Com’è vivere in Irlanda? Oggi ti presento Sandra, expat a Dublino e autrice del blog Passaporto e colori. Sandra è entrata nel mondo del blogging ormai da 8 anni e collabora come guida per Vagabondo e mi è piaciuto tantissimo segurie le sue ultime avveture in Giappone e Norvegia!
Scopriamo le loro storie degli italiani all’estero con questa rubrica dedicata alle “storie di vita on the road”. Se sei curioso di scoprire come si vive in Germania, leggi la storia di Samanta.
Ciao Sandra raccontaci in breve chi sei, per farti conoscere dai nostri lettori
Ciao, sono Sandra neo expat in terra irlandese, viaggiatrice, amante delle cose belle e della buona cucina, ma non solo…
Mi reputo una curiosa esploratrice, sempre in cerca di posti che valga la pena raccontare e ricordare.
Mi piace viaggiare leggera, assaporando ogni luogo con calma ma senza tralasciare nulla. Ma per poter continuare ad alimentare questa mia passione ho dovuto cambiare vita in modo drastico a 42 anni suonati.
Da che regione Italiana vieni?
Io sono nata in Piemonte dove ho vissuto fino ai 19 anni poi mi sono trasferita in Lombardia e li sono rimasta. Mi sono sempre sentita molto legata a questa regione perché il mio papà è originario di li e ho passato la mia infanzia nel bergamasco.
Adoro il connubio di laghi e montagne, la bellezza imponente della natura e i panorami manzoniani.
Come andavano le cose in Italia prima di partire?
Le cose andavano bene almeno fin tanto che ho avuto un lavoro, ma ahimè l’azienda dove ho lavorato per ben 13 anni è stata chiusa e mi sono ritrovata a dovermi re-inventare.
Uno a 40 anni crede di aver fatto già tutte le esperienze necessarie alla propria formazione, io avevo una casa mia, i miei hobbies, gli amici, i viaggi, insomma non mancava nulla, ma perdere il lavoro, in Italia, è un dramma che ti stravolge, ti mette in discussione e soprattutto ti fa capire che dopo una certa età non c’è più posto per te.
Dopo un anno a cercare prima di re-inventarmi e poi a trovare un lavoro, ho perso le speranze.
Cosa ti ha spinto a partire?
L’assenza di lavoro, inutile stare qui a raccontarsela, ho cercato, ho mandato cv ma i miei 13 anni di esperienza in campo finanziario non valevano nulla per nessuno. Ho fatto corsi, ho cercato di imparare un nuovo mestiere, ma anche così è stato un buco nell’acqua.
E quindi ho preso questa difficile decisione, ho meditato molto anche perché avevo una situazione famigliare un po’ complicata, ma i miei mi hanno sostenuto e appoggiato e così…. Ho comperato un viaggio di sola andata e ho fatto le valigie.

Come sei approdata a vivere in Irlanda?
Ho scelto la mia destinazione in modo molto consapevole, questo è l’unico paese in cui mi sarei mai trasferita, non avrà il fascino esotico e non sarà cool come la vicina Inghilterra, ma si sta bene, la vita è davvero rilassata e la natura è meravigliosa.
Sapevo inoltre che trovare lavoro non era complicato e avevo già chi mi avrebbe ospitato quindi..
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
Sono partita senza lavoro, avevo fatto qualche colloquio telefonico dall’Italia, ma qui ti vogliono subito quando ti vogliono per cui era più semplice gestire la cosa direttamente in loco.
Come ti sei organizzata? Conoscevi qualcuno?
Prima di tutto ho contattato la famiglia che mi aveva già ospitato in passato, avevo bisogno di referenze per cercare casa, ma loro mi hanno accolta come una nipote e cosi il problema casa era risolto (a Dublino e dintorni non è semplice trovare un posto dove stare… direi che è una mission impossible).
Conoscevo la mia famiglia, la mia teacher e una ragazza conosciuta durante il mio periodo di studio qui, nessun altro.
Raccontaci il pre-partenza, come ti sei mossa appena arrivata?
Il pre partenza è stato un caos organizzato, infatti ho preso il biglietto a novembre e da li ho iniziato ad sistemare la mia casa, ho liberato armadi e buttato la roba inutile, in previsione di un trasloco internazionale (che ancora non è avvenuto), ho selezionato le cose che mi sarebbero servite subito e messo da parte le cose che mi sarebbero potute servire dopo poco (anche queste per ora sono ancora in Italia).
Ho organizzato visite mediche e cercato di sistemare tutte le pendenze che avevo e rimandavo. Poi sono partite le cene di saluti e li ho capito che era proprio il momento di partire!
Appena arrivata ho messo mano al cv e ho cominciato a rispondere a tutti gli annunci di lavoro che prevedevano la lingua italiana tra i requisiti, ho iniziato le lezioni di inglese e ho aspettato.

Parlavi la lingua? Come hai fatto senza aiuti?
Si parlavo inglese, non cosi fluentemente come vorrei, ma quanto basta per vivere e cercare lavoro. In realtà io ho avuto molto aiuto dalla famiglia che mi ospita, mi hanno aiutato aanche ad acquistare la mia macchina irlandese. Sono come una nipote e come tale vengo coccolata e aiutata.
Cosa hai fatto nei primi mesi per integrarti?
Mi sono iscritta ad un gruppo Facebook gestito da un’amica di un’amica e cosi ho conosciuto alcune ragazze con una storia simile alla mia e poi ho trovato lavoro e li le prime conoscenze.
Non è semplice trovare una propria dimensione qui, legare con gli irlandesi non è da tutti, sono persone meravigliose ma non cosi espansive come potremmo essere noi, ti accolgono in casa ma non si “mischiano”.
Credo che la mia vita sociale italiana sia una delle cose che mi manca di più dopo la mia casa (famigliari e amici sono sopra a tutto comunque).
Come hai cercato di far diventare una nuova nazione la tua casa?
Fermo restando che sono arrivata davvero da troppo poco tempo per poter dire di sentirmi a casa, ogni giorno cerco di vivere un po’ più come loro che come in Italia, cerco di non lamentarmi del tempo, del caffè e di tutte quelle cose che qui non ho.
Amo il brunch della domenica e l’idea di stare in un pub a bere tea al pomeriggio..
Dopo quanto tempo non ti sei più sentita un’ospite?
A questa domanda non posso rispondere, sono ancora in una fase di “ vacanza”, credo che finirà quando troverò il mio spazio, una casetta tutta mia… insomma quando sarò nuovamente indipendente come in Italia.
Hai avuto paura prima di partire? Non esserci e lasciare quello che ti era familiare è stata dura?
Ho avuto paura di non farcela, di fallire! Questa per me era la soluzione ultima, l’ultima occasione per trovare un lavoro degno di questo nome e di avere il mio futuro. Questo mi spaventava molto, così come lasciare i miei genitori visti alcuni problemi di salute, non essere di aiuto tutti i giorni mi tormenta ogni giorno, ma loro sono stati i mio primo sponsor, non posso deluderli.
Quando decidi di fare un passo del genere devi mettere in conto che lo farai da solo e da solo dovrai cavartela in un modo o nell’altro.

Cosa ti piace del luogo in cui vivi?
Del vivere in Irlanda mi piace la natura che mi circonda, una routine più rilassata, la possibilità di fare un lavoro nuovo è molto stimolante. Vivere qui è bello, davvero! Anche quando diluvia e tira un vento da nord che strappa la faccia.
C’è qualcosa che non riesci proprio a capire della cultura in cui vivi? Che stona per te?
Il gran disordine che popola le case iralndesi, avere roba ovunque che soffoca gli spazzi mi da noia e questo complica la mia situazione di ospite. Ho bisogno di spazio, organizzato e funzionale che qui manca!
Cosa fai adesso e quali sono i tuoi sogni per il futuro?
Trovare una sistemazione tutta mia, che mi permetta di riprendere i miei ritmi, o meglio di adattare i miei ritmi a questa Irlanda. Mi manca la possibilità di prendermi del tempo su un divano, di scrivere, dipingere etc etc…
Una volta sistemato questo, penserò alle prossime mete, sia di viaggio che di vita, ma per ora mi godo quello che sto vivendo un giorno dopo l’altro.
Un tuo suggerimento mirato a chi sta valutando l’idea di trasferirsi a vivere in Irlanda: cosa serve assolutamente per decidere di partire?
Il mio suggerimento è semplice e banale, ma credo fondamentale per riuscire poi a costruire qualcosa: bisogna scegliere la meta, non bisogna farsela andare bene, perché poi si rischia di non viverla bene.
In un trasferimento bisogna essere consapevoli di dove si sta andando, non bisogna subirlo. Inoltre decidere di partire significa mettere la propria vita in una nuova fase embrionale, perché non si continua semplicemente a vivere altrove, bisogna davvero ricominciare da capo, quindi serve determinazione e tanto coraggio.
Il passo più difficile non è prendere un aereo, ma restare dove si è arrivati.
Torneresti mai in Italia?
No, senza se e senza ma. Non ternerei in Italia, perché non avrei un futuro e non potrei costruire nulla di utile per me. Il mio Paese non mi ha dato un occasione anche se ho cercato in tutti i modi di prendermela, mi manca molto, ma non tornerei. Piuttosto porterei qui qualcosa, ma non il contrario.
Forse parlo cosi perché sono arrivata da poco, ma ad oggi il mio sentimento è questo. Non sono arrabbiata, ma delusa di aver potuto continuare la mia vita nel mio Paese accanto alle persone che amo.
Allo stesso tempo ringrazio di essere una cittadina italiana che all’estero viene apprezzata per quello che siamo realmente: un popolo creativo, estroverso che sa farsi valere, sa alzare la testa e sa essere speciale.
Questa è una consapevolezza che aquisisci quando te ne vai, quando le persone che incontri, scoprendo che sei italiano, ti guardano con occhi sognanti e ti ripetono all’infinito quanto sia meraviglio il tuo Paese.
Ognuno ha la sua storia e nessuno può indossare le scarpe di un’altra persona e non possiamo giudicare le scelte altri! Non dimenticarlo.
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NB. Tutte le foto sono di Sandra
2 comments
Mi piacerebbe sapere qualcosa di più della storia di Sandra a Dublino, come è andata, è possibile? C’è qualche contatto facebook per poterla seguire?
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