Cosa vedere a Satriano di Lucania, il borgo dei murales in provincia di Potenza, Basilicata. Se ami la street art, non resterai deluso da questo borgo dipinto, che emoziona vicolo dopo vicolo. Siamo stati molto fortunati, perchè abbiamo potuto visitarlo con quasi nessuno in giro e lo abbiamo avuto tutto per noi, per qualche ora.
Le origini di Satriano risalgono al medievo, ma oggi è famoso come la capitale dei Murales del Mezzogiorno. Il centro storico ospita più di 500 dipinti e ogni anno se ne aggiungono 5/10 nuovi tra luglio e agosto.
Arrivare qui è come entrare in un libro di fiabe. Si cammina con lo sguardo rivolto in alto per ammirare questo museo a cielo aperto, immenso e coloratissimo, che ha davvero molto da raccontare.
Satriano di Lucania fa a parte dei Borghi autentici d’Italia e dell’Associazione dei Comuni Virtuosi. E’ grazie al sindaco, Vincenzo Giuliano, che decisero di riqualificare il centro storico, distrutto da un terremoto nel 1980, per renderlo un luogo artistico.
Su invito del primo cittadino arrivò Constantin Udroiu, dissidente politico romeno e massimo esponente della pittura espressionistica bizantina contemporanea, in esilio in Italia. Udroiu realizzò il primo murale di Satriano in prossimità del centro storico: un Cristo seminatore in stile bizantino immerso nel contesto del panorama delle campagne satrianesi.
In seguito venne dipinto un nuovo murales sulla fontana centrale di Satriano che racconta, come tutti gli altri dipinti, la vita e la storia del borgo.



Cosa troverai in questo articolo
Cosa vedere a Satriano di Lucania
Il centro storico di Satriano di Lucania si trova a 653 metri sul livello del mare, all’interno del Parco Nazionale Appennino Lucano. Si sviluppa sulle pendici di tre rocce: il Castello, il Piesco e la Madonna della Rocca, che sovrastano le rive del fiume Melandro. Da qui il nome Pietrafesa o Pietrafixa, cioè pietra spaccata.
Il successo dei murales di Satriano ha dato il via a progetti simili in altri borghi vicini come: Sant’Angelo le Fratte e Savoia di Lucania. Magari puoi mettere in programma, una visita anche qui, se ti piace la street art.
Satriano è entrato a fare parte dei Borghi più belli d’Italia ed è famoso per il Lucania Folk Festival e il Carnevale Satrianese.
Scopriamo cosa vedere a Satriano di Lucania, perchè oltre ai murales ci sono diverse cose interessanti che ti aspettano da queste parti!
Se invece ti interessa solo la parte dell’articolo dedicata ai murales, usa la legenda qui sopra e salta direttamente alla sezione che vuoi leggere!




Anfiteatro Porticelle
Nel 2006 nasce l’anfiteatro di Satriano di Lucania, che al centro ospita una scacchiera a grandezza umana. Qui si tengono spesso spettacoli e concerti. L’anfiteatro sorge all’ombra del Castello, vicino al torrente Melandro e in lontananza si scorge la Torre di Satriano.
Sulle facciate delle mura degli edifici che lo circondano, puoi ammirare una serie di murales che raccontano la vita di Giovanni De Gregorio, il pittore nato a Pietrafesa, l’antica Satriano di Lucania; continua a leggere, te ne parlo nel dettaglio più avanti.
A celebrare l’artista, qui troviamo anche una scultura bronzea opera del maestro Luciano La Torre. Una volta arrivato all’anfiteatro, ti consiglio di scendere la scalinata che porta al percorso fluviale, per fare un tuffo dentro la natura, lontano da tutto.
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Il castello
Appartenuto alla famiglia Guarini del Duca di Poggiardo, il castello si trova su una delle tre rocce del paese. Proprio sulla rocca del castello nacque il primo nucleo storico di Pietrafesa.
Della struttura originaria rimane una porta, delimitata da un portale ad arco tondo, formato da blocchi di pietra scalpellata.
Un tempo, l’imponente struttura ospitava una piccola cappella, ormai distrutta. Sulle pareti della cappella si trovavano i testi della bolla del 1667, con cui il papa Clemente IX concedeva il permesso di poter celebrare la Santa Messa.
Il castello oggi ospita la biblioteca comunale, una videoteca e una sala congressi. Al primo piano c’è il Museo Multimediale “Il Palco dei Colori” dedicato a Giovanni De Gregorio.
La figura del più celebre pittore lucano del Seicento accompagna il visitatore lungo un percorso che conduce nella sala del video-ambiente. Qui si viene proiettati in una dimensione quasi onirica, in cui immagini, giochi di luci e musica si rincorrono in un flusso incessante.
Se stai organizzando il tuo viaggio in questa terra splendida, potrebbe interessarti anche cosa vedere in Basilicata: un itinerario di 7 giorni.



La Torre e l’Antica Satrianum
In località Torre di Satriano, si erge una torre normanna edificata nel XII secolo, insieme ai ruderi di un’antica basilica dedicata a Santo Stefano protomartire. Se ti affacci da una delle terrazze panoramiche del borgo, riuscirai a scorgere la sua sagoma in lontananza.
La collina di Satriano è uno dei luoghi simbolo della storia della Lucania antica, che va dall’età del ferro al Medioevo. Gli scavi hanno portato alla luce un’acropoli, varie necropoli, i resti di un’imponente fortificazione e un santuario dedicato a una divinità maschile guerriera, databile tra il IV e il III sec. a.C.
Molti dei reperti sono conservati nel Museo Archeologico di Satriano di Lucania.
Satrianum era una città fiorente, grazie alla sua posizione strategica e crocevia tra la costa tirrenica e il Golfo di Taranto.
Fu distrutta nel 330 a.C. da Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno e poi espugnata dai Romani. Ospitò una sede vescovile nell’878 e conserva le reliquie di San Laverio, ucciso durante le persecuzioni di Diocleziano.
Venne abbandonata nel XV secolo, durante il regno di Giovanna II di Napoli, quando gli abitanti si erano dispersi nei paesi vicini di Tito e Pietrafesa, che poi assunse il nome di Satriano.
Secondo la leggenda, la regina aveva ordinato di distruggere la città, perchè un nobile baronetto satrianese di cui si era innamorata, si era invaghito della sua bellissima dama di compagnia, Seal. La regina era conosciuta come “Giovanna la Pazza”.



Madonna della Rocca e la sua leggenda
Tra gli angoli più suggestivi di Satriano di Lucania c’è il Rione Santa Maria, noto come Madonna della Rocca.
L’area offre uno spettacolare punto panoramico e ospita la Chiesa dedicata alla Natività di Maria Santissima. La chiesa venne edificata sulla roccia per volere dei Cavallo, storica famiglia di Pietrafesa.
Nel 1814 una parte della roccia crollò, portando con sé anche una parte della chiesa. La statua della Madonna fu trovata miracolosamente intatta fra i resti distrutti.
La chiesa venne ricostruita e ospita ancora oggi la Madonna Miracolosa, festeggiata l’8 settembre di ogni anno.
Sulla sommità della roccia si trova una piccola campana, progettata da Leonardo Cavallo, che a suo dire è capace di prevenire e fermare le tempeste, secondo particolari leggi della fisica.
La credenza sul potere miracoloso di questa campana è rimasta viva nella tradizione, tanto che quando il tempo diventa minaccioso, i fedeli accorrono alla chiesa della Madonna della Rocca e fanno suonare la campana. Questo fa si che le nuvole svaniscano e la pioggia e le intemperie cessino di colpo.
La leggenda della campana e le altre vicende legate alla Chiesa e ai miracoli della Madonna sono raccontate attraverso le immagine dei murales, che abbelliscono le facciate degli edifici del Rione.




Palazzo Loreti
Palazzo Loreti è un antico palazzo appartenente a una ricca famiglia del Settecento. Ricostruito in seguito al terremoto del 1980, conserva lo stile architettonico dell’edificio originale del 1700.
L’edificio, costituito da un grande basamento in pietra, è formato da un ordine di finestre ad arco che danno luce alla scalinata di accesso al piano superiore, formando un passaggio coperto che porta all’ingresso dell’edificio.
Nella Palazzo è incorporata la torre a forma rotonda e un sottopasso ad arco che costituisce la “porta vecchia” al borgo antico. Dell’edificio originario resta il portale d’ingresso.
E’ un angolo colorato e vivace di Satriano, che apre le porte al vecchio centro storico, ricco di casette colorate dipinte, strette stradine e qualche zona verde. C’è un mondo da scoprire dietro i vicoli assopiti al sole di questo borgo lucano, che racchiudono mille storie.
La Basilicata è ricca di spledidi borghi tutti da scoprire come i bellissimi Castelmezzano e Pietrapertosa, arroccati sulle Dolomiti Lucane.


Piazza Abbamonte
La splendida Piazza Abbamonte venne costruita in seguito all’intervento di restauro dell’omonimo Palazzo del XVII secolo, appartenuto alla potente famiglia Abbamonte di Caggiano. Abbiamo trascorso molto tempo in questa piazza, perchè i murales che ospita sono davvero molti e uno più bello dell’altro.
Quest’area oggi ospita il Museo Archeologico e della Civiltà Contadina. Del vecchio Palazzo degli Abbamonte, restano in piedi la facciata principale, due barbacani in pietra, l’antico portale e le sue mura, l’arco e il pozzo in pietra interni nel cortile, due finestre e due putti.
La piazza è un tripudio di colori e di murales uno più bello dell’altro, che narrano una delle leggende più popolari di Satriano, quella del Moccio degli Abbamonte: un pupazzo con le sembianze di bambino, creato dalla farina impastata, malvagio e immortale.
Continua a leggere, ti racconto ogni dettaglio di questa storia popolare che terrorizza i bambini ancora oggi.






Chiesa di San Pietro Apostolo
Conosciuta anche come la Chiesa Madre di Satriano di Lucania, risale al XVI secolo e nasce per rispondere alle esigenze della popolazione di Pietrafesa, che era ormai arrivata ad ospitare quasi mille abitanti.
Parzialmente distrutta da un terremoto, venne ricostruita negli anni ’50 e conserva ancora l’antico campanile del XVII secolo, alto 37 metri, realizzato usando blocchi di pietra calcarea locale.
Le pareti sono in pietra lavorata del Melandro. L’interno a pianta unica conserva un mezzo busto in legno di San Rocco, alcune pale raffiguranti l’Addolorata e San Giovanni e una croce lignea. Esternamente si trova un mosaico raffigurante lo stemma del comune di Satriano.
Lo sapevi che San Rocco divenne patrono del paese per aver salvato il sindaco e altri cittadini di Pietrafesa dalla peste nel 1656?


Chiesa Madonna dell’Assunta
anticamente denominata Chiesa di Santa Maria Assunta di Costantinopoli, è la chiesa più antica del paese. Popolarmente è conosciuta come la Chiesa Vecchia, perchè è la prima Chiesa di Pietrafesa e la più remota della nuova Satriano.
Fu edificata per volere dalla potente famiglia dei Pietrafesa intorno al XII – XIII secolo ed è caratterizzata da una torre medievale a base quadrata. L’ingresso laterale è ancora quello originale.
Per molto tempo fu adibita a luogo di sepoltura e fu la sede della Confraternita dei Morti addetta al suffragio delle anime dei defunti. Ti ho parlato nell’articolo dedicato alla Chiesa dei morti di Urbania, di una cosa simile.
Le tele raffigurano la Madonna del Rosario, la Madonna delle Grazie e l’Immacolata. L’ingresso secondario conserva una colonna di marmo su cui è incisa la data AD. 1585 e uno scudo sul quale si leggono le lettere PF.
La colonna, l’incisione e lo stemma fanno probabilmente parte della tomba monumentale contenente un sarcofago. Si tratta della tomba di Francesco di Pietrafesa, “luogotenente delle terre di Tito e Sasso, che morì nell’anno del Signore 1300”.



I murales di Satriano di Lucania
Una delle cose da vedere a Satriano di Lucania sono decisamente i suoi bellissimi murales! Attraverso un lungo percorso ti guideranno alla scoperta del borgo e dei suoi paesaggi incantevoli. Quel pomeriggio di agosto, c’eravamo solo noi tra le vie del centro storico a gustare la magia di questi dipinti sotto il cielo.
I soggetti dei murales di Satriano sono vari, molto ricchi e bellissimi. Rappresentano i mestieri popolari, le credenze magiche del luogo, la devozione religiosa, cittadini illustri e vita rurale. I più antichi sono dedicati al pittore Giovanni de Gregorio detto il Pietrafesa, che nacque e visse qui tra la fine del 1500 e la metà del 1600.
In Piazza Umberto ci sono diversi murales dedicati alla biodiversità e all’archeologia; mentre in Piazza Satrianesi nel Mondo si trovano due opere stupende, che ricordano i sacrifici e la sofferenza dell’emigrazione.
Ci siamo fermati a lungo ad ammirare queste opere d’arte, che trasmettono forti emozioni, tanto da trasportarti con la mente altrove. Sono murales bellissimi, dai colori caldi e magnetici, che inviatano a fermarsi, riflettere e tuffarsi in quell’epoca passata.
Non tutti i murales di Satriano ci hanno colpiti allo stesso modo, ma tirando le somme posso dire di essere molto soddisfatta di aver inserito questa tappa nel nostro tour della Basilicata.
Questa piazza ha una terrazza panoramica, dalla quale puoi ammirare tutte le campagne circostanti e le tre rocce su cui è sorta Satrianum – Pietrafesa.

In Piazza Pietrafesa ci sono dei murales dedicati al peperoncino, che celebrano l’importanza di questa spezia nella cucina e nella cultura lucana. Il peperoncino è simbolo di fertilità, fortuna e forza. Non a caso Satriano di Lucania ospita l’Accademia del Peperoncino Lucano, lo sapevi?
Sono disegnati così bene, che viene voglia di dargli un morso per quanto sono vivaci, coloratissimi e accattivanti.
Altri murales disseminati per le vie del paese ritraggono leggende o storie popolari. Ci sono una serie di dipinti che raccontano la vita dei campi mentre altri riguardano le tradizioni religiose. Ci sono poi dei murales in Piazza Abbamonte, che raccontano la leggenda del Moccio, tratta dal libro di Zuroli.
Le due associazioni che hanno maggiormente contribuito alla realizzazione dei Murales sono ARPEC – Associazione Arte per comunicare e Arte Per La Valle.




La leggenda del Moccio degli Abbamonte
Questa leggenda racconta di un’antica famiglia potente, che non potendo avere figli, per garantire la propria discendenza, decise di modellare un Moccio con sembianze umane, impastato con farina e sangue, procurato dai loro salassi.
Il Moccio prese vita, con grande stupore dei genitori, ma ben presto si dimostrò dispettoso e incoscente. Con il passare degli anni il Moccio divenne sempre più cattivello, tanto che i genitori decisero di sbarazzarsene.
Lo rinchiusero in una stanza, ma riuscì a scappare, allora pensarono di abbandonarlo per il paese, ma il Moccio ritrovava sempre la strada di casa. I genitori disperati decisero di murarlo vivo nel Palazzo Abbamonte, ma nessuno sa dove.
La leggenda ci vuole insegnare che dall’avarizia e dallo sfruttamento non può nascere nulla di positivo. I bambini del paese hanno ancora paura quando gli raccontano questa storia sul fantoccio immortale e cattivo.




La vita del Pietrafesa
Questa serie di murales raccoglie i dipinti dedicati al pittore originario di Pietrafesa, Giovanni De Gregorio, vissuto a cavallo tra 1500 e 1600 e massimo esponente del manierismo lucano.
Il percorso parte dal Municipio e prosegue lungo Via Porticelle e l’omonimo anfiteatro. Racconta i momenti più significativi della vita del Pietrafesano: dalla nascita, fino ai momenti spensierati dell’infanzia e della giovinezza.
Gli altri murales raccontano i primi tentativi pittorici, il matrimonio e la formazione presso la bottega del Maestro Santafede e la decisione di dedicarsi alla pittura rappresentata.
Lasciando l’anfiteatro e salendo da Via Palazzo, verso la Chiesa Vecchia, il percorso si dirama verso Via Castello e Via S. Eustachio. Qui troviamo il Pietrafesa intento nella realizzazione delle sue opere più conosciute tra cui la bellissima “Pietà” custodita nella Chiesa di San Francesco a Potenza.




Murales su leggende e tradizioni
Questa serie rappresenta il nucleo originario dei murales di Satriano di Lucania e comprende anche i primi dipinti realizzati tra gli anni ’80 e ’90 nel centro storico. Sono dedicati alle vicende storiche del paese, ai miti, agli usi e costumi di questa cittadina lucana.
Nel tratto che va dall’arco del Palazzo Municipale fino all’anfiteatro Porticelle, si trovano alcuni dei murales più rappresentativi di Satriano, che raccontano le origini del paese e della Basilicata, come quello sulla leggenda della distruzione di Satrianum e la nascita di Pietrafesa.
Tra questi murales spicca la serie dedicata a “Miti e Credenze” che comprende alcuni dei più antichi e rinomati come: Il Basilico, L’amore al di là della vita e la lucertola a due code: un portafortuna.
La serie “Terra e mani” narra la vita spesso difficile di una comunità di contadini; “Usi e Tradizioni” raffigura le maschere, i costumi e le feste tipiche del borgo.
La serie “Cultura locale” è dedicata ai momenti di vita quotidiana ed è caratterizzata dal forte realismo della rappresentazione. “I colori della Valle del Melandro” si sviluppa lungo Corso Trieste.
Ps. Questa serie di murlas si trovano vicino alla Chiesa vecchia, in Via Roma, Via Piazzile, Via San Rocco, Corso Trieste, Piazza Umberto I, Piazza Abbamonte e nei pressi della Chiesa Madre.



Murales sugli antichi mestieri
I murales che compongono questa serie richiamano i quattro elementi e i vecchi mestieri ad essi legati:
- il mugnaio che adopera la forza dell’acqua
- un forgiaro che utilizza il fuoco
- il carbonaio che sfrutta le risorse della terra
- il banditore che espande nell’aria le sue parole
A questi si aggiungono poi: il calderaio, un maniscalco, l’impagliatore e le ricamatrici. Sono ripresi al lavoro e in alcuni casi sono dipinti proprio dove anticamente si trovavano le loro botteghe.
Puoi vedere questi murales percorrendo: Via De Gregorio, Piazza Plebiscito e Via Plebiscito



Satriano sacra
La serie di murales dedicata alla fede e alla religione, è concentrata sui muri delle case che circondano la Chiesa Madre.
Disegnano un vero e proprio percorso della fede, che accompagna il cristiano di fronte all’ingresso della Chiesa e lo sprona alla preghiera, ancora prima di recarsi nel luogo sacro.
I murales raffigurano passi dei salmi dell’Antico e del Nuovo Testamento; momenti salienti della vita di Cristo e della Madonna e illustri personaggi religiosi, legati a Satriano come i Vescovi Anzani e Caramuel.
Puoi ammirarli percorrendo Via Piesco, Via San Rocco e Corso Trieste



Murales de U Rumita
Il Rumita è un uomo che vive in povertà nel bosco, in simbiosi con la natura. E’ di buon auspicio quando, anticipando la primavera, scende nel villaggio più vicino per chiedere l’elemosina, stabilendo così dei contatti umani.
Satriano di Lucania ha mantenuto viva questa tradizione e ogni domenica che precede il martedì grasso, mette i scena la visita del rumita. Nascosto di fogliame d’edera, senza parlare, chiede la carità. Bussa stusciando con i rami di pungitopo legati al suo bastone, quasi con fare insistente.
Sono 7 i murales che raccontano la tradizione e l’evoluzione del Rumita, figura simbolo di Satriano di Lucania.
Il primo murales dedicato all’uomo albero, interamente ricoperto di edera, si trova all”ingresso del paese, in Corso Trieste. Il viaggiatore viene accompagnato in un percorso per immagini lungo la formazione e l’evoluzione di questa enigmatica figura.
Una nuova interpretazione trasforma la tradizione e da presenza solitaria e silenziosa, il Rumita diventa il nodo di un rituale collettivo con la nascita della “Foresta che Cammina” il nuovo carnevale di Satriano, ispirato agli “Alberi”

Cosa vedere a Satriano di Lucania: il carnevale
le maschere del Carnevale della tradizione lucana, sono ricche di simbolismi. L’eremita, l’orso e la quaresima, rappresentano la disparità delle condizioni sociali, che si denotano non solo nell’abbigliamento, ma anche nei comportamenti.
Queste maschere vanno in giro per il paese a chiedere doni e regali alle gente per tutto il periodo del Carnevale.
L’orso usa intimidire il passante con le proprie campane, l’eremita punzecchia con il suo bastone, mentre la quaresima passeggia indisturbata con una culla sulla chioma, che rappresenta il carnevale ormai finito.
Si può partecipare trasformandosi per un giorno in un Rumita o in un abitante del bosco: folletto, fungo, foglia, lupo e così via, senza limiti alla fantasia.

Dove dormire a Satraino di Lucania
Lo sapevi che a Satriano di Lucania puoi dormire in una bolla? Questo posto pazzesco si chiama atmosfera bubble glamping e si trova in Contrada Le Piane a Satriano di Lucania! Il costo si aggira intorno a 200 euro a notte.
Purtroppo lo abbiamo scoperto tardi e avevamo già prenotato il nostro alloggio, altrimenti sarebbe stata un’esperienza che avremmo fatto davvero molto volentieri! Lo proveremo la prossimo volta che torneremo in Basilicata, perchè è una terra che ha saputo stupirci e farci innamorare.
Papaya è stata accolta benissimo e ci hanno fatti sentire i ben venuti in ogni posto che abbiamo visitato: musei, ristornanti, hotel, tutto insomma!
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N.B. Tutte le foto sono di proprietà di Ale Carini e di Ivan Balducci ©2017-2023. Vietato ogni uso.
tra le fonti consultate: comune satriano