L’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra rappresenta il più importante edificio monastico delle Marche, è un luogo mistico, avvolto nel silenzio, che merita di essere scoperto. L’Abbadia di Fiastra, si trova nella bassa Valle del Fiastra, in prossimità dell’omonimo fiume, nel territorio dei Comuni di Tolentino e Urbisaglia.
Arrivando, si percepisce immediatamente la sua energia. Si è circondati dalla natura, che regna incontrastata in questo luogo di incredibile bellezza.
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Cosa vedere all’Abbazia di Fiastra nelle Marche
L’Abbadia di Fiastra è circondata da un immenso parco verde, ricco di alberi e fontanelle d’acqua potabile, perfetto per fare un pic nic e rilassarsi. Il Monastero, l’Abbadia e i vari musei presenti meritano senza dubbio di essere visitati.
Inoltre ci sono numerosi percorsi che si possono fare a piedi per scoprire la Riserva naturale Abbadia di Fiastra come: il sentiero la selva, il lago le Vene, il bosco e il fiume, il Fiastra tra Abbazia e città romana.
San Bernardo di Chiaravalle voleva che ogni monaco vivesse in povertà e austerità, ma esigeva che gli ambienti destinati alla vita collettiva fossero solenni e maestosi, ma privi di ornamenti superflui, in modo tale che l’arte avesse una finalità ascetica e di elevazione spirituale.
Si può trascorrere tranquillamente un’intera giornata qui, per scoprire con calma tutta la zona e magari concludere la giornata al lago di Fiastra, raggiungibile in circa 30/40 minuti di macchina. Puoi fare un bel bagno rinfrescante con tanto di aperitivo vista lago, immerso in una cornice da cartolina.
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Refettorio dei conversi

il pasto nel refettorio simboleggiava la comunione e la condivisione; durante il pasto erano letti i Testi Sacri, così che i monaci potessero nutrire corpo e spirito.
Il refettorio, come il chiostro e la sala del Capitolo, avevano un aspetto solenne.
I monaci erano obbligati a lavarsi le mani prima e dopo i pasti, in segno di purificazione.
Nelle abbazie esistevano due refettori: uno riservato ai monaci, l’altro ai conversi.
Nell’Abbazia di Fiastra demolirono il refettorio dei monaci nell’Ottocento, per costruire il Palazzo Bandini, mentre quello dei conversi è rimasto intatto.
Il refettorio, è caratterizzato dall’uso massico e creativo del materiale prelevato dalle rovine dell’antica città romana Urbs Salvia.
I sette sostegni centrali sono composti da capitelli, fusti e basamenti di colonne romane tutti diversi tra loro.
Le monofore romaniche danno luce al locale, rendendolo uno degli ambienti di maggiore suggestione del complesso abbaziale.
Urbs Salvia, municipio romano e poi colonia nei primi anni del primo secolo dopo Cristo, costituisce oggi il massimo documento archeologico della regione Marche.
Nell’area archeologica di Urbs Salvia sono presenti numerosi resti di epoca romana di enorme valore: il Teatro, l’Anfiteatro con il Tempio e il Criptoportico e infine il serbatoio. Sono inoltre visibili parte della cinta muraria che racchiudeva tutta la città.

Palazzo Giustiniani Bandini
L’ala sud del chiostro dell’Abbazia di Fiastra, divenne alla fine del XVIII secolo l’abitazione della Famiglia Bandini. Sigismono Giustiniani Bandini, Principe dal 1863, affidò la ristrutturazione dell’edificio all’architetto Aleandri, lo stesso che progettò lo Sterisferio di Macerata.
Il Palazzo in stile neoclassico, presenta alcune stanze riccamente arredate ed ha ospitato la famiglia fino alla morte di Sofia, ultima discendente. Oggi è la sede della Fondanzione Giustiniani Bandini, proprietaria dell’edificio e dei terreni circostanti.
Il Palazzo si sviluppa su tre piani, anche se al momento non è più visitabile interamente, a causa dei danni arrecati alla struttura dall’ultimo sisma. Splendido il Salone Pompeiano, dove si ascoltava la musica.
La sala delle Tenute e lo scalone nobile sono abbelliti con decorazioni pittoriche a Trompe l’oeil per volere dell’ultimo Principe.


Entrando nel palazzo dal chiostro, sono visibili importanti reparti romani provenienti dai resti di Urbs Salvia. Poco più avanti, affacciata sul giardino, c’è la Sala delle Tenute, che mostra riprodotte sulle pareti le proprietà della Famiglia Giustiniani Bandini:
- l’Abbazia di Fiastra
- i castelli di Lanciano e Rustano (Castelraimondo)
- il castello della Rancia (Tolentino)
- la roca da Varano (Camerino)
- le tenute terriere di Sarrocciano e di Santa Maria in Selva (Corridonia e Treia).
L’atmosfera di queste stanze è meravigliosa ed è facile immaginare quanta pace donasse allo sguardo la bellezza di questi ambienti, immersi nella pace e nel silenzio.
La vista sul giardino è incantevole e, appena varcata la soglia, sempre di essere in un altro luogo e tempo: attorno a te solo il rumore del vento tra le foglie, il profumo dell’erba e il canto degli uccellini.




Il giardino di palazzo Bandini
Il meraviglioso giardino antistante il Palazzo, è un raro esempio di giardino all’inglese, dovuto probabilmente al fatto che i Principi Giustiniani Bandini erano Pari d’Inghilterra e membri della camera dei Lord.
Il giardino impiantato tra il 1818 e il 1835 è ricco di alberi ad alto fusto, vialetti, zone di conservazione e una piccola fontana. Tutto intorno è ornato da lecci secolari, tassi, palme e una maestosa quercia da sughero (una specie rara nelle Marche).
Il delizioso giardino è un tuffo tra verde e colori, pieno di pace e carico di emozioni positive. Ci ha regalato qualche ora di pace, lontano dal caldo ad assaporare il bello della natura, che abita questo luogo da secoli. Senti la ghiaia che scricchiola sotto le scarpe mentre ti muovi per il giardino e accarezzi le vite vissute qui secoli fa.
Sulla parte esterna del refettorio, verso il giardino, si trova una lapide che riporta una frase del Dottor Paul Pollak, a ricordo del periodo in cui nel palazzo fu allestito un campo di internamento per ebrei e prigionieri politici, durante la II Guerra Mondiale. Pollak ha lasciato un memoriale in cui descrive la vita dei prigionieri, circa un centinaio di persone.
Questi potevano passeggiare nel parco e usare la biblioteca; alcuni potevano suonare, c’era un medico, si potevano seguire lezioni d’italiano e inglese e c’era una piccola sinagoga per le funzioni religiose. Le condizioni di vita da sopportare erano migliori che in molti altri campi.
Spostarono tutti i prigionieri il 30 novembre 1943 e in seguito deportarono molti di loro ad Auschwitz. Solo Pollak sopravvisse.



Il chiostro dell’abbadia di Fiastra
Questo è il luogo simbolo della vita monastica dove i monaci meditavano o leggevano i Sacri Testi. Il chiostro, è il luogo di convergenza e del movimento; l’intersezione per passare da un ambiente all’altro del monastero e costituisce lo spazio e il tempo necessaro per passare da un attività ad un’altra.
La forma di oggi è frutto della ristrutturazione avvenuta dopo il saccheggio di Braccio da Montone del 1422. Il chiostro era riservato ai monaci ed aveva uno scopo sia pratico che simbolico, permettendo di accedere a tutti i locali del monastero.
C’erano pochi visitatori e abbiamo potuto vivere questi luoghi come forse si presentavano un tempo: silenziosi, calmi, densi di misticismo.
L’imponenza e la geometria del chiostro cattura immediatamente lo sguardo e si capisce, a colpo d’occhio, che è il collegamento tra tutti i locali del complesso monastico.
Il chiostro dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra ha la forma di un grande quadrato, che richiama la figura della “Gerusalemme celeste” descritta nell’apocalisse.
Tutto il complesso monastico vuole richiamare la “città quadrata e misurata” come descritta nel libro dall’Apocalisse di Giovanni. I 4 lati del quadrato fanno riferimento ai fiumi del paradiso e ai punti cardinali, che simboleggiano l’intera umanità.
Sul lato Nord è collocata la chiesa abbaziale; il lato Ovest era destinato ai conversi; ad Est erano sistemati anticamente un piccola biblioteca, il parlatoio e lo Scriptorium. Questi locali non sono più riconoscibili oggi, ma è ancora presente la Sala del Capitolo. Sul lato Sud c’erano i servizi: la cucina, i due refettori e la sala riscaldata. Oggi il lato Sud è occupato dal Palazzo.


Pozzo e cisterna
Al centro del chiostro si trova il pozzo ottagonale in pietra, sovrastato da una struttra in ferro aggiunta dai Gesuiti, che vissero qui tra il 1581 e 1773. Il pozzo era usato per attingere l’acqua dalla cisterna sottostante, dove confluiva l’acqua piovana attraverso un sistema di decantazione e filtraggio.
La presenza di fonti d’acqua erano fondamentali nella scelta del luogo di fondazione dell’abbazia per i cistercensi. Gli stessi nomi delle abbazie fanno riferimento alle fonti d’acqua presenti nelle vicinanze e l’Abbazia di Fiastra non fa eccezione.
Il chiostro è colorato e profuma delle piante officinali che lo adornano ancora oggi: timo, maggiorana, santolinamenta, rosmarino, salvia, elicriso e lavanda.

Sala del Capitolo
Proseguendo nell’esplorazione del monastero dell’Abbadia di Chiaravalle di Fiastra, si raggiunge la sala del capitolo dove i monaci si radunavano ogni mattina. Prima leggevano il martirologio, poi un capitolo della Regola di San Benedetto (da qui il nome dalla sala).
Alla lettura della Regola seguiva il “Capitolo delle colpe” durante il quale ogni membro della comunità poteva accusare pubblicamente i propri peccati e denunciare le colpe altrui.
Il piano della sala è due gradini più basso rispetto a quello del chiostro, per rappresentare simbolicamente il fatto che si scendeva per la confessione e si risaliva purificati. La stanza è divisa in sei campate con volte a crociera, sostenute da colonne in laterizio; al centro c’è il seggio dell’abate e davanti una pietra tombale.
All’intero dalla sala un’epigrafe richiama lo stile di vita dei monaci: “parla poco, odi assai et guarda al fine di ciò che fai”. Oggi la sala è per lo più spoglia e rimanda solo con un’eco alla vita vissuta qui dai monaci tanti secoli fa.

Le grotte dell’Abbazia di Fiastra
L’Abbadia di Chiaravalle di Fiastra è ricca di grotte costituite da una serie di corridoi che si intersecano con la chiesa e che raggiungono una profondità di 5,73 metri. Le nicchie lungo i vari corridoi erano le antiche cantine dell’Abbazia di Fiastra e ospitavano le botti per il vino o gli alimenti che dovevano essere tenuti al fresco.
Le grotte si snodano sotto il presbiterio, sotto le cappelle a sinistra delle chiesa e in vari altri punti. In caso di pericolo le grotte erano una via di fuga per i monaci e infatti, uno dei corridoi conduceva all’esterno del monastero.
Probabilmente la struttura risale al XII secolo, quando la Chiesa era già stata costruita; questo spiega le brusche deviazioni dei corridoi e il taglio dei muri più antichi in corrispondenza delle fondamenta della chiesa. Recenti ristrutturazioni hanno portato alla luce gallerie e nicchie, prima nascoste.
Intrufolarsi alla scoperta delle grotte è stata una delle esperienze più belle che abbiamo fatto. Soli nel silenzio, tra un corridoio stretto e l’altro che si apre all’improvviso su una sala.

Le cantine dell’Abbazia di Fiastra
I Gesuiti edificarono i locali delle cantine nel XVII secolo e l’uva dei vigneti di proprietà dell’Abbazia di Fiastra, si lavorava qui. Sono costruite su due piani di cui uno interrato. Il piano terra è collegato al piano interrato da una ripida scala munita di due scivoli laterali, che servivano per trasportare più agevolmente le botti da un piano all’altro.
Molto interessante la parte sotterranea che garantiva una temperatura ottimale per la conservazione del vino e dove si possono vedere delle parti del pavimento convesse, che permettevano di convogliare l’acqua usata per pulire i locali e le botti.

Il museo del vino – Abbadia Fiastra
Le cantine oggi ospitano il Museo del vino dove sono esposti antichi strumenti usati dai contadini per la produzione del vino, tra cui botti di rovere, pompe per travasare il vino, dei torchi e una caldaia per il vino cotto.
Nella zona dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra si producono da sempre 2 tipi di viano bianco da posto: il Bianco dei Colli Maceratesi e il Rosso Piceno.
Il museo è ben curato, sono presenti numerosi pannelli esplicativi con oggetti e dettagliate spiegazioni sulla produzione di vino nelle Marche. C’è davvero molto da leggere e curiosare se sei un appassionato del vino e delle sue sfumature.
Sala delle Oliere
In questa stanza sotterranea si conservava l’olio d’oliva prodotto dell’Abbazia. La coltivazione dell’olivo nelle Marche, vanta una tradizione secolare e già in epoca romana il Piceno era ritenuto una zona prestigiosa per la produzione dell’olio.
Le aperture visibili in alto, consentivano un minimo di luce e areazione, per garantire una migliore conservazione dell’olio. Per rendere la pulizia della stanza più facile, il pavimento è in pendenza mentre il canale sotto il muretto dove erano collocate le grandi brocche piene d’olio, convogliava l’olio in appositi pozzetti nel caso di fuoriuscita.

Museo Archeologio Abbazia di Fiastra
Oggi la sala delle Oliere ospita una raccolta di reperti provenienti da Urbs Salvia rinvenuti durante gli scavi. I documenti epigrafici sono il nucelo più importante di questa raccolta. Ci sono frammenti che appartenevano alle necropoli e alle aree funerarie come le ciocche di una testa leonina, iconografia tipica nell’ambito funerario.
La raccolta arecheologica dell’Abbazia di Fiastra conserva inoltre i materiali della Collezione Giustiniani Bandini raccolti a partire dal ‘700 e conservati per abbelire il Palazzo. Sono presenti inoltre dei ritratti, un peso in basalto, un’urna cineraria e un’anfora rinvenuta nel Mar Adriatico.
Cellarium
Il cellarium era prevalentemente riservato ai monaci conversi ed era adibito a magazzino e deposito, mentre oggi è usato per mostre e manifestazioni. Il corridoio attiguo permetteva l’accesso alla chiesa attraverso una porta, oggi murata, senza passare per il chiostro che era invece riservato ai monaci.
Capitello Ionico
Guardando alla base del muro della chiesa, si può scorgere tra i mattoni e le pietre romane, un capitello ionico rovesciato.
Per la costruzione dell’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra i monaci cistercensi hanno usato molto materiale di spoglio, proveniente dalle rovine dell’antica città romana Urbs Salvia.
Per questo motivo i monaci ebbere una controversia con i Signori di Urbisaglia che si chiuse solo nel 1196 con un patto tra le parti, che consentiva il prelievo del materiale edilizio solo fino al termine della costruzione della Chiesa.
Questo materiale è molto evidente nella chiesa, dove una splendida ara pagana è usata ancora oggi come altare; le colonne del presbiterio hanno capielli romani e anche le due acquasantiere all’ingresso hanno come base, una colonna romana. Molto materiale romano è rimasto nascosto nelle fondamenta.


Chiesa Abbaziale di Fiastra
La chiesa abbaziale è in stile romanico cistercense ed è dedicata alla Vergine Maria. L’edificio esprime povertà, semplicità ed essenzialità in linea con la vita dei monaci. La facciata è preceduta da un portico a tre campate e la parte alta è decorata da una fascia di archetti ciechi e un rosone a dodici piccole colonne.
La chiesa è a croce latina a 3 navate e molto del materiale proviene dalle rovine dalla vicina Urbs Salvia; prima del saccheggio del 1422 tutte le volte della navata erano a crociera.
All’interno si respira un’aria di calma, silenzio e pace. Nella parte sinistra c’è una porta che conduceva al cimitero dei monaci mentre, sulla parete destra si aprivano in basso la porta dalla sacrestia e in alto quella che conduceva al dormitorio dei monaci.
La facciata
Si accede alla chiesa attraverso un portale in marmo policromo impreziosito da tre pilastri e tre colonne. La facciata è arricchita da un rosone in pietra, da cui partono dodici colonnine, ornate da capitelli.
Queste ampie finestre rotonde illuminano le grandi e buie chiese cistercensi. I rosoni simboleggiano la bellezza della creazione e la perfezione del cosmo ma anche il mistero di Dio e di Cristo, fonte di vita, salvezza e giustizia per le persone.


Interno Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
L’interno della chiesa è molto suggestivo e rimanda immediatamente ad un profondo senso di misticismo. La distribuzione dello spazio, la luce che penetra dai rosoni, la mancanza di ornamenti rimandano comunque un senso di armonia.
La chiesa è rivolta ad oriente così che i primi raggi del sole, illuminassero i monaci nel momento del canto mattutino. Gli alteri e il presbiterio sono in una posizione tale che permetteva al monaco di celebrare la messa avendo il sole di fronte.
Un’ara pagana proveniente dalla vicina Urbs Salvia, è la base dell’attuale altare maggiore. In una facciata è scolpita una croce racchiusa da raggi solari, che testimonia forse la presenza dei Templari a servizio della foresteria dell’abbazia.
Ci sono diversi altari interessanti tra cui uno dedicato alla Madonna di Loreto ma onestamente ho percepito l’atmosfera anche un pò cupa, come un invito a guardarsi dentro e alla espiazione delle colpe.

Foresteria Abbadia Fiastra
I cistercensi riservavano una particolare attenzione ai pellegrini, che una volta arrivati all’abbazia potevano mangiare, dormire e essere medicati. A Fiastra la foresteria si trovava in uno spazioso fabbricato lungo 80m e poteva ospitare più di cento pellegrini.
Secondo la Regola di San Benedetto, i pellegrini dovevano essere trattati come “Cristo in persona“. I pellegrini potevano essere ospiti dell’Abbazia fino a tre giorni.
Il museo della civiltà contadina
Sempre all’interno del grande complesso abbaziale si trova l’edificio che ospita il Museo della civiltà contadina, allestito nei locali attigui al Centro Visite, dove una volta si trovava la foresteria del monastero.
Nel Museo sono raccolti molti attrezzi agricoli, utensili da cucina e oggetti di falegnameria, che ripercorrono la storia dei contadini della zona dal 1800 al 1950. Diversi ambienti ricreati all’interno del Museo mostrano come si svolgeva la vita in campagna.
Trovi esposti anche un telaio, un birroccio tipico maceratese, una macchina a vapore per la trebbiatrice, una seminatrice, un aratro in legno e vari attrezzi da falegname. Il tutto corredato da fotografie d’epoca.

Accenni storici sull’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
Sembra che su questo luogo, sorgesse già una chiesetta nel 971. Il duca di Spoleto, Guarniero II, donò nel 1142 il vasto territorio compreso tra il fiume Chienti e il Fiastra, all’abate Bruno, guida dei monaci cistercensi e a un gruppo di dodici monaci, provenienti dall’Abbazia di Chiaravalle di Milano, affinché vi edificassero un complesso abbaziale.
L’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra è stata fondata alla fine del 1142, quando arrivarono i primi monaci che iniziarono la costruzione, che durò circa cinquant’anni. Per la costruzione impiegarono il materiale proveniente dai resti della vicina città romana di Urbs Salvia, distrutta dai Visigoti di Alarico nel 409.
Allo stesso tempo i monaci iniziarono una lunga opera di bonifica del territorio boscoso, allora infestato da belve feroci e alquanto paludoso. I cistercensi organizzarono il territorio agricolo dell’abbazia in sei grange – aziende agricole cistercensi – che grazie alla loro abilità organizzativa, agricola e artigianale diventano veri e propri centri economici.
Nei secoli successivi, l’Abbadia Fiastra si sviluppò sia dal punto di vista religioso che economico e crebbe così tanto, da diventare una delle più importanti d’Italia, con possedimenti anche fuori dalle Marche.
Nel XIII secolo all’abbazia erano presenti circa 200 monaci, arrivando a controllare circa 33 chiese e monasteri. I cistercensi dall’Abbazia di Fiastra, emersero sui mercati locali e iniziarono a primeggiare anche in altre attività.
Il saccheggio e la pardita dell’autonomia
Nel 1381 l’Abbadia di Chiaravalle di Fiastra subì il primo saccheggio ad opera della Società di S. Giorgio di Giovanni Acuto. Nel 1422 all’apice della sua potenza, venne saccheggiata da di Braccio da Montone, capitano di ventura e Signore di Perugia.
Le sue truppe distrussero la copertura a volte della chiesa, la torre nolare e uccisero numerosi religiosi.
L’Abbadia di Fiastra perse la sua autonomia e nel 1455 fu sottoposta al regime commendatario di Rodrigo Borgia. Giunse alla sua fine sotto la guida dell’ultimo abbate, il cardinale Sforza. Nel 1581 il Papa cedette il monastero e tutti i suoi averi al Collegio Romano della Compagnia di Gesù che costruì i magazzini, le stalle e le case coloniche.
Nel 1613 l’Abbazia di Fiastra entra a far parte della Congregazione Cistercense Romana e su disposizione di Papa Urbano VIII, i pochi monaci rimasti all’Abbazia furono invitati a Roma.

Il passaggio alla famiglia Bandini
Nel 1773 soppressero la Compagnia di Gesù e il Papa cedette il complesso abbaziale al Marchese Alessandro Bandini – Collaterali. Nei primi anni del XIX secolo la famiglia ottenne la proprietà, versando alla Santa Sede 100 mila scusi d’argento. Nel 1863 in seguito al matrimonio tra Carlo Bandini e Cecilia, figlia dei Principi Giustiniani di Roma, la famiglia aggiunse al casato il titolo di Principi.
La nobile famiglia Bandini di Camerino edificò sul lato sud del monastero un ricco Palazzo. Sigismondo, l’ultimo dei Giustiniani Bandini, morì senza eredi nel 1918 a soli 32 anni. Dopo la morte della sorella Sofia, tutta la proprietà passò come da testamento del Principe, alla Fondanzione Giustiniani Bandini, riconosciuta ente morale nel 1974.
Nel 1985 le proprietà della Fondanzione, che comprendono 1825 ettari di terreni e anche 70 case coloniche, è stata istituita la Riserva Naturale Abbadia di Fiastra.
Grazie al buono stato di conservazione, l’Abbazia di Fiastra consente di ammirare l’originaria architettura cistercense, che esprime la semplicità e l’umiltà alla base della vita monastica, operata da San Bernardo di Chiaravalle.
Un elemento che caratterizza il monastero cistercense è la presenza di strutture destinate al lavoro e la condivisione dello spazio tra i monaci di coro e i monaci conversi (religiosi laici che avevano pronunciato i voti, la cui vita era orientata più sul lavoro che verso la liturgia), sulla base di due diversi stili di vita monastica.
L’Abbazia che non era più abitata da monaci del 1613, vide arrivare nuovamente un piccolo gruppo di cistercensi tra il 1985 e il 2018, che vissero qui nel rispetto delle preghiere e degli impegni dettati dalla regola benedettina.
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Dove si trova l’Abbazia di Fiastra
L’Abbadia Fiastra si raggiunge facilmente in auto da Ancona. Prendi la A14 ed esci al casello di Civitanova Marche. Da qui segui la superstrada per Tolentino, fino a Macerata Ovest. Una volta arrivato fino a qui, in pochi minuti raggiungerai l’Abbadia di Fiastra.
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Abbazia di Fiastra – Orari, prezzi e informazioni per visitarla
L’abbadia di Fiastra è aperta nei seguenti giorni e orari:
- 1 maggio – 31 ottobre: tutti i giorni 10 -13 e 15 – 18,30
- 1 novembre – 30 aprile: prefestivi e festivi 10 -13 e 15 – 18
- Aperto tutti i giorni della settimana di Pasqua e dal 26 dicembre al 6 gennaio.
- Chiuso il giorno di Natale e la mattina del 1 gennaio.
Il costo del biglietto intero è di 5,00 euro
Il Biglietto Cumulativo per l’Abbadia di Fiastra, Parco Archeologico di Urbisaglia e la Rocca è di 12,00.
Sono disponibili sconti per famiglie; biglietti ridotti per soci FAI e Touring Club.
In un locale dell’antica foresteria del monastero si trova l’Ufficio Informazioni dove trovi materiali informativo sulla Riserva Naturale, sul complesso abbaziale e su tutta la Provincia di Macerata. Per maggiori informazioni puoi collegarti al sito Meridiana.
N.B. Tutte le foto sono di proprietà di Ale Carini e di Ivan Balducci ©2017-2023. Vietato ogni uso.