Oggi ti presento Ellie expat in UK ed autrice del blog Eventually Busy. Ellie ha studiato alla University of The Arts London e poi si è buttata nel settore Hospitality & Aviation/Travel che le ha permesso di viaggiare tanto. Ellie si occupa di Marketing & Digital Marketing ed ha persino pubblicato un libro di ricette!
Scopriamo la vita degli italiani immigrati all’estero con questa rubrica dedicata alle “storie di vita on the road”. Trasferirsi all’estero, come dove e quando; i racconti di vita di chi ha fatto davvero questo passo. Se hai perso la storia di Carlotta expat e Lione, clicca il link!
Ciao Ellie raccontaci in breve chi sei, per farti conoscere dai nostri lettori
Ciao, mi chiamo Ellie. Vivo a Londra da molti, molti anni, anche se per alcuni anni ho viaggiato il mondo per lavoro ed ho vissuto in vari paesi. (Canada, Grecia, Gran Canaria, Kenya, Egitto, etc.)
Da che regione italiana vieni?
Sono nata in Liguria.
Come andavano le cose in Italia prima di partire?
Io ho una situazione un pò particolare, perché ho vissuto poco in Italia, ho più che altro ricordi da ragazzina e già all’epoca giravo molto con i miei genitori. Ho provato a creare un business in Italia in età adulta, ma dopo qualche mese sono scappata. Questo la dice lunga!
Cosa ti ha spinto a partire?
Abitudine. Era destino. Come accennavo prima, ero abituata a girare sin da piccola quindi è stata una scelta venuta in modo naturale e UK era abbastanza vicino. Ho vissuto a Manchester i primi 2 anni, anzi per essere precisi vivevo in Cheshire.

Come sei approdata in UK?
Ho cominciato con l’appoggio di una famiglia ospitante e da lì è partito tutto. Dopo quasi due anni in North England, mi sono trasferita a Londra con un’amica.
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
Mi sono proprio buttata all’avventura e la cosa più bella che posso consigliare a tutti è quella di integrarsi con la vita locale.
Come ti sei organizzata? Conoscevi qualcuno? Raccontaci il pre-partenza e come ti sei mossa appena arrivata.
Se questa bella intervista serve per dare ottimi consigli a chi vuole fare un passo simile, forse non dovrei parlare della mia sola esperienza, perché comunque è avvenuta 25 anni fa. Alcune cose sono cambiate, ma ad oggi se volessi venire qui consiglierei di partire con tutte le informazioni tecniche necessarie: documenti per il lavoro, per la banca, alloggio, etc. –
È facile reperire certe informazioni online, ma noto che nonostante ciò c’è ancora chi parte troppo all’avventura, e poi non si trova bene oppure ha serie difficoltà. Quindi in linea generale: informazione!
Parlavi la lingua? Come hai fatto senza aiuti?
Si parlavo inglese e nel giro di pochi mesi ho anche preso un terribile accento mancuniano, che ho prontamente eliminato una volta trasferita a Londra!
Cosa hai fatto nei primi mesi per integrarti?
Guardavo la TV British, leggevo solo i giornali inglesi, frequentavo gente del posto, ero curiosa e provavo tutto. Mi sono creata un mio nuovo mondo in cui stavo benissimo. Andare all’estero e frequentare italiani è la peggior cosa che si possa fare.

Come hai cercato di far diventare una nuova nazione la tua casa? Raccontaci qualche piccolo gesto di ogni giorno, che ha costruito la tua vita.
Assaggiare tutto e dopo decidere se mi piace o meno. I pregiudizi sono una brutta, brutta cosa! Andavo al pub locale la domenica, con la gente del posto. Mi mischiavo con gruppi di ragazze inglesi che avevano le mie stesse passioni.
Mi incontravo con le amiche nel solito posto la domenica pomeriggio. Insomma, evitavo di crearmi una “bolla sicura” che mi avrebbe però fatta sentire poco a casa.
Dopo quanto tempo non ti sei più sentita un’ospite?
Quasi da subito. Ho dato tanto ed ho ricevuto tanto.
Hai avuto paura prima di partire? Non esserci e lasciare quello che ti era familiare è stata dura?
No, nessuna paura. Ho due genitori che mi hanno sempre incoraggiata a fare quello che volevo anche se voleva dire vivere lontano. Quindi ero, e sono, abituata a staccarmi facilmente da certe situazioni. Ed all’epoca non esisteva Whatsapp! 😊

Cosa ti piace del luogo in cui vivi?
Le possibilità che hai. La meritocrazia. Qui ho fatto l’Università quando ero giovane, ma ora a 45 anni suonati sono tornata a studiare per cambiare carriera, e qui è possibile.
Mi piace che se voglio una cosa, qui quasi sicuramente la trovo; che posso andare al supermercato in pigiama e non interessa a nessuno! Mi piace l’integrazione che c’è e Brexit non ha cambiato le cose.
C’è qualcosa che non riesci proprio a capire della cultura in cui vivi? Che stona per te?
Più che altro invidio loro il fatto che soffrono poco il freddo, inizialmente non capivo come facevano a girare senza calze di inverno e gonna. Poi conoscendo la cultura capisci che sin da piccole le ragazze vanno a scuola con la divisa, gonna e calzettoni ma no collant. Quindi si temperano al freddo.
Non è un paese perfetto, ma da quello che leggo su altri posti, Italia compresa, non mi posso lamentare. A livello lavorativo mi trovo benissimo, le brutte esperienze si possono trovare anche qui, ma non sono la norma.

Torneresti mai in Italia?
Assolutamente NO. Ho provato come accennavo prima, ma l’esperienza è stata pessima. In primis perché essendo cresciuta all’estero, non mi integravo in Italia, troppo diversa di mentalità. Poi perché l’Italia non mi darebbe mai le possibilità che ho qui.
Cosa fai adesso e quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Qui ho studiato Architettura Design & Urban Design. Poi ho cambiato totalmente settore (Aviation & Travel). Adesso mi sono rimessa a studiare Marketing e mi vorrei buttare in quel settore e tornare a fare qualche cosa di creativo. E poi ho scritto 2 libri e ne ho in programma uno nuovo! Sono Project Manager.
Un tuo suggerimento mirato a chi sta valutando l’idea di trasferirsi all’estero: cosa serve assolutamente per decidere di partire?
La voglia di integrarsi e zero pregiudizi. Se si parte prevenuti si starà sempre a fare paragoni e a sentirsi depressi. Serve anche capire che dobbiamo decidere noi per la nostra vita, e che lasciare persone a noi care non significa che le stiamo abbandonando o tradendo. Chi ci ama ci deve lasciare liberi di essere felici anche a 10.000km. Questo è ciò che ho imparato da mia madre.
Ognuno ha la sua storia e nessuno può indossare le scarpe di un’altra persona e non possiamo giudicare le scelte altri! Non dimenticarlo.
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Tutte le foto compresa quella di copertina sono di Ellie
2 comments
Ha ragione Elly, che sia Inghilterra, Burundi o Australia, per decidere di partire bisogna in primis mettersi in discussione e non aver pregiudizi. Bello quando scrive ho dato tanto, ho ricevuto tanto, è proprio questa la ricetta, dare… Prima o poi qls torna, come un boomerang 🙂
Ciao Anna, penso anche io che se non si mettono da parte i pregidizi non si possa veramente vivere ed integrarsi un una terra straniera! Buona giornata