Oggi ti presento Valentina expat in America, più precisamente in una cittadina dell’East Texas e autrice del blog Parole sparse. Con la sua famiglia e il suo piccolo bassotto, Birillo, ci racconta la sua vita al di là dal mare.
Continuiamo a scoprire le storie degli italiani nel mondo, scoprendo le loro “storie di vita on the road” come quella di Sandra a Dublino la settimana scorsa.
Ciao Valentina raccontaci in breve chi sei, per farti conoscere dai nostri lettori
Ciao a tutti! Io sono Valentina e vi scrivo da Tyler, una ridente cittadina in East Texas, a circa 200km ad est di Dallas. Vivo qui da quasi 7 anni – mamma mia inizia a fare effetto dirlo – con mio marito e il nostro bassottino, l’unico texano originale di casa.
Da che regione Italiana vieni?
Sono fieramente piemontese o per essere più precisi torinese. Una torinese espatriata che sente tantissimo la mancanza della sua città con i lunghi portici, i corsi alberati, la collina…
Come andavano le cose in Italia prima di partire? Cosa ti ha spinto a partire?
Metto subito le mani avanti il nostro è un espatrio fortunato, una scelta e non una necessità. Sul piano strettamente personale la spinta è stata quella di seguire in quest’avventura mio marito. Siamo infatti qui per una bella occasione lavorativa, che comportava il trasferimento nella sede americana dell’azienda italiana per cui lavora.
Come sei approdata in America?
Come dicevo sono una “moglie al seguito”, expat per amore” insomma avete capito. Onestamente io non ci avevo mai neppure pensato. Come ho scritto poco sopra amo tantissimo Torino e non avevo nessun pensiero di lasciarla, ma come si dice certe occasioni bisogna prenderle al volo e quindi eccoci qui ormai da qualche anno.

Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
In realtà nè uno nè l’altro. Quando sono arrivata il mio visto non mi ha consentito di lavorare per diverso tempo, cosí appena arrivata sono tornata a scuola a studiare nel college della nostra cittadina.
Anche nel processo di ambientamento sono stata fortunata perchè avevo mio marito ad aiutarmi. Lui era partito in avanscoperta ed era già qui da diverso tempo. Motivi burocratici, non voler lasciare il posto “sicuro”in Italia hanno fatto sí che venisse prima lui (che in realtà al tempo era ancora fidanzato e non ancora marito) e poi io dopo qualche tempo.
Come ti sei organizzata? Conoscevi qualcuno? Raccontaci il pre-partenza e come ti sei mossa appena arrivata.
Tendenzialmente sono una persona freak control heeemmm estremamente organizzata, ma per vari motivi prima della partenza devo dire che non mi ero preparata come sarei solita fare.
La mia fortuna è stata appunto avere già qui mio marito se no ammetto sarebbe stato un disastro. Momento del consiglio non rischiero. Se state pensando di trasferirvi organizzate tutto, prendete più informazioni possibili e non lasciate nulla al caso o come dato per scontato.
Parlavi la lingua? Come hai fatto senza aiuti?
Ho studiato per 13 anni inglese a scuola, ma non mi era mai veramente servito in modo serio. Doverlo usare come lingua primaria praticamente per tutto è stato un po’ un trauma e all’inizio non è stato sicuramente facile.
Sicuramente la gentilezza degli americani che apprezzano tantissimo gli sforzi che vedono fare ha aiutato non poco.
Cosa hai fatto nei primi mesi per integrarti?
Come hai cercato di far diventare una nuova nazione la tua casa? Raccontaci qualche piccolo gesto di ogni giorno, che ha costruito la tua vita …
Andare a scuola per me è stata una grandissima risorsa. Mi permesso di avere occasioni per esercitare l’inglese, cosí come di socializzare. In generale ho cercato di sfruttare qualsiasi risorsa per stare fuori casa e vedere gente.
Presentazioni di libri al negozio di libri, inaugurazioni di mostre alla galleria d’arte locale e cosí via. All’inizio è sicuramente più difficile, poi poco alla volta ogni giorno vedi che diventa sempre un poco meno difficile

Dopo quanto tempo non ti sei più sentita un’ospite?
Su questo ho sentimenti contrastanti. Da un lato per me è stato amore a prima vista con il Texas. Mi sono sentita subito a casa e di aver trovato il mio angolino di mondo. Dall’altro canto capita ancora oggi di sentirsi se non proprio ospite un po’ pesce fuor d’acqua. Ma questo perchè ci sono cosí tante cose da imparare, che credo sia un processo che non finisce mai ed arrivando da adulto sei sempre un po’ “di rincorsa”.
Hai avuto paura prima di partire? Non esserci e lasciare quello che ti era familiare è stata dura?
Diciamo che non è stato facile, ma ci sono riuscita io è sicuramente fattibile. Non lasciatevi spaventare!!! Comunque la cosa più difficile è stata lasciare gli affetti. Certo al giorno d’oggi è più facile rimane in contatto e sentirsi vicini, ma rimane comunque un oceano a divirderci.
Cosa ti piace del luogo in cui vivi?
Mi paicciono le persone. La gentilezza degli americani, la positività con cui viene affrontata la vita. E poi mi piace la natura. Sicuramente in italia a livello di paesaggi e natura non abbiamo nulla da invidiare ma qui oltre che alla bellezza dei luoghi c’è ancora un certo sentimento di inviolato e selvaggio, che in Europa temo abbiamo perso. Oltrechè a dimensioni cosí vaste che in Italia non abbiamo.

C’è qualcosa che non riesci proprio a capire della cultura in cui vivi? Che stona per te?
Sarebbe impossibile non fosse cosí ci sono tante cose che non mi sono abituali, o almeno non lo erano quando sono arrivata. O aspetti della vita che sono molto lontani al background culturale italiano o europeo. Quello che però ho cercato di fare fin dal primo giorno è stato non tanto compare e giudicare il diverso, ma cercare di comprenderlo.
Ancora oggi ci sono cose che non mi trovano d’accordo o in cui non mi rispecchio ma sicuramente mi sembrano molto meno incomprensibili e se pure non ne sono in accordo almeno riesco a capirne un poco di più le motivazioni e le origini.
Cosa fai adesso e quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Da un paio di anni lavoro part time sempre nel college dove prima studiavo. Non lo so i sogni probabilmente che ho sono abbastanza scontati e riguardano la felicitâ e il benessere delle persone che mi sono care.
Dopo che mi sono ritrovata qui in Texas contro ogni mio possibile pensiero a riguardo nei 34 anni di vita precedenti ho smesso di fare progetti che vadano troppo in lá
Un tuo suggerimento mirato a chi sta valutando l’idea di trasferirsi all’estero: cosa serve assolutamente per decidere di partire?
Come dicevo sopra informatevi, informatevi… Non lasciate nulla al caso, non date per scontato di conoscere i luoghi o le consuetudini. Certo tante cose fino a che non si è sul posto non si possono scoprire ma fate quanto più vi è possibile a distanza.
E seconda cosa curate tanto la lingua è fondamentale per una buona posizione lavorativa, ma anche e non meno importante per permettervi di integrarvi

Torneresti mai in Italia?
Come turista subito, a viverci no. Almeno non ora, magari in un’altra fase della nostra vita chissà. La qualità della vita nelle piccole cose di tutti i giorni è sicuramente migliore, almeno per noi nella nostra situazione personale ovviamente questo dipende da mille fattori soggetti e non.
Oltreché alle opportunità in ambito lavorativo che si sono presentate e che difficilmente si sarebbero presentate se non avessimo colto l’occasione di questo trasferimento.
Ognuno ha la sua storia e nessuno può indossare le scarpe di un’altra persona e non possiamo giudicare le scelte altri! Non dimenticarlo.
Seguici sui nostri canali social: Instagram, Facebook, Pinterest e Trip Advisor – ti aspettiamo! Se i nostri contenuti ti sono stati utili, puoi offrirci un caffè su Ko-fi e sostenere il nostro blog
NB. Tutte le foto sono di Valentina