Una delle attrazioni imperdibili di Offida nelle Marche, è senza dubbio la Chiesa di Santa Maria della Rocca, che se ne sta adagiata sulla cima di una rupe, solitaria e bellissima. E’ un luogo sacro incredibilmente suggestivo e tra i più belli del Piceno. Le viste sulle campagne circostanti sono incantevoli e ci si sente immersi nella bellezza, abbracciati dalla natura.
La Chiesa abbaziale di Santa Maria della Rocca è circondata su tre lati da dei dirupi, che si aprono su due splendide vallate. Ci si arriva a piedi, uscendo fuori dal centro storico e passando davanti ad alcuni degli edifici più belli di Offida: il Teatro Serpente Aureo, la Collegiata di Santa Maria Assunta e il Museo del Merletto e del Tombolo.
Camminando nel silenzio, lentamente vedrai apparire la croce della Chiesa all’orizzonte e tutto intorno calanchi, colline e 50 sfumature di verde e di blu. Un luogo quasi mistico, che trasmette forti emozioni.
Al suo posto, inizialmente, c’era un castello di età longobarda con annessa una piccola chiesa, appartenente a Longino D’Azone. Nel 1039 d’Azone, donò all’Abbazia di Farfa gran parte dei suoi possedimenti, compreso il castello di Offida e la chiesa di Santa Maria della Rocca. Con questo gesto Longino sottomise se stesso e la sua famiglia all’Abbazia.
Due lastre in piombo con riferimenti alla moglie e alla figlia d’Azone, rinvenute all’interno della chiesa durante alcuni scavi, testimoniano il legame di questa famiglia con la chiesa.
Informazioni per visitare la Chiesa di Santa Maria della Rocca e come arrivare a Offida nelle Marche
Nei mesi invernali la Chiesa di Santa Maria della Rocca è aperta solo nel weekend. In alta stagione invece è aperta nei seguenti giorni e orari:
- martedì – venerdì: 10.30/12.30 – 15.30/17.30
- sabato e domenica: 10/12.30 – 15/19
Il costo del biglietto è di 3 euro e gli animali sono ammessi. Si accede solo con visite guidate, tra l’altro molto interessanti. La visita alla cripta sarà con la guida mentre, dopo una breve spiegazione, potrai accedere alla chiesa superiore da solo.
Per arrivare ad Offida, sia da Nord che da Sud, prendi la A 14 ed esci al casello di Grottammare. Da qui imbocca la SP 92, passando per la zona industriale Valtesino e segui le indicazioni per Offida.
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Santa Maria della Rocca – accenni storici
La rocca diventò un possedimento dei benedettini intorno al 1047. Nel 1330, i monaci pensarono di edificare una nuova chiesa, quella attuale, distruggendo in parte la chiesetta di Santa Maria della Rocca. Un’epigrafe presente in un angolo del muro esterno della chiesa, ne resta a testimonianza.
La nuova chiesa era più lunga e più larga della pre-esistente; tra le vecchie mura e quelle nuove, furono ricavati due spazi, uno destinato a cimitero.
Il maestro Albertino, costruì un monastero addossato alla Chiesa, di cui oggi non restano che alcune tracce come il pozzo in travertino. Il pozzo si trova all’esterno della Rocca, ma un tempo era proprio al centro del chiostro.
C’erano tre ingressi per accedere alla cripta: due a Sud riservati ai monaci e uno a Nord, riservato ai fedeli.
Nel XVI secolo, dopo la pestilenza del 1511, completarono il piano superiore della chiesa e impedirono ogni collegamento col piano inferiore. Attualmente i due piani sono collegati da una scala a chiocciola interna.
In questo stesso periodo i cittadini di Offida ritennero opportuno avere un priore del luogo, piuttosto che uno esterno. Chiesero ed ottennero la soppressione dei monaci farfensi di Santa Maria nel 1562. Crearono un collegio di diciotto sacerdoti e stabilirono che il priore dovesse essere un monaco di 0ffida.
Nel 1735 la parte superiore della chiesa subì delle modifiche per ordine del vescovo di Ascoli, Paolo Tommaso Marana. Verso la fine del XVIII secolo fu demolito il monastero e parte del materiale venne utilizzato per costruire la nuova Collegiata.
Nel 1891 la chiesa di Santa Maria della Rocca passò nelle mani del Comune.
La Cripta di Santa Maria della rocca e la chiesa inferiore
Arrivando dal centro del paese, salendo una rampa di scale rialzate, si accede alla cripta a tre navate della Chiesa inferiore di Santa Maria della Rocca. Strano vero, che non si trovi interrata? Appena varcato il portone d’ingresso si viene immersi nel palazzo e circondati da colonne, dipinti e un’atmosfera suggestiva.
La chiesa di Santa Maria della Rocca si erge su un dirupo a Ovest di Offida ed ha un campanile a pianta quadrata, che termina in cuspide piramidale ottagonale. E’ un tempio romanico-gotico in laterizio, rigato da eleganti lesene di travertino e decorato con una doppia fila di archetti trilobati.
Si accede alla cripta anche passando dall’interno della Chiesa, attraverso una gradinata chiusa tra due ali di muro. Il portale è in travertino scolpito a fogliame, tortiglioni e animali.
L’ambiente, impregnato di un’aurea mistica, è scandito da tre navate, divise da due successioni di colonne e semicolonne in laterizio e travertino. Nell’ambiente principale sono ben visibili quattro colonne in stile lombardo, che sorreggono arcate a tutto sesto e a sesto acuto. Le pareti sono ricche di affreschi del XIV secolo.
Cosa ammirare nella cripta
Nell’abside centrale ci sono dei dipinti attribuiti al Maestro di Offida: “lo sposalizio mistico di Santa Caterina“, “San Cristoforo” e “la Madonna con Bambino e due angeli“. A destra un’antica urna cinerana in travertino, oggi usata come acqua-santiera.
In entrambi i lati dell’emiciclo ci sono due cappelle poligone, che salgono da terra per incontrarsi al centro della volta.
Sull’altare della cappella-abside di sinistra, poggia un lastrone di arenaria, percorso superiormente da un cataletto. Si pensa che tale pietra appartenesse ad un altare pagano e il canaletto servisse per far defluire dentro la coppa del sacerdote, il sangue delle vittime. In questa cappella ci sono altre pitture del Maestro di Offida: “Santa Caterina d’Alessandria e l’Annunciazione“.
Altre opere del maestro sono: La Madonna del Latte; San Ludovico da Tolosa; Sant’Onofrio e Santo Stefano. Spicca inoltre un dipinto del Maestro Ugolino di Vanne da Milano: “La Vergine col figlio e Sant’Antonio” del 1423.
Nella cappella di destra, altri dipinti del Maestro: “Le storie di Santa Lucia“, “Crocifissione“, “lncoronazione della Vergine“, “La Madonna della Misericordia e San Giovanni Evangelista“.
La Madonna del Palio – il Sacro Palio
Una storia circonda la devozione di Offida a questo Sacro Dipinto. Giuseppe Desideri, provveditore delle carceri pubbliche, il 14 agosto 1840, vinse un sacro palio.
Da un punto di vista artistico, questo dipinto non presenta particolari pregi, ma la Madonna ama servirsi delle sue immagini più semplici e modeste per operare i suoi miracoli. Una volta portato ad Offida, collocarono il premio nella soffitta di Palazzo Desideri, dove rimase fino al giungo del 1842.
Il Sacro palio, dopo essere stato benedetto, venne posto sull’altare. L’8 luglio del 1850, mentre la figlia del carceriere, Maria Giuseppina Loffreda, pregava davanti alla Sacra immagine, avvenne un prodigio. La Madonna mosse gli occhi. In molti accorsero per ammirare il miracolo, che andò avanti per diversi mesi.
Il Vicario generale della Diocesi di Ascoli Piceno, Guido Poggetti, vide con i suoi occhi il prodigio e fece trasportare in processione il Sacro Palio, alla Chiesa Collegiata e collocato in un trono dorato sull’altare maggiore.
Trasportarono la Sacra immagine, racchiusa in una cornice di legno nella Cappella Pigliardi, dove si trova ancora oggi.
Nel 1855 il colera arrivò ad Offida, flagellando la popolazione. Centinaia di vittime furono falciate dall’epidemia, che non sembrava avere fine. Il Clero e la Magistratura, disperati, decisero di ricorrere all’Assunta del Sacro Palio, invocarono anche l’intercessione di Beato Bernardo che fece un voto solenne, sancito dal notaio Guarnieri.
La Vergine gradì l’offerta e il flagello lasciò Offida.
Il piano superiore – la Chiesa originaria
Salendo tre gradini in laterizio, ci si immette in quella che era la chiesa originaria, a navata unica. Essa è divisa in tre parti da due file di colonne e due semi-colonne addossate ai muri. Sul muro perimetrale Sud, si notano tre piccole finestrine strombate ad arco a tutto sesto ed una porta di accesso. Sul lato Nord, una sola finestrella e una tomba ricavata nella muratura.
La grande chiesa superiore termina nelle tre absidi poligonali decorate con eleganti affreschi in stile gotico fiorito. Alza gli occhi per ammirare sante vergini e martiri, angeli musicanti e profeti che lavorano nello “scriptorium” monastico.
La pavimentazione in cotto, risale al 1986. Andando verso Ovest e oltrepassando il muro della chiesa, ci troviamo in un vano diviso in quattro parti da tre file di colonne.
AlI’ambone si accede attraverso una scaletta ricavata nello spessore del muro. Sul lato opposto c’è un altro ambone che, un tempo, conteneva una cantoria in legno con organo. In fondo si trova una fonte battesimale dove battezzarono il beato Bernardo di Offida.
Al piano superiore della chiesa si può accede anche da una scala esterna in laterizio. La facciata principale, lato Ovest, è divisa verticalmente in tre parti da lesene con un portale in laterizio sorretto da pilastrini in travertino. Il portale è sovrastato da un bellissimo rosone in legno di quercia.
Purtroppo, parte delle decorazioni originali sono andate perse, anche a causa del deperimento della copertura. Negli altari laterali, eretti in epoche diverse, si segnala quello dedicato a sant’Andrea, che risale al XV secolo, con pala affrescata sul muro da Vincenzo Pagani.
Cosa ammirare nella chiesa originaria
Le pareti laterali sono nude e interrotte da tre finestroni oblunghi, due aperti e uno murato. Nella parete e nell’ambone di destra, altre opere del Maestro di Offida: “La Sepoltura di Gesù” e “La Crocifissione“. Nella parete di sinistra un’opera di Frà Marino Angeli raffigurante “La Madonna del latte con San Sebastiano“. In fondo si apre l’abside, illuminata da due finestre oblunghe.
Nel catino dell’abside maggiore un’opera del Maestro Ugolino di Vanne da Milano raffigurante “Sette Pro feti, otto Sante Vergini, dieci Angeli musici“. Nella zona inferiore sinistra dell’abside maggiore un frammento di affresco votivo, commissionato dal condottiero affidano Baldassarre Baroncelli, datato 23 Nov. 1423.
Nella zona inferiore, al centro dell’abside maggiore, “Fuga in Egitto” del Maestro di Offida. Sulla parete Nord c’è un ambone, dove è sistemata una statua lignea del XVI secolo che rappresenta “San Benedetto da Norcia”.

Curiosità sulla Chiesa di Santa Maria della Rocca
Durante l’avanzata delle truppe alleate, tra il 16 e il 18 giugno del 1944 alcuni militari tedeschi avevano completamente minato la Chiesa, affinché le macerie intralciassero agli alleati, ma nessuna delle trenta mine esplose e gli abitanti attribuirono l’episodio ad un miracolo della Vergine.
Sul lato sinistro della prima scala che conduce alla chiesa è scolplita una pecorella che mangia un quadrifoglio. Una credenza popolare sostiene che si avvererà il desiderio del fedele che salirà a piedi uniti sull’Agnello Mistico, salendo i primi 3 gradini e tornando indietro ad occhi chiusi. Ci hai fatto caso?
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Il giardino dei giusti di Offida
Prima di lasciare Santa Maria della Rocca, fermiti ad ammirare il panorma che la circonda e fai due passi nel giardino dei giusti. Silenzio, un tiepido sole, qualche panchina per sedersi e riposare mentre tutt’intorno si è avvolti dalla poesia della natura e di questo luogo sacro.
Dopo la II guerra mondiale, il termine “Giusti” si usava per indicare i “non-Ebrei” che agirono in modo eroico, rischiando la vita per salvare anche un solo “Ebreo” dal genocidio.
I Giusti sono insigniti da una speciale medaglia e un certificato d’onore. A loro è dedicata la piantumazione di un albero nel Giardino dei Giusti, presso lo Yad Vashem, l’istituto per la memoria della Shoah di Gerusalemme. Questa tale pratica nella tradizione ebraica, indica il desiderio di ricordo eterno per una persona cara.
Tra coloro che si sono distinti per lo straordinario coraggio dimostrato nella difesa dei valori umani, ci sono anche degli Offidiani: le famiglie Talamonti Adelino, Talamonti Camillo, Piersimoni Antonio e Ciabbattoni Umberto, che pur consapevoli del pericolo a cui andavano incontro, salvarono la vita alla famiglia ebrea Ventura.
La storia della famiglia Ventura
La famiglia Ventura giunse ad Offida durante la guerra e poco tempo dopo, Beniamino venne internato nel campo di prigionia di Servigliano. I figli Marco ed Ester, strinsero amicizia con alcuni coetane del luogo. Marco frequentava la casa di Adelino Talamonti, il mugnanio. La moglie lo inviatava spesso a mangiare con i suoi figli. Diceva sempre: “dove mangiamo in 6, c’è anche posto per 7“.
Quando Ester si ammalò all’intestino, doveva essere curata, ma in tempo di guerra non era semplice trovare le medicine. La mamma di Anna Ciabattoni la aiutò a guarire facendola mangiare in modo adeguato.
Dopo l’amnistizio dell’8 settembre 1943, Beniamino riuscì a fuggire dal campo di Servigliano e raggiunse la famiglia a Offida, vivendo come un fuggiasco
Emma Talamonti, la figlia del custone del cimitero, convinse il padre a nascondere l’Ebreo in una tomba. La sistemazione era scomoda e così chiesero aiuto alla famiglia Piersimoni, che viveva poco distante e Antonio ricavò a Beniamino un giaciglio nel pagliaio per la notte.

Un giorno di maggio, mentre erano tutti seduti a tavola per fare colazione, avvistarono dei Tedeschi. Beniamino scappò e la famiglia tolse ogni traccia dal tavolo, dimenticando i bicchierini da liquore. I tedeschi chieseo come mai ci fossero tre bicchieri e Emma rspose che uno era suo, ma i fascisti non le credettero.
Usciti dalla casa di Camillo, i Tedeschi, si diressero nell’abitazione di Antonio Piersimoni. Notarono il pagliaio che uno di loro infilzò con un forcone, senza trovare nessuno.
Portarono Camillo in caserma per interrogarlo. Lui conosceva bene Maria, la segretaria del fascio, a cui curava la tomba della madre. Maria testimoniò a favore di Camillo e grazie a lei, dopo alcuni giorni lo rilasciarono.
Alla fine della guerra la famiglia Ventura tornò in Isdraele e dopo circa 20 anni riprese i contatti con le famiglie che li avevano aiutati. In memoria di questi Giusti venne innaugurato questo giardino. All’innaugurazione era presente il nipote di Beniamino, che era solito dire ” Sono Ebreo ma il mio cuore è offidiano” .
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