Cosa vedere a Castelmezzano, un borgo che sorge nel cuore delle Dolomiti Lucane, in provincia di Potenza, in Basilicata.
Castelmezzano è di una struggente bellezza e dopo un solo sguardo, ti resta impresso negli occhi e nel cuore. Fiori colorati, profumo di cibo che si espande per le strade, dalle porte aperte di qualche locanda, casette aggrappate alla roccia, vicoli stretti e ripidi e natura a perdita d’occhio, ti accoglieranno con un caldo abbraccio.
Di giorno quando è baciato dal sole, risplende in tutta la sua bellezza, ma di notte quando è illuminato, sembra un presepe che prende vita e regala incredibili giochi di luce e forti emozioni.
Il borgo medievale di Castelmezzano, che dall’alto guarda la sua gemella Pietrapertosa, fu fondato nel X secolo da un popolo in fuga. Secondo la leggenda, Paolino è il mitico fondatore di Castelmezzano. Questo semplice pastore, abitante di Maudoro, scoprì tra i pascoli un luogo nascosto, protetto da rocce e ricco di sorgenti d’acqua.
Si trasferì qui con il suo gregge, abitando una grotta a mezza costa dell’arm Gervasio. Ben presto altri pastori e abitanti di Maudoro fecero altrettanto, per proteggersi dalle incursioni dei Saraceni e dagli eserciti in guerra tra loro. Fu così che nel X secolo dopo Cristo, sorse il nucleo del nuovo paese.
In seguito anche un monaco bizantino, Gervasio, si trasferì qui, costruendo una piccola cappella. Pare che il nome della vetta appuntita che sovrasta Castelmezzano, derivi proprio da lui.
L’arrivo in paese è decisamente scenografico, perchè compare improvvisamente adagiato alla parete rocciosa, fuori da una galleria scavata nella roccia. Non dimenticherai questa cartolina sotto i cieli della Lucania!



Cosa vedere a Castelmezzano
Castelmezzano mi ha rubato il cuore ed è uno dei ricordi più vividi e belli che ho del nostro viaggio alla scoperta della Basilicata. E’ uno dei borghi più belli d’Italia e anche un borgo bandera arancione e non fatico a capirne il perchè.
Dentro questa cartolina incastonata tra le Dolomiti Lucane, vivono meno di 700 anime, ma è un borgo vivace, colorato, pieno di vita e la sua atmosfera è senza dubbio frizzante.
Castelmezzano è un borgo medievale caratterizzato da case in pietra arenaria, incastonate nella conca rocciosa. Le scale ripide e faticose si arrampicano su per il centro storico, conducendo a un passo dalle vette scolpite dagli strani nomi delle Dolomiti Lucane: Aquila reale, Civetta, Grande Madre, Incudine e Bocca del Leone.
All’inizio del IX secolo gli Arabi si rifugiarono qui e capirono quanto la natura potesse essere una risorsa, una difesa e persino un simbolo.
Come a Pietraperstosa, uomo e natura qui vivono in un’armonia perfetta, nel pieno rispetto reciproco e la roccia è il tema prevalente che permea ogni cosa. Molti arrivano fin qui per fare trekking o per provare l’ebbrezza di volare sopra le Dolomiti Lucane. Hai mai sentito parlare del volo dell’angelo?

I resti del Castello Svevo – Normanno
Tra le cose da vedere a Castelmezzano ci sono sicuramente i resti del fortilizio Normanno-Svevo, con la sua gradinata stretta e ripida scavata nella roccia, che porta nel punto più alto, dove la vedetta della guarnigione militare sorvegliava la sottostante valle del Basento. Salire quei gradini è un’esperienza incredibile!
Del castello sono ancora visibili i resti delle mura e una cisterna per la raccolta delle acque, oltre alla gradinata scavata nella roccia, che portava al punto più alto, da dove si poteva sorvegliare tutta la vallata. Per arrivarci dovrai fare una bella scarpinata, salendo verso l’alto: indossa un paio di scarpe comode, un bel cappello e non dimenticare di portare con te un pò d’acqua.
Non è troppo faticoso, ma se hai un passeggino o sei con un bimbo piccolo, devi partire preparato all’idea di affrontare una bella salita sotto il sole cocente della Lucania.


Gli edifici nobiliari – Cosa vedere a Castelmezzano
Il centro storico di Castelmezzano è un susseguirsi di piccole viuzze, palazzi nobiliari, chiesette, panorami mozzafiato e piccoli locali. Qui tutto sembra una bomboniera e per le strade si respira un’aria di festa e di leggerezza.
Vuoi mangiare qualcosa prima di immergerti per le stradine in esplorazione del borgo? Allora il nosrto consiglio è di prenotare una volta arrivato o di farlo addirittura prima. Se viene qui durante la stagione estiva, troverai parecchi turisti interessati a fare trekking, al percorso delle sette pietre o che non vedono l’ora di lanciarsi nel vuoto con il volo dell’angelo.
I locali non sono tantissimi e sono anche piccolini, perciò se non vuoi restare a bocca asciutta e vuoi scegliere, prenota!
Se stai organizzando il tuo viaggio in questa terra splendida, potrebbe interessarti anche cosa vedere in Basilicata: un itinerario di 7 giorni.

Palazzo Ducale o De Lama
Castelmezzano è pieno di antichi Palazzi nobiliari come Palazzo De Lama, risalente alla seconda metà del XVI secolo. Si compone di tre livelli e al piano terra, un maestoso ingresso conduce in un vestibolo voltato a crociera. Tutto il complesso ha l’aria disordinata e labirintica, frutto di variazioni e innesti architettonici realizzati nel corso dei secoli.
Il palazzo rappresenta da sempre il centro del potere feudale. Le terre di Castelmezzano vennero elette a feudo durante il periodo normanno e la baronia dipendeva dalla più ampia corte di Tricarico. Il primo feudatario di cui resta traccia è il barone Tommaso da Castromediano, che sul finire del mille, partecipò alla prima crociata, inviando due cavalieri del feudo in Terra Santa.
Il feudo sostenne il re Manfredi e poi Corradino di Svevia nella guerra contro gli Angiò. Nella seconda metà del XIII secolo Castelmezzano passò in mano a diversi personaggi, favoriti dai nuovi sovrani francesi e dalla potente famiglia dei Sanseverino, alleata degli Angioini. Il periodo della guerra con gli Aragonesi (1438-42) fu molto tormentato per il feudo.
Ha già visto le nostre storie in evidenza su Instagram? Ti aspettaimo anche lì per stare un pò insieme ogni giorno.

Palazzo Coiro
si trova alle spalle della Chiesa Madre e risale alla fine del XVIII secolo. Realizzato su pianta irregolare, si sviluppa su quattro livelli con andamento discontinuo. Presenta un interessante prospetto principale, con un sobrio portale e una serie di balconi in ferro battuto.
All’interno c’è un interessante ingresso voltato a crociera e una scala a tre rampe, che conduce al primo piano. Tra le stanze, è ancora riconoscibile una cappella gentilizia. In questo palazzo Vincenza Volini Benvenuti, accolse il generale Borjes, salvando Castelmezzano dal saccheggio dei briganti borbonici da lui capitanati, che già avevano messo a ferro e fuoco Trivigno.
In questa occasione riuscì persino a farsi restituire il tesoro di San Rocco, che era stato trafugato dalla Chiesa Madre.
Percorrere gli stretti vicoli di Castelmezzano è come fare un tuffo nel passato. Ogni roccia, scorcio ed edificio hanno qualcosa da raccontare e tutto intorno il paesaggio che ti circonda è incantevole.



Palazzo Parrella e Paternò
Edificato tra il XVII e il XIX secolo, Palazzo dei Parrella fu costruito per volere di una delle famiglie più abbienti dell’epoca a cui è dedicata anche la via di accesso alla valle sottostante. Pur avendo un impianto irregolare, l’edificio mantiene intatti i caratteri strutturali delle costruzioni gentilizie di quel periodo.
Al sobrio portale d’ingresso, che si affaccia su via Vittorio Emanuele, si contrappone la smisurata facciata rivolta verso la valle; in particolare per le dimensioni dell’arco poggiante sulla roccia.
Palazzo Paternò venne edificato negli anni ’20 dalla ricca famiglia da cui prende il nome. Oltre alla dimensione del grande portale ad arco sono da ammirare la scalinata d’accesso, con i grandi vasi di fiori in cemento scolpito, l’ampia terrazza e il piccolo giardino.
Fu la dimora del Podestà Paternò che dal 1922 al 1940 amministrò Castelmezzano, realizzando molte opere pubbliche, tra cui l’acquedotto.



Palazzo Campagna
Sapevi che uno dei più famosi costruttori di grattacieli di New York è nato a Castelmezzano? Costruirono Palazzo Campagna nel 1925 per volontà dell’avvocato Antonio Campagna.
Il Conte Antonio Campagna, nato il 31 dicembre del 1884, fu uno dei più importanti costruttori di grattacieli di New York negli primi anni del ‘900. Emigrò in America nel 1906 e nel giro di pochi anni s’impose come geniale direttore dei lavori edili, prima nell’impresa del cognato Giuseppe Paternò e poi in proprio.
Costruì il primo grattacielo di nove piani, battezzato “Lucania” e grazie a questo progetto divenne uno degli uomini più ricchi d’America, dove morì nel 1969.
Il borgo di Castelmezzano è ricco di storie, personaggi particolari, strane leggende e se sei curioso non ti annoierai di certo da queste parti.



Palazzo Trivigno
Michele Trivigno ricoprì diverse cariche amministrative. Il fratello, Don Carlo Antonio Trivigno, fu un attivista politico e conobbe persino Giuseppe Mazzini. Per motivi politici e per aiutare la sua famiglia, entrò a far parte del Capitolo della Chiesa di Santa Maria dell’Olmo e si distinse subito per i suoi atti di carità verso i bisognosi.
Nella sua casa in rione San Marco, si riunivano segretamente i liberali del paese. Nel 1860, prima dell’arrivo di Garibaldi, issarono la bandiera tricolore sul campanile della Cappella dell’Annunziata, nel punto più alto del paese e la sara proclamarono un governo liberale.
Una cosa però voglio dirla: Papaya è stata accolta benissimo in Basilicata! Tutti sono stati carinissimi con lei, l’hanno coccolata, le hanno regalato dei biscottini per cani, c’era sempre una ciotola d’acqua a disposizione e nessuna struttura ci ha mia fatto problemi, anzi! Ristoranti, alberghi, bar, musei l’hanno veramente fatta sentire a casa e a noi con lei.

Ponte Nepalese
Il ponte Nepalese collega le Vie Ferrate Salemm e Marcirosa (Castelmezzano – Pietrapertosa) e si raggiunge passando dall’Antro delle Streghe, il pianoro che costeggia il torrente Caperrino, centro del percorso delle 7 pietre.
Il Ponte Nepalese delle Dolomiti Lucane è lungo 72 metri e si trova a 650 metri sul livello del mare. Se sei in cerca di emozioni adrenaliniche, potrebbe essere una tappa da non perdere durante il tuo viaggio in Basilicata.
L’altezza massima da terra è di 35 metri e può essere percorso da un massimo di 15 persone contemporaneamente. Va percorso in sicurezza: agganciati alla vita con un apposito kit da ferrata che puoi noleggiare presso le Biglietterie del Volo dell’Angelo.
Se ami questo genere di esperienze, sappi che in Basilicata c’è anche un ponte Tibetano detto “Ponte alla Luna“, che per l’esattezza si trova a Sasso di Castalda. Il ponte ha una campata unica di 300 metri, sospeso nel vuoto a 120 metri di altezza! Mi ha fatto tornare in mente il Carrick a rede rope bridge, che ho attraversato in Irlanda del Nord, con un pizzico di paura e tanta adrenalina in corpo!
A Matera invece trovi il ponte Tibetano della Gravina, che collega il cuore dei Sassi al parco della Murgia Materana, ricco di chiese rupestri. E’ percorribile solo su prenotazione, ma l’accesso è gratuito. Aperto tutti giorni dell’anno 9/11 e 17.30/19; tu lo faresti?


La Chiesa di Santa Maria dell’Olmo
La Chiesa Madre di Santa Maria dell’Olmo, probabilmente risale al XIII secolo e nel corso degli anni ha subito tante trasformazioni. E’ in pietra locale e si trova in piazza Caizzo, un tempo nota come piazza dell’Olmo. L’esterno è scandito da quattro colonne e un architrave decorato da fiori, leoni e aquile a due teste.
Fino alla metà del 1800 era ad una sola navata con quattro piccole cappelle laterali. L’altare centrale era sovrastato dalla pregevole pala lignea in stile Barocco, detta della Madonna della Stella, che ora si trova all’entrata. Contiene un’icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino, racchiusa in una cornice in pietra dove sono scolpite delle parole in latino: “qui è Maria della Stella Mattutina”.
La chiesa Madre di Castelmezzano ospita diverse opere interessanti, tra cui: la statua lignea di Santa Maria dell’Olmo, tre pale d’altare del XVII secolo (del Purgatorio, della Sacro Cuore e della Madonna dell’Addolorata) e l’altare di San Rocco.
La più antica campana della chiesa risale al 1666 ed è intitolata alla Sacra Famiglia, la seconda all’Immacolata Concezione e la terza a Santa Maria dell’Olmo.



L’affresco di San Rocco
Dopo il terremoto del 1857, ampliarono e modificarono la Chiesa Madre. Oggi, al centro della Chiesa c’è una nicchia che ospita l’affresco di San Rocco, che divenne protettore del paese, perchè fermò gli invasori francesi che risparmiarono il borgo e i suoi abitanti.
Portano la sua statua in processione per le vie del paese il 19 Agosto di ogni anno, insieme alle statue di Sant’Antonio e San Vito. La processione di Sant’Rucchicchio, si svolge invece la notte precedente.
In quest’occasione portano in processione durante la notte, una statua più piccola di San Rocco, insieme a una guglia. Questa è la festa dei contadini e dei pastori che per lavoro, non partecipano alla processione fatta durante il giorno seguente.
Da notare all’interno della Chiesa c’è anche questo elaborato, realizzato con i semi di questa terra: avena, coriandolo, cotone, erba medica, Favino, grano, mais, riso, polvere di caffè, segatura e veccia, con cui si vuole sottolineare l’essere pellegrini in questo mondo.
“Speriamo che San Rocco ci fortifichi e ci preservi dalle avversità, illuminandoci ad essere ligi e rispettosi delle regole, perchè chiamati all’Amore gli uni degli Altri, quali custodi e testimoni della devozione ricevuta e trasmessa“.




La Croce Patente dei Templari
si trova sull’architrave della piccola cappella annessa alla Commenda templare di Castrum Medianum, dedicata alla “Stella mattutina” o Madonna della Stella. La Croce a otto punte, compare nella sua configurazione inscritta e circoscritta in due cerchi.
Ricomparsa dopo i lavori di restauro della Chiesa di Santa Maria dell’Olmo, la croce testimonia, insieme allo stemma araldico del comune di Castelmezzano (un cavallo con due cavalieri, un ramo d’oro e uno di quercia) l’evidente presenza dei Cavalieri Templari, che si insediarono tra le Dolomiti Lucane, per sviluppare lungo la strada della “Stella”, uno dei loro “hospitium” riservato all’ospitalità e alla cura di cavalieri e pellegrini in viaggio verso Gerusalemme.
La croce presenta otto punte ed è chiamata anche Croce delle Otto Beatitudini o Croce Patente, in quanto forma quattro triangoli isosceli, in opposizione al vertice.
Sulla stessa facciata compare anche la rosa pentalobata, altro simbolo dei templari, che sottolinea il rapporto dell’Ordine cavalleresco con la Vergine Maria, simboleggiata dalla rosa mistica.
Se sei un appassionato delle storie sui templari, leggi anche l’articolo che abbiamo dedicato alle Grotte di Camerano nelle Marche.

La Cappella del Santo Sepolcro
è una delle più antiche chiese di Castelmezzano e si chiama così dal 1544 perchè vi seppellivano i defunti e forse, anche perché qui si svolgevano le funzioni del venerdì Santo. A giudicare dalla struttura architettonica interna, il monumento probabilmente è di origini bizantine, per via dello spazio sacro diviso da un arco in due parti uguali, che formano la zona inviolabile della Iconostasi e l’area dell’assemblea dei fedeli.
La cappella risale al XI secolo e presenta tracce di culture orientali portate in Occidente durante la Prima Crociata, riconoscibili anche nello stemma di Castelmezzano che riproduce quello dei Cavalieri del Tempio. Altri ritengono invece, che risalga al periodo in cui sorse il primo insediamento del paese.
Tra il 1895 e il 1896, l’arciprete don Michele Arcangelo Volini fece costruire il primo nucleo dell’attuale cimitero comunale. La terrazza dietro la cappella copriva la fossa comune usata per seppellire i morti. Anche il terreno della Cappella del Santissimo Rosario, ormai scomparsa, aveva questa funzione, ma ospitava solo i corpi dei nobili e dei religiosi.
La chiesa del Santo Sepolcro custodisce la statua lignea della “Madonna dell’Ascensione” (XIV secolo), sulla quale aleggia una leggenda suggestiva. Due pescatori ritrovarono una statua della Madonna in riva al mare che disse loro “portatemi al mio posto, vi indicherò io la strada“.
Quando i due marinai arrivarono a Castelmezzano, la statua si appesantì tanto da non poter essere più spostata, tanto che dovettero posarla a terra. La Madonna disse allora “in questo luogo dovete costruire una chiesa” e così edificarono la Cappella dell’ascensione. In seguito si verificò un nuovo miracolo: la statua si arricchì di due marinaretti in preghiera, rassomiglianti ai due pescatori.
Dal nome della statua deriva “La festa della Madonna dell’Ascensione”, evento che si svolge annualmente la domenica dell’Ascensione di Nostro Signore.



La festa della Madonna dell’Ascensione
Questa festa si svolge ogni anno l’ultima domenica di Maggio ed è organizzata dalla famiglia Santoro da più generazioni; sai perchè? Il Vecchio Michele Santoro, detto Cippone, era confidente sia della Guardia Nazionale che dei fuorilegge.
Quando questi ultimi scoprirono il suo doppio gioco, una sera si presentarono a casa sua: la madre, seduta accanto al fuoco, sentì bussare e capendo la situazione fece nascondere suo figlio dietro la sua larga veste e aprì la porta.
I fuorilegge cercavano Michele per fargliela pagare, ma la madre disse che non era in casa e di cercarlo altrove. I due iniziarono a frugare in casa e la Madre fece una preghiera alla Madonna dell’Ascensione.
Promise che se il figlio si fosse salvato, la sua discendenza si sarebbe impegnata a festeggiarla, tanto che ancora oggi i suoi pronipoti, si impegnano per organizzare questa festa. (Fonte: Viccaro “Tra le Dolomiti Lucana, Castelmezzano, Edizioni Epido, Villa d’Agri).




Dove mangiare a Castelmezzano
Uno dei posticini con viste mozzafiato sulle Dolomiti Lucane, dove gustare qualcosa, si trova all’interno del luogo che un tempo ospitava il mago della Lucania. Giuseppe Cavello, detto “Ferramosca” nacque a Castelmezzano nel 1876 e fu un personaggio controverso “amico della povera gente” ma anche donnaiolo e imbroglione.
“Zio Giuseppe” fu uno dei maghi contadini più famosi della Basilicata e, per anni, fu l’indiscusso dominatore della vita magica e soprannaturale di Castelmezzano e di tutti i paesi del circondario.
Non si conosce molto della sua vita, tranne che già in veneranda età, rimase per decenni in un casolare isolato, sotto le pareti rocciose che si affacciano sul Basento, non lontano dal Ponte della Vecchia. Qui esercitava la sua arte di occultista e traumaturgo ed era così conosciuto come masciaro, che i suoi clienti arrivavano qui da ogni regione.
Un altro localino che abbiamo adocchiato si chiama Peperusko, dal nome del Peperone crusco, una delle prelibatezze da assaggiare assolutamente in questa zona.
Se stai organizzando il tuo viaggio in questa terra splendida, potrebbe interessarti anche cosa vedere in Basilicata: un itinerario di 7 giorni.

Le crostole
le crostole sono un dolce tipico locale fatto con farina, uova, zucchero, olio e miele. Durante le nozze, la preparazione di questo dolce diventa un’occasione per coinvolgere tutto il paese.
Parenti e amici portano a casa degli sposi gli ingredienti. Due settimane prima del matrimonio la famiglia delle sposo con le amiche di famiglia, preparano questo dolce. Rompono centinaia di uova, aggiungono la farina e usano il mattarello sui tumpagni, fino ad ottenere una sfoglia sottile.
In seguito ritagliano la sfoglie per ottenere lingue di pasta che pizzicano con la punta del pollice e indice. La lingua di pasta avvolta in se stessa è poi fritta nell’olio di oliva ben caldo.
La crostol, viene poi guarnita con miele, spalmato con un rametto di origano fresco. Il dolce verrà donato alla ragazze nubili, amiche della sposa e ai parenti della famiglia di lei.
Sette giorni prima delle nozze, qualcosa di analogo farà la famiglia della sposa e alla fine le ragazze nubili doneranno il dolce agli invitati di lui.

Accenni alla storia di Castelmezzano
Le origini di questo borgo risalgono a quando i Greci colonizzarono la valle del Basento tra il V e il VI secolo avanti Cristo che portò alla fondazione di un centro urbano chiamato Maudoro, ovvero “mondo d’oro”. Nel X secolo, a causa delle invasioni saracene, gli abitanti si trasferirono in quello che oggi conosciamo come Castelmezzano.
Fu occupato dai longobardi e in seguito dai Normanni, che costruirono un castello chiamato “Castrum Medianum”, che sta per “castello di mezzo”. Fu chiamato così perché costruito tra i castelli di Pietrapertosa e Albano, da cui deriva il nome originale della città.
Castelmezzano, dominato anche dagli Angioini, conobbe periodi difficili e nel 1310, venne acquisito dalla Diocesi di Potenza e in seguito da quella di Acerenza. Gli Aragonesi lo conquistarono tra il XIV ed il XVI secolo e diedero a molti proprietari terrieri, parti della città come feudo.
Fu governato dalla famiglia De Leonardis per circa un secolo a cavallo tra il 1500. Nel XIX secolo quando era sotto il dominio della famiglia De Lerma, fu vittima della piaga del brigantaggio e alla fine del secolo molti si trasferirono oltreoceano.
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