La gola del furlo ci ha rapiti con il suo straordinario scenario e i sentieri da percorrere a piedi addentrandosi nella natura. Aabbiamo ammirato strapiombi e natura incontaminata, splendidi panorami e giochi di luce sull’acqua.
Quanto tempo occorre per visitare la gola del Furlo? Per visitare questa zona mezza giornata è più che sufficiente e in estate sconsigliamo di farlo durante le ore più calde ma, se non puoi fare diversamente ricorda di portare con te una protezione solare, un cappello e una borraccia con acqua fresca da tenere sempre a disposizione.
Continua a leggere per scoprire cosa vedere alla gola del Furlo e quali luoghi non perdere nelle immediate vicinanze, per completare la tua esplorazione di questa zona. Passa un pò di tempo a percorrere ed ammirare l’antica via Flamina e scopri tutte le vicende storiche che si sono susseguite in questo luogo trafficato sin da tempi lontanissimi.

La Gola del Furlo – cosa fare e cosa vedere
Passeggiare lungo la strada consolare Flaminia
La via Flaminia che in questo punto attraversa la gola del Furlo, fu realizzata attorno al 220 a.C. per volere di Gaio Flaminio, come collegamento tra Roma e Ariminum (Rimini). La strada risaliva la vallata del Tevere fino agli Appennini dove, attraverso il passo della Scheggia, discendeva sul versante adriatico lungo la valle del Metauro, fino a Fanum Fortunae (Fano) da cui proseguiva per Pisaurum (Pesaro) per giungere fino a Rimini con un percorso lungo la costa.
Il tratto dell’antica via valicava qui l’Appennino, nell’impervia strettoia tra i monti Pietralata e Paganuccio, a sinistra del fiume Candigliano, in un percorso già frequentato in epoca preromana.
La galleria lunga
La Via Flaminia comprende una galleria lunga, che gli antichi chiamaromo “petra pertusa” o “forulus” da cui il nome di galleria del Furlo. Vespasiano nel 77 d.C. la fece scavare nel suo punto più stretto, per consentire l’attraversamento degli Appennini, dal versante tirrenico a quello adriatico. La galleria è alta circa 5 metri e profonda circa 38.
La nostra guida Guazzaroni Tatiana ci ha raccontato che queste gallerie sono state scavate a mano con gli scalpelli. La roccia veniva prima bagnata con l’aceto, per renderla più lavorabile e poi scaldata. Se ti avvicini abbastanza alla roccia, toccala e guarda i segni che si vedono incisi sopra. Vedrai tanti segni di scalpello, che hanno creato questo capolavoro che resiste da secoli.


La galleria piccola
Vicino la galleria piccola lunga solo 8 mt, forse scavata dagli Umbri o dagli Etruschi. La piccola galleria si presenta disomogenea e considerate le ridotte dimensioni, appena idonea al passaggio di un carro alla volta. Molti elementi fanno pensare che essa fosse dovuta ad un intervento di emergenza, al pari del muro di terrazzamento che si trova li vicino, che ne rafforza la struttura a rischio, situata sul margine del dirupo in frana.
Quando l’abbiamo visitata l’area era chiusa per lavori di ristrutturazione, ma abbiamo potuto sbirciare e fare ugualmente qualche foto per renderci conto lo stesso della sua bellezza. Se ti avvicinerai abbastanza vederai i solchi nel terreno che indicano il passaggio sia in andata che al ritorno. Probabilmente era una via unica di percorrenza che conduceva in questo luogo.
I muri di sostruzione ancora oggi ben visibili anche se in parte, sommersi dall’acqua del moderno lago artificiale, sostenevano la carreggiata nei punti critici e raggiungevano qui, un’altezza eccezionale di circa 20 metri.

Le Epigrafi e la mutatio “ad intercisa”
L’iscrizione CIL XI 6106 incisa sopra l’ingresso orientale della galleria, gemella di quella sull’altro ingresso, commemora la costruzione della galleria per volere dell’imperatore Vespasiano.
Una seconda iscrizione CIL XI 6107 apposta all’ingresso occidentale nel 246 d.C. per volere di Aurelio Munaziano, celebra la vittoria dell’imperatore Filippo l’Arabo contro il brigantaggio della zona. Alcuni briganti si erano stanziati al di là del fiume sul monte Paganuccio e per cacciarli l’imperatore inviò alcuni militari della flotta, insediando in questo lato della galleria una stazione di polizia con 20 soldati. L’epigrafe rimase qui fino al 1886 quando l’ANAS decise di rimuoverla ed è ora conservata presso il Museo Oliveriano di Pesaro.
Con l’inizio della crisi dell’Impero romano e con la guerra guerra greco-gotica e la successiva discesa dei Longobardi, la Flaminia perse il suo valore commerciale e percorsa da truppe di militari e da briganti, divenne un punto di transito strategico molto ambito.
La piccola chiesa di Santa Maria che si trova all’uscita est della galleria, è stata costruita alla fine del ‘400 sulle rovine di un precedente edificio, coprendo parte del primo e più antico tracciato stradale della Flaminia.
In corrispondenza dell’attuale agglomerato del Furlo, si ritiene che fosse ubicata la mutatio di Intercisa, ossia un punto di sosta lungo la strada consolare utilizzato dai viandanti per cambiare cavallo e per rifocillarsi. Il suo significato letterale “rocce tagliate” deriva dai tagli praticati sul fianco del monte per ricavare la strada. Il nuovo nome “Petra Pertusa” e cioè “roccia perforata” sono evidenti richiami alla galleria fatta da Vespasiano.


La grotta del grano
Terminata la visita guidata che ci ha permesso di conoscere la storia e tanti aneddoti legati a questo luogo, ci siamo fermati ancora per continuare ad esplorare la zona e abbiamo scoperto la “Grotta del grano”. Un grande riparo naturale, legato all’attività di transumanza dei pastori verso i passi appenninici, che testimonia come la zona fosse già frequentata fin dall’età preistorica.
Scavi archeologici riportarono alla luce un deposito antropozoico. I materiali rinvenuti erano per la maggior parte frammenti di ciotole, tazze, olle. Il nome della grotta deriva dal rinvenimento avvenuto nell’Ottocento di una ricca provvista di grano e di altri cereali carbonizzati, attribuibile al periodo immediatamente successivo alla guerra greco-gotica, quando in questa zona, si verificò un incendio ad opera dei Longobardi.
Vitige, re dei Goti, aveva fatto costruire sulla Flaminia, a controllo della strada, il cosiddetto castello gotico che si ergeva tra la galleria di Vespasiano (che ne costituiva la porta orientale) e la Grotta del Grano, comprendente al suo interno case e baracche per i militari e le loro famiglie. La fortezza in questo strategico punto di transito, fu oggetto di lunga contesa e venne conquistata più volte, ora dai bizantini ora dai goti. In fine i Longobardi in marcia verso Roma nel 571 d.C. distrussero definitivamente il castello con il fuoco.


La diga
Questa imponente diga fu realizzata nel 1922. È del tipo ad arco di gravità, alta 59 metri con uno sviluppo del coronamento di 50 metri ed è una tra le più famose e spettacolari del centro Italia. Si resta impressionati della sua incredibile maestosità. Un vero peccato che non fosse aperta nel momento della nostra visita, perchè sappiamo da alcuni amici di passaggio, che lo scenario diventa ancota più pittoresco e accattivamente.

Il chiavicotto
ancora poco conosciuto fu costruito per il deflusso della acque che dalla montagna sgorgavano verso la valle, situata a 100 metri più ad est, rispetto alla galleria di Vespasiano. Specie rare floristiche protette vivono in questa riserva, come la Moehringia papulosa, particolarmente rara e nidi di acquile.
Il fiume divide in due quello che una volta era un unico massiccio, per milioni di anni solcato dal Candigliano, che ha lasciato una profonda spaccatura sul suo percorso. È anche per questo motivo che i monti racchiudono una sorprendente varietà di elementi interessanti. La Gola è formata da un enorme parete di calcare spaccata in due, per erosione da parte delle acque, tra il Monte Paganuccio e il Monte Pietralata.

La Riserva Naturale Statale della Gola del Furlo
La Riserva istituita nel 2001, preserva in un ambiente incontaminato dall’aquila reale, al falco pellegrino. Inoltre sono presenti tantissime altre speci come: il gufo reale, il picchio muraiolo, la rondine montana, il rondone maggiore e il gracchio corallino. Al Furlo vivono lupi, caprioli, daini, cinghiali.
La vegetazione che ricopre le cime del massiccio è costituita in prevalenza da querceti con roverella, carpino nero, orniello, acero, sorbo.
Centro visite e Museo del Territorio
ll Centro Visite ospita il Museo del Territorio Lorenzo Mannozzi-Torini ad ingresso gratuito. Il Museo è costituito da due sezioni: quella geologica – paleontologica e quella faunistica e da una sezione dedicata al lavoro dell’uomo nelle cave. Il museo è aperto dal venerdì alla domenica dalle 9.30 – 12.30 e dalle 14.30 alle 17.00.
Ci sono quasi 52 km di sentieri distribuiti sul Monte Paganuccio e sul Monte Pietralata per godere delle eccellenze naturalistiche e dei panorami mozzafiato che solo la Gola del Furlo può regalare. Al Centro Visite puoi reperire tutto il materiale informativo di cui hai bisogno e scegliere il percorso più adatto alle tue esigenze.
Disponibile in vendita anche la Cartina Escursionistica e i Quaderni del Furlo che sono libri di approfondimento archeologico e naturalistico. Tutti i sentieri sono percorribili gratuitamente e senza bisogno di alcuna prenotazione. A questo link puoi scaricare la carta escursionistica della riserva naturale gola del Furlo e scaricare anche mappe e sentieri adatti ai bambini.

Il Furlo nelle vicende storiche
Il popolo italico che per primo comprese l’importanza della viabilità nell’economia fu quello etrusco, che costruì la strada di collegamento tra Roma e Rimini, l’attuale Flaminia, chiamata così due secoli più tardi dal console Flaminio, che la fece lastricare. La conquista del Furlo da parte dei Romani, avvenne senza difficoltà nel 295 a.C., dopo aver sbaragliato la confederazione italica a Sentino (Sassoferrato).
Il luogo divenne un passo molto transitato e Flavio Vespasiano, fece scavare una nuova galleria (tuttora aperta al traffico e che abbiamo percorso sia a piedi che in auto), i cui lavori terminarono nel 76 dopo Cristo. La zona fu poi sede di conquista e battaglia tra Goti e Bizantini, che a turno la conquistarono e dominarono. Nel 1234, con la conquista di Urbino da parte di Buonconte da Montefeltro, il Furlo entrò a far parte del territorio dei Montefeltro e restò nelle tenebre.
L’avvento dei Della Rovere non migliorò la situazione e il Furlo pullulava di banditi. Solo nel 1631 come il Ducato d’Urbino, fu incorporato nello Stato Pontificio. Le condizioni di difficoltà per la caduta di massi, l’incuria e la presenza di malviventi, non si attenuarono e nel 1771, le poste pontificie si videro costrette ad evitare la gola.
Fu solo nel 1797 che i francesi portarono al Furlo il vento della rivoluzione e pensarono di bonificare la gola insediandovi un comando militare. Il 17 settembre 1860 il Furlo passò ai Savoia e il 17 marzo 1861 entrò a far parte del regno d’Italia. Nel 1863 il passo fu liberato dalla presenza dei banditi e reso sicuro.

Gli anni delle guerre mondiali
La prima guerra mondiale non lo coinvolse ma l’area suscitò interesse per i collegamenti tra Roma e il fronte, soprattutto dopo l’avvento delle automobili. E fu proprio l’automobile che fece conoscere ai dirigenti dell’U.N.E.S. di Milano, il Furlo e li convinse dell’alta possibilità di guadagno con le acque del Candigliano.
Nel 1922 vi passò Mussolini, le cui soste lo portarono a contatto con l’albergatore Candiracci. Nel 1936 la milizia forestale volle immortalare l’immagine del Duce attraverso il famoso profilo nella montagna. La guardia forestale negli anni trenta riprodusse il profilo del duce grazie ad un’opera di scavi e muretti, sul crinale del monte Pietralata e durante la II guerra mondiale un gruppo di partigiani distrusse l’opera. Oggi il profilo del duce è ancora parzialmente riconoscibile, anche se noi non siamo riusciti a distinguerlo.
Durante la seconda guerra mondiale il Furlo visse momenti di tensione ma non fu teatro di feroci scontri. Gli anni settanta furono invece anni devastanti, soprattutto per il paesaggio rovinato dall’attività delle cave. Negli anni ottanta sono state costruite due nuove gallerie di 3391 metri. Da allora sono queste gallarie che assorbono il traffico della Flaminia, restituendo la gola alla gioia dei suoi estimatori.

Attrazioni nelle vicinanze della Gola del Furlo
Abbazia di San Vincenzo al Furlo
Quello che oggi vediamo è ciò che rimane di un’antica Abbazia del secolo VIII. Fu eretta sui resti di un tempio pagano che prosperò, grazie alle offerte dei viandanti che, dovevano attraversare il Furlo. L’Abbazia assunse la stessa funzione esercitata dal tempio, cioè di riscuotere le offerte fatte a Dio per l’attraversata del Furlo.
Nel 1011 il monastero di Petra Pertusa, fu eretto da San Romualdo, che riuscì a riportare i monaci a costumi più morigerati. Egli convinse i più bisognosi di penitenza a ritirarsi e costruirsi celle entro la Gola del Furlo, nutrendosi solo di acqua, pane ed erbe.
Nel contempo, fece costruire il piccolo eremo di San Ubaldo, che aveva il compito di proteggere i viandanti dai briganti e altri pericoli. L’Abbazia divenne sempre più ricca e potente, grazie alle offerte e il tempio divenne maestoso.

Nel 1040 divenne abate di Petra Pertusa, San Pier Damiani. In quel periodo il Monastero era spesso oggetto di saccheggi da parte di orde di delinquenti, ma l’arrivo di Pier Damiani, coincise con un momento di maggiore calma. I monaci ricominciarono a indossare l’abito bianco e l’Abbazia tornò ad essere un luogo di pace e serenità.
La chiesa attuale, in stile romanico, fu riedificata nel 1271, dall’abate Bonaventura. L’interno dell’edificio conserva una delle due primitive navate, una cripta a tre navate e un altare IX secolo. Vi sono anche resti di affreschi medioevali, sia nella navata destra che nel presbiterio, notevolmente rialzato rispetto al resto della chiesa. Nei pressi della chiesa si trova un piccolo ponte romano.


Il Castello di Pietralata
E Prima di lasciare definitivamente la zona, potete approfittare della vicinanza per andare a visitare Il Castello di Pietralata che si trova sul versante meridionale del Monte di Pietralata. E’ un’antica costruzione risalente al XI secolo, composta dalle rovine ben conservate, del grande muro di cinta, la chiesa della SS. Trinità ancora consacrata, le rovine dell’insediamento centrale adiacente detto maschio e una Casa Canonica collegata alla chiesetta da un particolare passaggio sospeso.
Dove si trova e come arrivare alla Gola del Furlo
La Gola del Furlo si trova lungo l’antico tracciato della Via Flaminia tra Fermignano e Acqualagna nella provincia di Pesaro-Urbino.
Per arrivare alla Gola del Furlo da Ancona prendere l’autostrada A14 in direzione Bologna ed uscire a Fano. Dal casello autostradale proseguire lungo la strada provinciale Fano-Grosseto in direzione Fossombrone. Superata Fossombrone proseguire per Roma e prendere l’uscita Furlo-Calmazzo. Proseguire lungo la strada Flaminia per circa 6 km (si attraversa in auto la Gola del Furlo); in alternativa prendere l’uscita Furlo (dopo la galleria di circa 3,5 km) e proseguire sulla Strada Flaminia seguendo le indicazioni per Furlo per circa 1,5 km
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Abbiamo visitato Acqualagna e la Gola del Furlo come Ambassador per #destinazionemarche. Grazie a Regione Marche e alla Fondazione Marche Cultura.
NB. Tutte le foto sono di proprietà di Ale Carini ed Ivan Balducci @2108. Vietato ogni uso. 50 Sfumature di viaggio – Scozia on the road.
**fonti consultate per scrivere l’articolo:
10 comments
Gallerie scavate con lo scalpello, che durano millenni. Le nostre, con tutti gli studi e la tecnologia in aiuto, crollano dopo due settimane. Cosa lasceremo noi ai posteri del nostro passaggio? Nulla. Ma per fortuna queste opere continueranno a vivere anche dopo di noi. Meravigliosi posti, assolutamente da visitare. Spero che nella riserva si possa portare il proprio cane !
Per quello che ho visto si, c’erano parecchie persone a passeggio con i loro cani, tenuti a guinzaglio. Purtroppo hai ragione, oggi si ha paura ad uscire di casa, per timore che qualcosa ti croli addosso all’improvviso.
Con questo post mi hai fatto scoprire luoghi che altrimenti non avrei mai conosciuto. In effetti non avevo mai pensato al fatto che la Flaminia non si esaurisce nei dintorni di Roma città e prosegue verso luoghi lontani attraversando l’Italia. Il percorso per arrivare alla Gola del Furlo e ai luoghi intorno è davvero interessante. Grazie delle suggestioni. Mi è venuta voglia di organizzare un viaggio da quelle parti per fare mille mila foto.
Se passi dalle nostre parti Raffi, mi piacerebbe tantissimo offrirti un caffè! Così finalmente ci conosciamo di persona 🙂
Non conoscevo affatto questo meraviglioso posto! Ci voglio andare assolutamente.. la casetta dell’enel (anche se dell’enel) è troppo carina così incastrata. Amo la chiesa e il castello.. per non parlare di quell’acqua limpida azzurra 🙂
Questa riserva naturale è veramente bellissima e pittoresca! Una volta il zona, dopo una bella passeggiata non dimenticare di assaggiare il tartufo, che è buonissimo da queste parti 🙂
Ammetto di non esserci mai stata! Mi ha colpito il modo in cui le gallerie sono state create: tanto pazzesco quanto affascinante.
Pur vivendo nelle Marche è stata la prima volta anche per noi! Devo dire che è stata una bellissima esperienza e la nostra guida, ci ha aiutati veramente a scorprire quanta bellezza nasconde questo luogo!
Sarò da queste parti ad inizio settembre e devo convincere mio marito a fare una tappa qui.
Bellissima riserva naturale! Mi piacciono i posti dove storia e natura si incontrano. Sapere che la conquista del Furlo da parte dei Romani, avvenne già nel 295 a.C. e che si può ancora percorrere una galleria fatta costruire da Vespasiano, mi ha messo i brividi!
Ciao Martina, si convincilo! La visita non vi porterà via più di 2 o 3 ore e poi potete approfittare per fermarvi in zona e assaggiare qualche piatto a base di tartufo! Acqualagna è famosa per i suoi tartufi e sarete vicinissimi praticamente.