Brough of Birsay è un piccola isola tidale che si raggiunge a piedi solo con la bassa marea. Durante l’alta marea è separata dal Mainland da uno specchio d’acqua, chiamato Sound of Birsay. L’isola è un diamante grezzo e bellissimo che brilla in mezzo all’Oceano tutta da scoprire.
Si trova vicino al villaggio di Birsay, ma prima arrivarci ti suggerisco di controllare la tabella delle maree, per evitare di restare bloccato sull’isola e non poter tornare indietro. Se cerchi un luogo remoto, selvaggio e fuori dai classici itinerari per scoprire il Mainland delle Orcadi, allora questo è il posto giusto per te. Non ci sono mai troppe persone, nemmeno in pieno agosto e la poesia che si respira è unica.
Brough of Birsay è uno dei posti migliori del Mainland delle Orcadi per avvistare i puffin tra maggio e inizio agosto! Noi purtroppo siamo arrivati con un paio di settimane di ritardo, altrimenti li avremmo visti colorare le scogliere o volare liberi sul mare e mi sarebbe piaciuto tantissimo.
A volte, il vento sferza fuorioso da queste parti e le onde si infrangono alte sulle scogliere creando suggestioni ed echi indescrivibili. Quando invece il sole splende, l’acqua è così trasparente da mostrare il fondo e sembra di trovarsi in qualche isola sperduta.
Per fare un giro dell’isola considera almeno un paio d’ore, qualcosa in più se vuoi fare con calma.
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Cosa troverai in questo articolo
Come raggiungere Brough of Birsay
Raggiungere l’isola di marea è molto semplice. Parcheggia l’auto a Point of Buckquoy a Birsay e goditi una prima cartolina sull’isola tidale, dalla panchina panoramica che si trova a due passi dal parcheggio.
Dopo aver fatto il pieno di bellezza, scendi le scale che portano alla piccola spiaggia di sabbia bianca sottostante, piena di conchiglie e imbocca il camminamento in cemento che conduce a Brough of Birsay. In poco tempo ti ritroverai ai piedi di un antico insediamento vichingo.
Questa spiaggia è conosciuta tra gli Orcadiani perchè è un buon posto per cercare le Groatie Buckies (gusci di conchiglie di ciprea, così chiamati perché sono molto comuni a John O’Groats). Un proverbio dice che se ti metti un groatie buckie nella borsa, non sarai mai povero!
Nel margine sotto la strada di Point of Buckquoy puoi trovare anche dei fossili di pesci, che risalgono a milioni di anni fa quando Lake Orcadie ricopriva le isole.
La passerella per raggiungere Brough of Birsay è lunga circa 200 metri, ma presta attenzione durante l’attraversamento, perchè il cemento può essere scivoloso e non è raro trovare alghe, muschio e acqua lungo il sentiero. Indossa delle scarpe adatte.
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Gli orari delle maree
Prima di andare a Brough of Birsay controlla la tabella delle maree, per evitare di restare bloccato sull’isola. Purtroppo accade più spesso di quanto si possa pensare e nel caso, si dovranno chiamare i soccorsi al 999 per farsi recuperare.
Come per Cramond Island, vale la regola di attraversare a cavallo delle 2 ore precedenti o successive al picco di bassa marea. Mentre fai i conti considera anche il tempo che ti serve per tornare indietro. Tanto per fare un esempio se la bassa marea è alle 11, puoi attraversare tra le 9 e le 13.
Trovi l’orario delle maree su The beach guide oppure Tidescart (scaricabile anche su smartphone). Le informazioni sugli orari delle maree di Birsay, non sono così dettagliati come quelli di Cramond Island, che ha un cartello con gli orari di attraversamento sicuro posto all’inizio del camminamento.
Noi siamo dovuti tornare indietro in tutta fretta perchè la marea stava iniziando a risalire e per di più a piedi scalzi!
L’acqua era abbastanza fredda, ma è stata un’esperienza elettrizzante! Certo non c’erano più di 5/10 cm d’acqua sul camminamento e andando piano, siamo arrivati sulla spiaggia senza problemi, ma occorre prestare molta attenzione perchè il livello dell’acqua con il picco della marea, sale di diversi metri.
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Accenni alla storia di Brough of Birsay
Per secoli il potere politico e religioso nelle Orcadi si è incentrato su questa piccola isola tidale, che fu un importante insediamento per Pitti e Norreni, prima di essere abbandonata.
Il primo insediamento, probabilmente costruito da missionari cristiani risale addirittura al V secolo. Nel VII secolo, Brough of Birsay era diventata una roccaforte dei Pitti. I coloni Vichinghi arrivarono nel IX secolo e fondarono il monastero nel XII secolo. Quando i Vichinghi invasero l’isola di Birsay gli diedero il nome “Byrgisey” che significa “Fort Island”. Le parole “Brough” e “Birsay” provengono entrambe dal vecchio norreno “Borg” che sta per “Forte”.
Appena arrivato ti troverai davanti ai resti di un vecchio insediamento Norreno, che i vichinghi costruirono sopra al villaggio dei primi abitanti, i Pitti. Una sorta di continuazione della preesistente comunità, più che un evento improvviso o violento.
Gli scavi dimostrano che i Pitti vissero qui fino alla fine del XVI secolo. Oggi, il segno più tangibile della loro presenza è un piccolo pozzo e una pietra all’interno del cimitero (l’originale si trova al National Museum of Scotland di Edimburgo). La pietra riproduce quattro simboli pittici: specchio, mezzaluna e asta a V, elefante che nuota e aquila, posti sopra una scena di tre uomini armati.
I Vichinghi arrivarono a Brough di Birsay nel IX secolo e l’insediamento norreno si sviluppò nei successivi tre secoli. Il processo di costruzione e ricostruzione delle strutture ha lasciato un complicato labirinto di muri di pietra, uno sopra l’altro. Ancora oggi si possono vedere resti di diverse longhouse, fienili, una fucina e persino una sauna dell’XI secolo con riscaldamento a pavimento! La chiesa fu l’ultima struttura costruita dai Vichinghi.
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Cosa vedere a Brough of Birsay: i resti del villaggio vichingo
Sebbene l’erosione costiera abbia distrutto molti resti, gli studiosi sono riusciti ugualmente a capire dove un tempo sorgevano gli insediamenti, ovvero sul pendio inferiore dell’isola, lontano dalle scogliere e dalle onde dell’Atlantico.
Le case dei vichinghi erano fatte di pietra e di un tappeto erboso, erano lunghe circa 20 metri e comprendevano una zona giorno e una cucina, separate da uno schermo di legno. Le case avevano un focolare centrale, delle panche e uno scarico per l’acqua, ma non avevano una stalla come le longhouse tradizionali dell’età vichinga, perchè sull’isola c’era un piccolo pascolo per gli animali.
A est dell’isola gli archeologi hanno trovato anche i resti di centinaia di ciottoli sul pavimento di quella che sembra una sauna. La gente del posto li avrebbe riscaldati in un braciere e poi bagnati con dell’acqua per creare vapore. L’aria calda scorreva sotto le panche intorno alla stanza e le pareti erano isolate dall’erba, che manteneva il calore.
L’isola tidale di Brough of Birsay ospita i resti di una chiesa costruita nel 1100, nota come St. Peter Church. Il monastero annesso alla chiesa, probabilmente è stato fondato da Thorfinn “il Potente” conte delle Orcadi, che secondo la Saga delle Orcadi, viveva a Birsay nella metà del XI secolo.
Seppellirono Il corpo del nipote di Thorfinn, St Magnus, a Birsay dopo che il cugino Hakon lo uccise il 16 aprile 1117. Il monastero di Brough of Birsay ebbe vita breve dopo che spostarono le reliquie di San Magnus a Kirkwall, nella nuova cattedrale a lui dedicata.
Nei mesi estivi il sito è gestito da Historic Scotland e si paga un biglietto per visitarlo. Nell’estate del 2023 quando ci siamo stati, il centro visitatori era chiuso e lo abbiamo potuto visitare gratuitamente.
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Brough of Birsay lighthouse – il faro dell’isola
Sul versante opposto dell’isola svetta un piccolo faro realizzato nel 1925 da David A. Stevenson, che costruì 26 fari nella sua vita e si ritirò solo all’età di 83 anni. Puoi raggiungerlo passando per la costa o tagliando diritto nell’entroterra una volta arrivato ai resti del villaggio. Il faro è alto appena 11 metri e si trova a 52 metri sul livello del mare.
Sull’ingresso della porta del faro, c’è una targa che ricorda il capitano Tony Taylor, morto tragicamente il 24 maggio 2002, mentre stava portando dell’attrezzatura sull’isola in elicottero per ristrutturarlo. Quando sei qui ricorda che l’isola è disabitata, non ci sono servizi né alcun tipo di illuminazione, quindi quando il sole tramonta è buio pesto.
Quando la marea sommerge la passerella, il livello dell’acqua sale anche fino a 3 metri e si è del tutto isolati. E’ la natura a dominare questo luogo fatto di scogliere, crepacci e animali. Presta sempre la massima attenzione perchè non ci sono barriere protettive da nessuna parte e non avvicinarti troppo ai bordi delle scogliere.
Purtroppo abbiamo visto solo da lontano il faro – Brough of Birsay Lighthouse – , perchè la marea ha iniziato a risalire e siamo dovuti andare via piuttosto in fretta! E’ da queste parti che spesso si avvistano i simpatici puffin. Peccato, ci saprebbe piaciuto fermarci per un pò ad ammirare l’infinito come al faro di Nupe Head sull’isola di Westray.
Leggi anche i 20 fari più belli della Scozia da vedere in viaggio.
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Skiba Geo Walk: una stupenda passeggiata costiera
Lasciata Brough of Birsay e tornato al parcheggio, ti aspetta una stupenda passeggiata costiera tra foche, rocce e uccelli marini che svolazzano nel cielo. Segui i cartelli che dal parcheggio ti condurranno a Skiba Geo in circa 20 minuti.
Una volta arrivato, vedrai fare capolino sul fianco della scogliera un capanno da pesca del XIX secolo. Sul terreno ci sono delle piccole conche tappezzate d’erba, dette Nousts, dove i pescatori riponevano le loro barche capovolte per ripararle dalla furia delle tempeste.
I pescatori locali usavano Skiba Geo sin dal tempo dei Vichinghi. La sua spiaggia degrada dolcemente e forma una sorta di porto naturale per le barche, che in estate restavano sulla spiaggia. In inverno, invece, portavano le barche a riva per riporle nei nousts (rifugi per le barche). Originariamente tutto questo lavoro veniva fatto a mano, ma successivamente istallarono degli argani.
La capanna dei pescatori risale probabilmente alla fine del XIX secolo e sorge sul sito di un vecchio nousts. Le pietre per costruirla venivano posate direttamente sul terreno e la mancanza di fondamenta portò all’erosione del tetto e dei supporti.
I pescatori locali usavano la capanna per immagazzinare il loro materiale. Ogni famiglia di pescatori era responsabilie del luogo, ma negli anni ’60 il numero di persone che utilizzavano il Geo diminuì e il sito cadde in rovina.
Sul lato nord orientale di Skiba Geo, alcuni gradini conducono a un pozzo naturale, che forniva acqua fino al 1920 quando istallarono una pompa per il flusso costante della sorgente.
![Brough of Birsay: scopri l'isola di marea delle Orcadi 27 skiba geo, isole orcadi, escursioni in scozia](https://www.50sfumaturediviaggio.com/wp-content/uploads/2024/02/Skiba-Geo-Walk-27-1024x461.jpg)
![Brough of Birsay: scopri l'isola di marea delle Orcadi 28 birsay whalebone](https://www.50sfumaturediviaggio.com/wp-content/uploads/2024/02/birsay-whalebone-768x1024.jpg)
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The Birsay Whalebone
Nonostante il vento che si era alzato fuoriosamente, ci siamo avventurati lungo la costa fino a Nether Queena per ammirare una bizzarra scultura realizzata usando un grande osso di balena: the Birsay Whalebone.
Posizionata vicino al bordo della scogliera dove l’Oceano Atlantico incontra il tempestoso Mare del Nord, ha una forma che ricorda quella di un gigantesco uccello in procinto di volare.
Per trovarla passa oltre la panchina che vedi sopra le scogliere e arriva fino al punto chiamato Skeres Naquer sulle mappe. Nel 2008 una terribile tempesta ha travolto l’osso di balena, tanto che rinforzarono la scultura aggiungendo un piedistallo in cemento.
Birsay Whalebone ha resistito alla furia del vento per quasi 150 anni e ancora non riesco a credere di non averla vista! Infatti, dopo aver camminato senza trovarne traccia, abbiamo chiesto informazioni a una coppia che ci ha riferito che durante una tempesta è rovinosamente precipitata in mare e ora la stanno riparando!
La foto che vedi dell’osso qui sopra, è del nostro amico Leonardo che è stato qui diversi mesi prima di noi, quando ancora non era successo nulla. Se ti interessa puoi leggere l’articolo di BBC che parla dell’incidente.
![Brough of Birsay: scopri l'isola di marea delle Orcadi 32 Skiba Geo Walk 9](https://www.50sfumaturediviaggio.com/wp-content/uploads/2024/02/Skiba-Geo-Walk-9-1024x485.jpg)
![Brough of Birsay: scopri l'isola di marea delle Orcadi 33 Skiba Geo Walk 13](https://www.50sfumaturediviaggio.com/wp-content/uploads/2024/02/Skiba-Geo-Walk-13-1024x485.jpg)
La storia dell’osso di balena (The Birsay Whalebone)
Le origini dell’osso di balena si perdono nel tempo e quello che sappiamo oggi è stato tramandato attraverso le generazioni. Si narra che intorno al 1876 un’enorme balena venne trascinata a riva dalle correnti nei pressi di Birsay, fino alla spiaggia pietrosa di Doonagua Geo, dove si trovavano le ossa.
A quei tempi le balene erano una merce preziosa, tanto che tra il XVIII e il XIX secolo, molte baleniere si fermavano a Stromness per reclutare equipaggio prima di dirigersi verso l’Artico. Ogni parte della balena era preziosa perchè ci si poteva ricavare cibo, olio, carburante e oggetti.
Per questi motivi i pescatori del luogo, decisero di tenersi la balena invece di venderla alla ditta specilizzata di Leith, sperando di ricavarne di più. Tuttavia, la carcassa di questa balena era così enorme, che una volta tagliata la parte superiore, i pescatori non riuscirono più a girarla e si dovettero accontentare di ricavarne solo la metà dell’olio e del cibo.
Quello che accadde dopo non è del tutto chiaro. Pare che ci vollero più di 25 anni perché i resti si decomponessero e il mare ne spazzasse via le ossa. Gli abitanti del luogo usarono alcune parti per farne degli oggetti come sgabelli o sedie da cucina.
Non 1890 fissarono con una sbarra una parte della mandibola e la posero lungo la scogliera, forse per rendere omaggio alla balena o per creare una sorta di segnale visibile che guidasse i pescatori fino alla costa.