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Home » Marche » Abbazia di San Firmano a Montelupone e il Santo protettore delle ossa
ItaliaMarche

Abbazia di San Firmano a Montelupone e il Santo protettore delle ossa

by Ale Carini 13 Settembre 2021
by Ale Carini 13 Settembre 2021
198 Tempo di lettura: 6 minutes

L’Abbazia di San Firmano si trova in una contrada di Montelupone, che si è sviluppata attorno all’Abbazia benedettina, formata da una chiesa e un convento, con un nucleo storico originale del settecento.

In questa frazione vivino per lo più agricoltori, in grandi casolari di campagna, disseminati nella valle del fiume Potenza.

L’Abbazia di San Firmano si trova tra due edifici e presenta una facciata bizantino-romanica a capanna, piuttosto modesta rispetto alla maestosità dell’interno. È anche piena di intriganti misteri, nascosti in bella vista, tramandati nelle leggende popolari. Scopri i misteri che la caratterizzano partecipando al Montelupone Mystery Tour.

Se vuoi sapere cosa vedere a Montelupone, dai uno sguardo al nostro precedente articolo dove ti raccontiamo cosa fare in questo borgo medievale. Se ami i rompicapi e un pizzico di adrenalina, non perdere la Escape Room: non ti deluderà!

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Cosa troverai in questo articolo

  • Accenni alla storia e al simbolismo dell’Abbazia di San Firmano
  • Interno dell’Abbazia di San Firmano
    • La cripta
  • Chi era San Firmano: il protettore delle ossa
    • La festa di San Firmano a Montelupone
  • Il Torrione del XIV secolo

Accenni alla storia e al simbolismo dell’Abbazia di San Firmano

Si pensa che il complesso monastico sia stato costruito nel IX secolo, quando il potere era in mano alle grandi Abbazie di Farfa in Sabina, Sant’Apollinare in Classe di Ravenna, Fonte Avellana e Montecassino. La “Pia Signora” dei Conti di Lornano volle la costruzione del convento, alla fine del X secolo.

Nella facciata di mattoni rossi della chiesa, spicca il portale con i suoi marmi bianchi e una bella lunetta bizantina. Sul retro di una statua romana vedrai cinque figure in altorilievo, ben visibili dall’interno della chiesa; nella dualità della scultura si percepisce il simbolo del passaggio dal paganesimo alla religione Cristiana.

Le figure sono disposte su un piano frontale, hanno grandi occhi spalancati e al centro si trova Cristo sulla croce, raffigurato con la corona regale e non di spine: il Cristo Re dell’Universo. Sotto la croce sono scolpiti la Maddalena e San Giovanni.

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Le due colonnine e i capitelli che sostengono l’arco della lunetta hanno uno delle piccole palme e germogli di acanto, l’altro tre foglie che sembrano formare un fiore di loto.

Sopra la lunetta incombe un’aquila che afferra un leone con i suoi artigli; che potrebbe essere il simbolo degli Ottoni, che nel X secolo dominavano l’Italia. L’aquila però è anche il simbolo dell’evangelista Giovanni, a cui era dedicata inizialmente la chiesa. Il leone rappresenta il peccato e la morte in molte opere del periodo romanico.

L’abbazia è rivolta verso oriente, come tutte le antiche chiese cristiane. Di stile romanico, a tre navate concluse da absidi circolari. La navata centrale ha cinque finestre a tre feritoie. La finestra frontale è stata aperta nel secolo XVIII per illuminare meglio l’interno del tempio. Dodici pilastri, simbolo dei dodici apostoli, sostengono gli archi a tutto sesto, che portano verso l’altare.

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Interno dell’Abbazia di San Firmano

La prima cosa che salta subito agli occhi, appena varcato il portone d’ingresso è il soffitto a capriate e la grande scalinata, alta e ripida. Questa caratteristica si deve alla necessità di tenere rialzata la cripta, per proteggere l’abbazia dalle esondazioni del fiume Potenza, che scorre poco lontano.

Entrando, si può ammirare a sinistra, una splendida tela attribuita a Carlo Maratta: “Santo Stefano, l’apostolo Pietro, la Maddalena e un abate”. Santo Stefano ha in mano una palma e la pietra del martirio; la Maddalena un vaso di alabastro. Appesi alle colonne ci sono i quadretti relativi ad una preziosa Via Crucis del ‘600.

Al termine della navata, posto su un’alta e ripida scalinata, si trova l’altare con sopra la statua della Madonna della Scala.

Il portale si trova esattamente al centro della facciata sia esterna che interna; ma una volta entrati, il portale risulta decentrato rispetto all’asse della navata centrale. Infatti le pareti a destra e a sinistra dell’ingresso hanno un’ampiezza diversa tra loro (circa 50 cm).

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La scalinata di 17 gradini conduce al piano superiore, dove si innalzano quattro pilastri, con basamenti accentuati in corrispondenza del pavimento. Probabilmente costruirono l’intero complesso abbaziale proprio come lo vediamo oggi: con tre piani, come in tutte le chiese romaniche.

Nella navata di sinistra, del piano rialzato, c’è un bellissimo affresco del XVI secolo, attribuito a Giacomo di Nicola da Recanati, che ripropone il motivo della lunetta con al centro la Vergine in trono e il Bambino, che benedice rivolto verso San Firmano.

Il pilastro che c’è qui simboleggia, seconda alcuni, San Pietro, “Primus inter pares”, l’apostolo pur essendo pari agli altri ebbe un ruolo di spicco nella storia della Chiesa. La famiglia Galantara è ricordata con una lapide che celebra il prode guerriero Gabriele Galantara, morto nel 1858.

Ai lati si trovano due urne con i resti del conte Giovanni Galantara e della contessa Laura Galantara; due lapidi ricordano Angela Zambeccari in Galantara e Laura Galantara.

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La cripta

Scendendo dal piano d’ingresso, attraverso due porticine laterali, si accede alla suggestiva cripta: caratterizzata da archi a sesto acuto e a tutto sesto e da un ambiente più mesto e cupo, che si intravede nella penombra.

Uno scavo sotto il pavimento della cripta, ha messo in evidenza una riempitura con mattoni grandi e tegole antiche, simili a quelli che si notano nelle nicchie della parete di fronte all’altare.

Questo materiale e le quattro colonnine di epoca romana della cripta, facevano probabilmente parte della chiesa di San Giovanni Evangelista, che già esisteva quando giunse San Firmano nel 986.

Sull’altare è collocata una statua di San Firmano in terracotta policroma, attribuita ad Ambrogio della Robbia (sec. XV). Ai piedi della statua sono poste le reliquie del Santo in un’urna di ottone inserita in una custodia di ferro battuto, sul cui lato superiore è forgiato lo stemma di Montelupone.

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noi ci abbiamo provato, non si sa mai!

Si dice che passando in ginocchio nell’arco che sostiene l’altare per nove volte consecutive, in senso anti orario, tutti i dolori alle ossa, svaniscano.

Il pavimento in cotto è costituito da cerchi concentrici che dipartono dalla croce centrale, a significare che Cristo è re dell’universo. I capitelli delle colonne sono di diversi stili: dorico il primo, corinzio con decorazioni a foglie d’acanto, il terzo corinzio e la quarta colonna ha due capitelli di cui uno rovesciato con sculture floreali.

La lampada in ferro battuto è opera dell’artista Eugenio Cerfoglio, come il Battistero posto all’ingresso. Gli altri oggetti presenti nella chiesa sono stati donati dal Vescovo della Diocesi di Recanati Mons. Abbiamo scoperto solo una volta tornati a casa, che si possono accendere da soli le luci nella cripta e poi spegnerle, prima di andare via; peccato!

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Chi era San Firmano: il protettore delle ossa

San Firmano nacque nel 951 probabilmente a Fermo; a 20 anni divenne sacerdote simoniaco e dopo quindici anni abbracciò la regola “ora et labora” di Sand Benedetto. San Firmano fu il primo abate del convento costruito per volere di una Pia Signora nel 986 e tuttora visibile vicino alla Chiesa, nel lato destro.

Il Santo morì l’11 marzo del 992 mentre i monaci restarono nell’abbazia fino al 1468, bonificando, la vallata paludosa del Potenza.

L’Abate Teodorico scrisse nel 1002 la biografia del Santo, a cui ancora oggi vengono attribuiti diversi interventi miracolosi. Teodorico trascrisse anche questo millenario Inno a San Firmano:

Tu consiglier dei poveri e fra i superbi umile. Sai richiamare gli uomini, sol con la tua virtù. Tu nel dolor formato, dalla tua terra esule servo fedel di Dio, hai scelto povertà. Della purezza specchio, di pace apportatore appiani le discordie, distribuendo amor.

Dispensi pur miracoli, in terra come in cielo perchè sei senza macchia, per Cristo il gran Signor. Ti lodan tutti i popoli, per i tuoi immensi meriti! Di Cristo il Servitore, risplende or di fulgor. Proteggi o S. Firmano, il tuo Montelupone tranquillità di spirito, in pace dona ai cour.

L’Abbazia di San Firmano è stata inizialmente un rifugio per i monaci orientali, costretti a fuggire dal territorio dell’Impero durante la persecuzione iconoclasta (726 – 843 d.C.) Ritrovarono il corpo di San Firmano nel 1256, quando ricostruirono la chiesa, in seguito ai danni causato dalla battaglia tra Guelfi e Ghibellini del 1028.

Per un lungo periodo lasciarono chiesa in stato di abbandono, ma dal 1930, grazie al Vescovo di Recanati Aluigi Cossio, realizzarono alcuni interventi di restauro al tetto, alla Chiesa e alla casa parrocchiale.

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molino di montelupone
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La festa di San Firmano a Montelupone

L’11 marzo di ogni anno si ricorda la morte del Santo e si rinnova l’appuntamento con la Festa del Patrono con tanto di processione. Portano le reliquie di San Firmano per le vie del centro, accompagnate anche dalla banda musicale. La festa si chiude con dei fuochi d’artificio e spettacoli.

Il Torrione del XIV secolo

Vicino all’Abbazia di San Firmano si trovano i resti di un antico mulino.

Una massiccia torre si trova sulla riva destra del fiume Potenza e ancora testimonia il valore che un mulino fortificato poteva avere nel XIV secolo. Di pianta quadrata, aveva l’ingresso verso il fiume ed era predisposto per la difesa piombante; dell’apparato restano solo i beccatelli privi del coronamento merlato.

Su un lato del torrione è murato un antico stemma di Montelupone. Una strada interamente lastricata, detta “mattonata” collegava il mulino fortificato con il centro storico di Montelupone passando per le antiche fonti di Janni e Fontanella e entrando in paese per porta Santo Stefano.

Il manufatto è di proprietà dell’Enel e versa in uno stato di estremo degrado. Nell’ultimo secolo è stato utilizzato come mulino, centrale elettrica, scuola elementare e perfino sede del campo di lavoro per i prigionieri durante la seconda guerra mondiale.

Adiacente al torrione si possono ancora ammirare i resti di un’antica costruzione di terra. Si tratta di un complesso di casette di terra, costruite “a secco” con terra e paglia pressate, un tempo abitate dai mugnai. Fra il torrione e la casa di terra si vede ancora il tracciato del corso d’acqua, ora prosciugato, che alimentava le ruote a pale del mulino.

Questo complesso architettonico testimonia da solo sette secoli di storia locale e merita quindi di essere restaurato e valorizzato.

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N.B. Tutte le foto sono di proprietà di Ale Carini e di Ivan Balducci ©2017-2023. Vietato ogni uso.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con la Taverna dell’Artista; come sai selezioniamo solo il meglio per i nostri lettori.

Fonti: Comune Montelupone

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Ale Carini

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