Raggiolo cosa vedere in questo piccolo borgo arroccato sulle pendici del Pratomagno, immerso tra le foreste del Casentino. Si trova in provincia di Arezzo, nella splendida Toscana e dal 2015 è uno dei borghi più belli d’Italia.
Lo abbiamo scoperto durante uno dei nostri ultimi viaggi on the road in Toscana e ce ne siamo subito innamorati. Sembra di camminare dentro una cartolina ed è ricco di angolini e scorci pittoreschi.
Le abitazioni da queste parti, sono spesso prive di fondamenta, perché poggiano direttamente sulla roccia sottostante. Guardandole danno come l’impressione che il borgo di Raggiolo sia rimasto quasi immobile al passare del tempo. Le case sono tutte ristrutturate e gli stretti vicoli perfettamente lasticate in pietra.
Meno di 100 anime vivono qui tutto l’anno, che arrivano a circa 1000 in estate. Nonostante sia poco popolato, Raggiolo è sempre pieno di fiori colorati che ornano balconi e finestre e il borgo è perfettamente conservato.
I punti panoramici da ammirare non mancheranno, passeggiando per le vie del borgo e lo sguardo può arrivare fino scorgere l’inconfondibile Monte della Verna.
Visitare Raggiolo, così delicatamente adagiato sulle pendici del Pratomagno, regala tranquillità, silenzio e un’incredibile sensazione di pace.
Cosa troverai in questo articolo
Cosa vedere a Raggiolo
Nel silenzio di questi luoghi pervasi da un tempo sospeso, Raggiolo domina dall’alto la valle. Si presenta con la semplicità di un luogo che ha radici profonde e un antico retaggio di fierezza, che si inoltra nella notte dei secoli.
Scoprirai storie di longobardi, di signori feudali e di una colonia di Corsi, che secondo la tradizione del paese si stanziarono qui.
Gente testarda quella di Raggiolo, indomabile, astuta e temprata dalle fatiche. Montanari dalla vita scandita da castagne essiccate, boschi, animali e trasumanza nelle Maremme. Veloci con la roncola e il pannato, audaci nell’uso del coltello e di intelligenza vivace. Una vita dura da sopportare nel freddo intenso degli inverni tra polenta, castagne bollite e formaggio.
Di tutto questo oggi non resta che il paese, dove tutto ricorda la vita e le storie di un tempo.
La stanza del tempo e le storie appese ai muri del borgo
Una piccola porta aperta lungo le strette viuzze lastricate in pietra, ospita la Stanza del tempo. Appese alle pareti ci sono stampe di vecchie fotografie, scarpe da lavoro, la sella di un mulo e vari strumenti tipici dei boscaioli.
Ad ogni passo che farai lungo le vie di Raggiolo, scopriri degli gnometti nascosti e tanti quadretti, con frasi e poesie. Troverai anche dei pannelli che parlano della storia e delle tradizioni del borgo, come questo che racconta dei suoi abitanti Corsi e di Ciampicona:
Gli abitanti di Raggiolo, che un’antica e costante tradizione fa derivare dalla Corsica, e col soprannome di Corsi sono effettivamente chiamati, conservano tuttora il carattere fiero e bellicoso dei loro antenati…
Fa molto onore a Raggiolo lo stato dell’istruzione de’ suoi abitanti. Quasi tutti, meno pochissimi adulti, sanno leggere e scrivere .…I raggiolatti sono altresì molto loquaci, pronti alla parola, pieni di acume e di spirito. Raccontasi a tale proposito il seguente curioso aneddoto.
Una povera vecchia di Raggiolo, chiamata Ciampicona, non potendo ottenere dal vicario di Poppi una sentenza definitiva in una certa sua lite pendente da molto tempo… pensò di andare in persona a Firenze per richiamarsi direttamente alla giustizia del Granduca, ch’era allora Ferdinando III.
Così pertanto fece; ed espose essa con singolare chiarezza e vivacità le sue buone ragioni al Granduca, questi rimasto persuaso del buon diritto di lei, la rassicurò e le disse di tornarsene a casa promettendole che innanzi vi fosse giunta il Vicario di Poppi le avrebbe reso giustizia.
Ma l’arguta donna che avrebbe voluto le fosse fatta ragione sul momento, non parve rassicurata gran fatto dell’ottenuta promessa, tantoché nell’accomiatarsi al Granduca, gli disse: Badi Altezza di non mi fare berlicche e berlocche!
-E che cosa intende dire con questo?- chiese ridendo il Granduca. Rispose la donna – Intendo dire che la giustizia dei poveri è come le corna dei ricchi, non si trovano mai!
Guida del Casentino del 1908 di Carlo Beni
Sempre leggendo le targhe attaccate sui muri del paese, scoprirai la storia di Barduccia, che uccise Orlando, buttandolo da un burrone. Come punizione venne briciata viva per ordine del Conte Guido Novello.
Il muro delle parole dimenticate
In corrispondenza della fontana, vedrai il Muro delle Parole Dimenticate, in memoria degli antichi vocaboli della comunità, tramandati di generazione in generazione. Nelle pietre vedrai incise anche immagini di piccoli animali e insetti, con i nomi scritti in raggiolatto: lucertola diventa ciùcola, forbici – tanaglioni e coccinella- mosca paolina.
La fontana si trova qualche decina di metri a sinistra della Chiesa e accanto c’è un muro che testimonia tracce dell’antico Castello di Raggio.
Preparati perchè a Raggiolo c’è veramente tanto da camminare e le ripide salite ad un certo punto si faranno sentire. Parlando con qualche anziano del paese, abbiamo scoperto che molti giovani sono andati via negli anni, perchè vivere in questo borgo, non è affatto semplice. Molte comodità mancano e bisogna faticare per fare anche cose semplici, come portare la spesa a casa.
La piazza di Raggiolo
Stretta tra le case, tanto da sembrare una via, c’è l’antica piazza di Raggiolo, che un tempo si trovava dentro le mura castellane, poi trasformate in abitazioni, che si affacciano sulla Mercatella, l’antico mercato sotto il castello.
Qui un tempo il Conte Guido Novello amministrava la giustizia, seduto nella loggia del suo Palazzo, poi trasformato nell’attuale Chiesa.
Al centro dello spazio campeggia la Fonte del castello, che si trova sotto l’ultimo resto della muraglia del cassero. Fulcro della vita sociale del paese, la piazza è un connubio di equilibrio tra natura e architettura.
L’antica piazza del paese, Piazza San Michele, è il fulcro attorno a cui si è sviluppato tutto il paese. Nel XII secolo i Guidi, trasformarono in fortilizio, il sito prima dominato dalle antiche torri longobarde.
In questa piazza di forma circolare, si mettevano all’incanto le castagne donate dalle famiglie per finanziare le attività della Compagnia. L’asta era molto frequentata da acquirenti che arrivavano da tutto il Casentino.
Sulla piazza si affaccia la vecchia sede comunale con la lapide del plebiscito del 1859, qui si trovava la scuola quando Raggiolo aveva più di mille abitanti.
Camminando lungo il vicolo dietro la chiesa, si incontra un antico forno, detto “del popolo” perché quando venivano scaldati una volta a settimana, se ne serviva tutto il popolo per cuocere il pane.
La Chiesa San Michele Arcangelo
La Chiesa di Raggiolo un tempo fungeva da Palazzo di Giustizia del Conte Guido Novello, che da qui amministrava il borgo o partiva per spedizioni di caccia o di guerra.
Dopo che il Castello di Raggiolo fu distrutto da Niccolò Piccinino, il paese tornò alla vita tra il XVI e il XVII secolo. Non si sa esattamente quando fu edificata la nuova chiesa, ma nel 1735 fu dotata di fonte battesimale, mentre il campanile probabilmente risale 1829.
Una parte della facciata della Chiesa di San Michele Arcangelo di Raggiolo, è chiaramente diversa dal resto della parete; sono presenti grandi blocchi di pietra e si nota la presenza un antico portale. Sul portale c’è un architrave e lo stemma dell’Arte della Lana di Firenze.
Questi particolari architettonici sono i resti del palazzo del Conte Guido Novello, sopra i quali venne edificata la Chiesa.
L’interno della chiesa di Raggiolo
L’interno della Chiesa presenta un impianto settecentesco a tre navate divise con sei pilastri rivestiti in marmo. Le navate hanno copertura con volte a crociera e lungo le pareti laterali si trovano due altari del ‘700 in pietra serena.
Conservate al suo interno si possono ammirare pregevoli opere d’arte tra cui: una tela del Seicento della Madonna del Rosario, un busto del Redentore in terracotta policroma della bottega di Ferrucci e un bassorilievo della Madonna col Bambino della bottega di Donatello.
In una nicchia si trova un’interessante scultura lignea che ci mostra San Michele Arcangelo con il demonio incatenato sotto i suoi piedi. Mentre sopra la porta d’ingresso c’è una coloratissima vetrata che mostra San Michele Arcangelo che sconfigge il drago.
Accanto alla Chiesa di San Michele Arcangelo, si trova l’Ecomuseo della Castagna del Casentino, dove potrai ammirare tanti oggetti che accompagnavano la vita quotidiana del luogo. Purtroppo lo abbiamo trovato chiuso e non siamo riusciti a vederlo internamente.
La Bastia
Davanti alla Chiesa di Raggiolo, imboccando la salita giungeremo in una zona del paese dove si trova questa chiesetta, semplice e sobria. Questo punto di Raggiolo è chiamato “Bastia”.
Qui si trovavano due elementi che erano di primaria importanza per il castello: la sua torre più alta e la cisterna. Sopra quest’ultima fu costruita questa chiesetta, così da poterla utilizzare come sepolcreto. Una testimonianza della torre si trova dietro alla chiesa.
Se ami camminare, stare all’aria aperta, non avere troppa gente intorno, goderti un pò di silenzio e regalarti qualche ora di pace, questo borgo del casentinese in Toscana, potrebbe proprio fare al caso tuo. C’erano davvero pochissime persone quando ci siamo stati e ci siamo potuto gustare Raggiolo con calma e senza fretta.
Concediti almeno un paio d’ore per avere il tempo di intrufolarti dentro le sue viuzze strette e curiosare dentro ogni angolo!
Il Sentiero – la via del castagno
se c’è un luogo che più di ogni altro ci è rimasto nel cuore visitando il borgo di Raggiolo è la via del castagno, un sentiero immerso nel verde, lungo poco più di mezzo chilometro che costeggia il torrente Barbozzaia.
Sarai circondato da silenzio, dallo scorrere dell’acqua e tanto verde. Camminando vedrai tutto intorno a te piante di ontano nero, salice bianco, nocciolo selvatico, dentaria e ranuncoli colorati.
Il sentiero è lievemente in salita, ma molto semplice da percorrere. Ti suggerisco comunque di indossare scarpe comode e antiscivolo e portare con te una borraccia con un pò di acqua fresca.
Tra una cascatella e l’altra si incontra un piccolo ponte di legno che conduce ad un ripido sentiero cui si raggiunge Raggiolo in pochi minuti.
Le pietre animate a Raggiolo
Le pietra animate di Raggiolo, sono delle sculture di animali incise nella roccia, che incontrerai lungo il percorso, continuando a camminare nel bosco.
Le pietre scolpite in mezzo al fiume rappresentano un gufo, un lupo e persino un cinghiale e sono opera dello scalpellino Roberto Vignali, che ha riprodotto gli animali tipici del paese.
Da Raggiolo, con una semplice passeggiata di un’ora, che parte dal Ponte dell’Usciolino sul Teggina, si può raggiungere il vicino borgo di Quota. Mentre con un trekking più impegnativo si può salire fino al crinale del Pratomagno, un luogo molto suggestivo di cui ti racconteremo a breve.
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Il Mulino di Morino
Attraversando un piccolo ponte ricoperto d’erba, arriverai all’antico Mulino di Morino. E’ un mulino ad acqua che fino a soli 15 anni fa funzionava ancora. Proprio qui, con una particolare tecnica di macinatura, veniva prodotta una farina di castagne di ottima qualità.
Il Molino di Morino a Raggiolo è da visitare quando si eplora questo borgo sulle pendici del Pratomagno. Una volta seccate le castagne si portavano al molino che le riduceva in farina.
Con questa si preparava la polenta di castagne, detta anche polenta dolce o pattona, che altro non era che il pane per la gente di paesi montani come Raggiolo, fino alla seconda guerra mondiale. Oggi la polenta di castagne è un piatto prelibato e costoso e pensare che una volta era il pane dei poveri!
Questa antica struttura oggi fa parte dell’Ecomuseo della Castagna di Raggiolo.
Ogni anno nell’ultimo fine settimana di ottobre, a Raggiolo si tiene la festa della castagna detta Festa di Castagnatura.
Per castagnatura s’intendeva un determinato periodo dell’anno dedicato a questo frutto: dalla raccolta all’essiccazione, fino alla preparazione della farina.
Come raggiungere Raggiolo
Da Nord Italia, prendi la A1 ed esci a Firenze Sud, continua sulla SP 127 in direzione di Firenze. Attraversa Firenze, Diacceto, Poppi, San Piero e prosegui seguendo indicazioni per Ortignano/Raggiolo.
Da Sud Italia, prendi la A1 in direzione Firenze ed esci ad Arezzo. Da qui segui la direzione Bibbiena e continua sul raccordo Arezzo-Battifolle. Attraversa Poggiola, Arezzo, Ceciliano, San Piero e continua fino ad Ortignano/Raggiolo.
Da Loreto noi abbiamo preso la A 14 fino a Cesena Nord. Da qui abbiamo proseguito lungo la E45 passando per Bagno di Romagna e seguito poi le indicazioni per Bibbiena.
Raggiolo si raggiunge percorrendo qualche chilometro di strada tortuosa tra le colline. Il borgo appare all’improvviso, raccolto sulla cima di un colle, proprio come una cartolina, immerso nel verde della vegetazione.
Se cerchi un alloggio romantico dove passare la notte mentre visiti i borghi in provincia di Arezzo, dai un’occhiata all’articolo dedicato al Relais la Torre. E’ completamente immerso nelle campagne e costruito sui resti di un antico complesso rurale del XII secolo di origine Longobarda.
Qui ti aspetta una piscina panoramica riscaldata, un immenso bosco e colazione fatta in casa con prodotti tipici del luogo.
Le origini di Raggiolo
Le origini di questo borgo si perdono nel tempo e per ritrovarle occorre risalire al VII secolo, quando i Longobardi vi fondarono un insediamento. Nel 967 l’Imperatore Ottone I di Germania, concesse in feudo questo luogo a Goffredo di Ildebrando, che ne fece un castello.
La storia più conosciuta di Raggiolo inizia nel XIII secolo, quando il castello di Raggiolo diviene proprietà dei Conti Guidi. Il Conte Guido Novello II, fece costruire qui il suo palazzo, dove abitò per un ventennio, facendo di Raggiolo un castello ben fortificato e armato. I resti del castello si intravedono ancora nella facciata della chiesa.
Dopo i Conti Guidi, Raggiolo appartenne agli Ubertini di Chitignano, ma nel 1325 il vescovo di Arezzo Guido Tarlati lo assegnò a suo fratello, Pier Saccone e al figlio Marco.
Dopo la vittoria fiorentina nella Battaglia di Campaldino, la forza politica e militare di Firenze nel Casentino diventava sempre più forte. Così nella metà del XIV secolo, il Castello di Raggiolo si sottomise alla Repubblica Fiorentina. Insieme ai Castelli di Uzzano, Ortignano, Civitella e Giogalto andò a formare la “Valle Fiorentina”.
Una storia travagliata
Fu così che per Raggiolo e altri borghi della zona, inizò un periodo molto travagliato: da una parte alcuni abitanti accettavano la protezione di Firenze, mentre altri rivolevano l’autonomia.
Nel 1440 Niccolò Piccinino, mise fine a questi conflitti nel borgo di Raggiolo.Piccinino era un capitano di ventura al servizio di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, che per ledere i fiorentini distrusse e incendiò il castello di Raggiolo, uccidendo la maggior parte degli abitanti.
L’identità di Raggiolo trova uno dei suoi elementi distintivi nell’antica presenza di una colonia di Còrsi, che ripopolarono l’antico castello distrutto nel ‘400. Si dice che gli attuali abitanti ne siano i discendenti.
Il Castello non venne più ricostruito e il paese, riprese a vivere tra il XVI e XVII secolo, traendo ricchezza dalle risorse dall’ambiente che lo circondava: il legnane dei boschi, le castagne, la farina e i prodotti dalla pastorizie e dell’allevamento.
Guido Novello II Conte di Raggiolo
Il castello costruito nei primi anni del ‘300, intorno a torri longobarde di avvistamento e difesa, era sotto il controllo di Guido Novello II dei Conti Guidi, che qui esercitava una signoria feudale completa.
Posto al confine delle diocesi di Arezzo e Fiesole, Il Castrum Ragioli aveva un particolare valore strategico, perchè si trovava sul confine delle zone d’influenza di Firenze, Arezzo e dei signori locali. Raggiolo è stato castello forte e munito di oltre 300 abitanti.
Da qui Guido Novello signoreggiava sulla valle del Teggina, Cetica e Garliano e anche su una parte di Poppi. Colto e istruito, Guido era tra i cavalieri ghibellini che accolsero a Pisa l’imperatore Arrigo VII. Istituì nel castello una scuola di notai, affidata ad un maestro di Bologna e dette impulso alle fabbriche di armi poste sotto il castello.
Alla sua morte nel 1321, il castello possò ai Tarlati di Arezzo, signori di Bibbiena, fino a quando nel 1357 il popolo di Raggiolo decise di sottomettersi al Comune di Firenze.
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