva a ferro di cavallo e quattro ordini di palchi. Il boccascena è architravato e sorretto da binati di paraste decorate culminanti in coppie di mensoloni a modiglione.
Nel 1898, in occasione del primo Centenario della nascita di Giacomo Leopardi, il teatro fu dedicato al celebre violinista e compositore recanatese, Giuseppe Persiani. Per l’occasione, il maestro Pietro Mascagni, diresse un poema sinfonico e assistette allo spettacolo persino Giosuè Carducci. Anche il grande tenore recanatese Beniamino Gigli eseguì una serie di concerti al Teatro Persiani.
Negli anni post bellici il teatro fu utilizzato per spettacoli teatrali e cabaret, ma anche come cinema. Al momento il teatro non è apeto al pubblico e si può visitare solo durante gli eventi in programma.



Museo della Musica di Recanati
Accanto al Teatro, di recente apertura anche il Museo della Musica di Recanati, visitabile da venerdì a domenica: 10.00-13.00 e dalle 15.00-17.00.
Piccola, raccolto, davvero ben allestito e molto grazioso da visitare. E’ ricco di pannelli interattivi, filmati e guide che raccontano gli strumenti musicali, la città di Recanati e anche uno dei suoi più grandi benefattori Don Pigini, grande appassionato di musica.
Chitarre di ogni genere e tipo, tastiere, spiegazioni dettagliate su strumenti e storia per un viaggio alla scoperta dei segreti che danno vita alla musica.



Museo dedicato a Beniamino Gigli
Il Museo dedicato a Beniamino Gigli è ospitato all’interno del Teatro Persiani di Recanati. L’allestimento si deve alla donazione degli eredi del tenore, che hanno messo a disposizione costumi di scena, fotografie, lettere, documenti e cimeli.
Beniamino era l’ultimo di sei figli e sapendo bene cosa fosse la povertà fu sempre molto sensibile verso le persone più svantaggiate e fu un gran filantropo. Cantava spesso nelle piazze per chi non poteva permettersi di vederlo a teatro.
E’ un luogo imperdibile per chi vuole conoscere una delle figure più importanti della lirica internazionale. Gigli ha collaborato con importanti personaggi come: Mascagni, Puccini e Leoncavallo e la sua fama lo portò fino al Metropolitan di NY.
Ti racconto tutto sul museo a Beniamino Gigli in questo articolo dedicato.





La chiesa di Sant’Anna
Questa piccola chiesa, anticamente intitolata a Sant Angelo, prende l’attuale denominazione nel XVII secolo, dalla confraternita di Santa Maria di Loreto e San Giuseppe. L’altare delle chiesa nel 1613 venne inglobato in una cappella molto simile a quella della Santa Casa di Loreto com’era prima dell’incendio del 1921 e un’antichissima immagine della Madonna.
La piccola chiesa ha un unico altare e la cappella di Santa Maria di Loreto con una scultura lignea ancora oggi venerata. La statua riprende l’iconografia tipica della Madonna di Loreto realizzata da Giacomo Lombardi per la facciata della Basilica nel 1582 e alla piccola scultura dei fratelli Iacometti conservata nel Museo diocesano di Ancona.
La chiesa di Sant’Anna è piccolina ma veramente molto suggestiva e, in effetti, sembra contenere una riproduzione su scale della Santa casa di Maria.
La disposizione attuale degli altri, intitolati a Sant’Anna e del Crocefisso, e del bellissimo affresco del soffito si deve alle modifiche apportate nel XVIII e XIX secolo. Sempre in questo periodo è stata realizzata la facciata in stucco, modellata sull’ornamento marmoreo del sacello lauretano, per volere dei vescovi Pietro Leopardi e Tommaso Antici, che fecero raffigurare i loro stemmi nel fregio soprastante la scena dell’Annunciazione.
Un’altra importante ristrutturazione della chiesa risale al 1865, in seguito al crollo della volta della Cappella di Loreto del 2 dicembre 1864.
Le sue forme neogotiche, realizzate su progetto dell’architetto Eusebio Petetti, ospitano un dipinto del Cavalier Perugino, pittore noto anche con il nome di Gian Domenico Cerrini. Il dipinto, che risale al XVII secolo, è intitolato “Vergine con Bambino tra i Santi Gioacchino ed Anna”.
La porta di bronzo che puoi ammirare entrando è ricca di simbologie, un pò come le tre porte della Basilica della Santa casa di Loreto. Lo scultore Sesto Americo Luchetti ha creato una serie di formelle che ritraggono per esempio: i misteri del rosario, la nascita di Gesù, l’incoronazione della Madonna, l’annunciazione e molto altro.



La cattedrale di San Flaviano: il Duomo di Recanati
La cattedrale è dedicata a San Flaviano, uno dei Santi Patroni della città di Recanati che si festeggia il 24 novembre. Questo luogo sacro ha una lunga storia di costruzioni e cambiamenti, che iniziano nel XII secolo.
Papa Gregorio XII, rinuncia al pontificato nel 1415 e ritorna come Vescovo a Recanati, dove resterà fino alla sua morte che avverrà solo pochi anno più tardi. Le sue spoglie riposano all’interno della Cattedrale di San Flaviano.
Degni di nota sono la Cappella dei Santi, realizzata nel 1793 per accogliere le preziose reliquie portate da Gregorio e la Cappella del Santissimo Sacramento.
I tre sarcofagi tra la Chiesa e la Sacrestia contengono i resti di tre grandi vescovi di Recanati: Angelo Cino da Bevagna, Nicolò delle Aste e Papa Gregorio XII. Nella Cripta sono conservate le tombe del Vescovo Cossio e del Cardinale Antici.
La cattedrale di San Flaviano ha tre navate ed un meraviglioso soffitto ligneo a cassettoni al centro del quale spicca San Flaviano. Fu realizzato nel 1620 per volere del Cardinal Galamini ed è opera di diversi artisti di rilievo.
All’interno del Duomo di Recanati sono ospitate pregiate tele, come: il Martirio di Santa Paolina di Saverio Moretti e la Madonna con bambino e Santi Rocco e Filippo Neri di Giovanni Antonio Carosio e tanti altri.
Nel presbiterio c’è un altare Papale sormontato da un Baldacchino e un prezioso affresco, che raffigura San Vincenzo Ferrer di Lorenzo Lotto.
Vicino alla Cattedrale, il Vecchio Episcopio e le Carceri, che risalgono al XIV secolo e che oggi ospitano il Museo Diocesano ricco di opere di inestimabile valore dal punto di vista storico e artistico, attualmente chiuso per i danni del sisma.
Visita la nostra sezione Marche se stai organizzando un viaggio da queste parti. Trovi itinerari, borghi, curiosità, luoghi sacri e tanti spunti per arricchire la tua avventura

Il Museo Civico di Villa Colloredo Mels
Villa Colloredo Mels è un’imponente villa nobiliare che prende il nome di proprietari, la famiglia friulana Colloredo Mels, che ne entra in possesso nella metà del 1700.
Dal 1998 ospita il Museo Civico che si sviluppa su tre piani ed è suddiviso in sezioni:
- Leopardiana: tra gli oggetti in mostra la maschera funeraria di Leopardi, alcuni ritratti dei componenti della famiglia e una commovente lettera di Gicomo a suo padre.
- Medievale raccoglie opere comprese tra il XIII e il XV secolo.
- Rinascimentale: questa sezione custodisce quattro importanti opere di Lorenzo Lotto: il Polittico di San Domenico, l’affascinante Trasfigurazione, il San Giacomo Maggiore e l’Annunciazione. Opere di Vincenzo Pagani, autore della Traslazione della Santa Casa di Loreto; del Pomarancio e tanti altri artisti.
- Archeologica
- Storica: questa sezione espone la piantina di Helvia Recina, antica colonia romana da cui sembra derivare il nome della città Recinetum, Recanatum, Recanati. La Bolla Aurea dell’imperatore Federico II di Svevia, concessa alla città, per costruire un porto esente da dazi, Porto Recanati, che ha permesso lo sviluppo commerciale della città.
- Moderna: dedicata ad Rodolfo Ceccaroni che ha lasciato a Recanati una preziosa collezione di ceramiche
Il museo Civico di Recanati è aperto da martedì a domenica: 10.00-13.00 e 15.00-18.00


MEMA – Museo dell’Emigrazione Marchigiana
Le cantine di Villa Colloredo Mels ospitano il Museo dell’Emigrazione Marchigiana, inaugurato 2013. Si tratta di un Museo multimediale dedicato ai settecentomila marchigiani che tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, decisero di abbandonare la loro terra in cerca di fortuna.
Una parte del percorso è dedicata all’emigrazione femminile, che veniva percepita come pericolosa o addirittura nociva in alcuni casi. E’ un viaggio indietro nel tempo alla scoperta delle tradizioni che appartengono a tutti noi.
Circuito museale “Infinito Recanati”
Risparmia mentre visiti i luoghi imperdibili di Recanati con il biglietto unico (valido 7 giorni):
- Intero: 9,50 €
- Ridotto A: 8 € per gruppi di almeno 15 persone, possessori di tessera FAI, Touring Club Italiano e possessori di voucher strutture ricettive
- Ridotto B: 6 € per gruppi di oltre 15 persone
- Gratuito: Soci ICOM, ragazzi fino a 13 anni, giornalisti con regolare tesserino, guide turistiche abilitate Regione Marche, disabili e accompagnatore, residenti a Recanati
Tariffe biglietti singoli musei (validità 1 giorno):
- Villa Colloredo/Emigrazione Marchigiana: 7,50 €
- Torre del borgo: 5 €
- Museo della Musica /Beniamino Gigli: 5 €
NB. Il biglietto unico NON comprende casa Leopardi e qui i nostri amici pelosi non possono entrare. Il circuito museale di Recanti invece è Dog Friendly!
Infinito Experience: un percorso teatralizzato in compagnia di Giacomo Leopardi, che ti racconterà alcune tappe della sua vita! Sosta in Piazza Sabato del Villaggio, Parco del Colle dell’Infinito e tappa alla Chiesa di San Pietrino. Costo 8 euro, minimo 6 persone, animali ammessi.
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Cosa vedere vicino Recanati
Vicino Recanati puoi visitare tanti luoghi splendidi delle nostre belle Marche come:
- Loreto e la Basilica della Santa Casa
- Osimo
- Le grotte di Camerano e i misteri che vi si nascondono
- Le spiagge più belle del Conero per un tuffo dove il mare è più blu
- Porto Recanati e il borgo marinaro
- La Baia di Portonovo, pura poesia
- I borgi pittoreschi di Numana e Sirolo con le loro spiagge incantate
- Montelupone uno dei borghi più belli d’Italia nelle Marche
Come arrivare a Recanati e mappa del borgo di Leopardi
Da Nord o Sud Italia per arrivare a Recanati, prendi l’autostrada in direzione Ancona ed esci al casello di Loreto – Porto Recanati. All’uscita dell’autostrada, segui le indicazioni per Loreto e in seguito Recanati.
Una volta arrivato a Recanati puoi accedere al borgo da Via del Campo Sportivo, dove c’è un maxi parcheggio per lasciare l’auto e l’ascensore panoramico per arrivare fino in paese. Davanti a te Porta San Domenico e poi la piazza principale.
N.B. Tutte le foto sono di proprietà di Ale Carini e di Ivan Balducci ©2017-2023. Vietato ogni uso.