Oggi ti presento Nadia expat nel Jersay e autrice del blog Get in Globe. Diplomata in graphic designer, Nadia inizia a viaggiare presto da sola, curiosa di entrare in contatto con nuove culture tra Italia, Romania, Regno Unito, Cipro, Islanda. Scopriamo insieme com’è vivere nel Jearsy e la sua vita su questa piccola isola a due passi dal mare.
Tanti gli italiani nel mondo, conoscili meglio nella nostra rubrica “storie di vita on the road”. Trasferirsi all’estero, cambiare vita e consigli pratici di chi ha già fatto questo passo come Paola e la sua bella Varsavia.
Ciao Nadia raccontaci in breve chi sei, per farti conoscere dai nostri lettori
Ciao e grazie mille per questa opportunitá di raccontarmi. Mi chiamo Nadia e al momento faccio la Receptionist in un bellissimo Hotel a Jersey, un’isola inglese vicinissima alla Francia. É un lavoro che ho iniziato e scelto dopo un Master in Tourism Specialist a Roma, perché mi permette di viaggiare ed entrare ogni giorno in contatto con persone nuove.
Nel frattempo porto avanti il mio progetto, Get in Globe, in cui racconto storie di viaggi lenti e itinerari attraverso piccoli borghi e destinazioni naturalistiche.

Da che regione Italiana vieni?
Io vengo dalla provincia di Lecce, in Puglia.
Come andavano le cose in Italia prima di partire?
Ero rientrata da un’esperienza lavorativa di cinque mesi a Edimburgo, con la speranza che quest’ultima potesse avere un peso nella ricerca di un lavoro. In effetti ha contato, ma il problema riguardava la mentalitá delle persone e il sistema in generale.
Quando vivi per un certo periodo di tempo all’estero, inizi a guardare al tuo Paese con occhi diversi e ti rendi conto di quante cose assurdamente non vadano.
Cosa ti ha spinto a partire?
In questo caso a ri-partire. Fa male dirlo, ma la consapevolezza del tempo che avrei sprecato rimanendo in Puglia, continuando a sperare di trovare un’occupazione decente.
Come sei approdata in Jersey?
Sono arrivata a Jersey per puro caso. Stavo inviando Cv online per trovare un’occupazione come Receptionist nel Regno Unito e mi hanno offerto un posto di lavoro in un Hotel su questa splendida isola.
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
Sono partita sapendo di avere lavoro e anche un luogo in cui stare. L’Hotel infatti provvede vitto e alloggio. Ma questa non é stata la prima volta all’estero: lo scorso Settembre sono partita per Edimburgo, senza lavoro o precedenti esperienze nell’hospitality e in meno di 10 giorni ho trovato occupazione in un Hotel in centro.
Due anni fa ancora, grazie a dei gruppi Fb di ricerca di lavoro, sono stata contattata da un ristorante vicino Manchester, che non solo mi ha offerto l’accomodation gratuitamente ma mi ha anche aiutata nell’acquisto dei biglietti aerei (e il Manager é poi venuto a prendermi in aeroporto). In Italia non mi é mai capitato nulla del genere.
Come ti sei organizzata? Conoscevi qualcuno? Raccontaci il pre-partenza e come ti sei mossa appena arrivata.
Non conoscevo nessuno e non sapevo cosa aspettarmi da Jersey, un’isola di cui fino ad allora non avevo mai sentito parlare. Pur non trattandosi della prima partenza, ero piuttosto emozionata.
Credo che un po’ di ansia faccia parte del gioco, non ti abbandona mai peró col tempo impari a riconoscerla e a fidarti di te. Sai che nonostante le difficoltá iniziali, che sono normali, ce la farai.

Parlavi la lingua? Come hai fatto senza aiuti?
Sí, a questo giro posso dire che il mio inglese é abbastanza fluente. Voglio raccontarvi peró di quando decisi, ormai tre anni fa, di partire per fare un’esperienza come au-pair (una sorta di baby sitting) in Uk: il mio inglese era pessimo, a livello scolastico e i primi mesi furono veramente duri. Ma quando sei lí in qualche modo ti fai capire, anche a gesti inizialmente, e comprendi cosa gli altri vogliono dire.
Non ho seguito corsi, il modo migliore per imparare é semplicemente conversare, fare nuove amicizie, parlare e soprattutto cercare di non frequentare persone che parlano la tua stessa lingua. In questo modo sei costretto a buttarti e a provare.
Arriva un giorno, trascorsi due-tre mesi iniziali, che ti rendi conto della confidenza e spontaneitá con cui ti confronti con la nuova lingua, non del tutto senza difficoltá ma sicuramente con meno timori.
Un altro consiglio che posso dare è di informarsi su eventuali corsi gratuiti per stranieri, ne vengono organizzati spesso e sono anche un ottimo modo per fare nuove amicizie.
Cosa hai fatto nei primi mesi per integrarti?
La prima cosa che faccio sempre é continuare a praticare i miei hobby, come iscrivermi ad un corso, anche se sono da sola. Poi le amicizie si fanno successivamente, l’importante é non chiudersi per paura o timidezza.
Io ho scoperto che gli inglesi sono anche piú cortesi e socievoli di noi italiani, mi é capitato spesso di scambiare due chiacchiere alla fermata del bus.

Come hai cercato di far diventare una nuova nazione la tua casa? Raccontaci qualche piccolo gesto di ogni giorno, che ha costruito la tua vita
Sono tendenzialmente una persona molto curiosa, amo esplorare e mi trovo bene dovunque. Ovviamente la nostalgia di casa, soprattutto i primi mesi, é forte. Aiuta tanto continuare a prendersi cura di sé, non bloccarsi a causa della tristezza: quindi uscire per scoprire i luoghi nuovi, cosa c’é nei dintorni, quali sono i posti frequentati dai local, trovare i nostri nuovi luoghi preferiti, e soprattutto non perdere le proprie abitudini.
Io ad esempio quando sono in Italia adoro prendere un cappuccino al bar, e continuo a farlo spesso anche adesso. Amo frequentare serate di balli latini, perció mi sono informata e la scorsa settimana ho iniziato un corso di kizomba.
Sento sempre le mie amiche e ho appeso in camera qualcosa che mi faccia sentire vicino a loro e alla mia famiglia, come un biglietto o delle foto.
Hai avuto paura prima di partire? Non esserci e lasciare quello che ti era familiare è stata dura?
Sí, ero emozionata e impaziente di partire ma al tempo stesso in ansia perché non sapevo cosa avrei trovato, cosa mi avrebbero riservato i mesi a venire. C’é sempre la speranza di tornare per riuscire a costruire una vita nei luoghi del cuore, ma viaggiare ti mette in connessione con gli altri e ti aiuta a guardare il mondo e la tua vita da un’altra prospettiva.
É bellissimo perché sai dov’é casa e dove vorresti sempre tornare, ma al tempo stesso stai lasciando inconsapevolmente pezzi del tuo cuore in luoghi nuovi e stai costruendo legami che faranno parte di te per sempre, ovunque il futuro ti porti.
Cosa ti piace del luogo in cui vivi?
St. Helier, questa piccola cittá é affacciata sul mare perció, essendo io nata in Salento, non posso che amarla. Mi ricorda molto i miei luoghi e soprattutto un paesino in cui i nonni paterni trascorrevano l’estate.
C’è qualcosa che non riesci proprio a capire della cultura in cui vivi? Che stona per te?
Ci ho pensato e ripensato, ma non mi viene in mente nulla. Ogni cultura é diversa, la ricchezza sta nell’accoglierla e rispettarla.

Cosa fai adesso e quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Il mio sogno per il futuro é continuare a viaggiare e imparare una nuova lingua, trasformando inoltre il mio progetto in lavoro. In hotel, a contatto con gli ospiti, sto avendo la continua conferma di quanto il ruolo che piú mi appassioni sia consigliarli su dove andare, dove mangiare e cosa assolutamente vedere.
Mi piace visitare ogni angolo in prima persona, perció sono sempre preparata su ogni richiesta. E la soddisfazione sta poi quando gli ospiti tornano a raccontarmi cos’hanno fatto. Perció é a questo che punto: voglio continuare ad esplorare, soprattutto i paesini che in pochi considerano ma per me sono meravigliosi e pieni di sorprese, e costruire itinerari di viaggio personalizzati.
Un tuo suggerimento mirato a chi sta valutando l’idea di trasferirsi all’estero: cosa serve assolutamente per decidere di partire?
Il mio suggerimento é semplicemente di partire, qualsiasi sia il motivo che possa spingere a farlo. Per viaggiare non serve nient’altro che un biglietto e darsi la chance di accogliere ció che si incontrerá lungo la strada. Il viaggio e il tempo faranno il resto.
Torneresti mai in Italia?
Certo, tornerei in Italia anche domani, perché é casa mia ed é meravigliosa in tutto: la cultura, l’arte, il cibo. Ma ormai so che in un posto soltanto non riesco a stare, dopo pochi mesi ripartirei verso nuove destinazioni.
Ognuno ha la sua storia e nessuno può indossare le scarpe di un’altra persona e non possiamo giudicare le scelte altri! Non dimenticarlo.
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NB. Tutte le foto sono di Nadia
4 comments
Grazie Ale per l’intervista. ♡ Le tue domande sono state approfondite e interessanti, mi ha fatto piacere rispondere.
Grazie a te Nadia, ci ha fatto molto piacere averti ospite nel nostro blog! 🙂
Grazie per questo articolo, è da una vita che vorrei fare una vacanza a Jersay! Adesso finalmente “conosco” qualcuno che ci abita, può essere sempre utile <3
Nessuno meglio di Nadia, potrebbe darti dei suggerimenti utili su come organizzare il tuo viaggio 🙂