Il Museo Pontificio Santa Casa, si trova nei piani superiori del Palazzo Apostolico, in piazza della Madonna a Loreto. Ospita le raccolte del Museo, messe da parte durante i lavori di ristrutturazione della Basilica, avvenuti tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 ad opera di Giuseppe Sacconi.
In questo periodo, vennero raccolte in dieci sale del lato occidentale del Palazzo Apostolico, opere di valore artistico, storico e culturale come: dipinti, oggetti, arredi del Santuario, maioliche dell’antica Spezieria e alcuni affreschi.
A cui si aggiunsero i doni ex voto, custoditi oggi nella Sala del Tesoro o Sala del Pomarancio del Santuario, scampati alla depredazione napoleonica del 1797 e al furto del 1974. Per un approfondimento su Napoleone e le leggende che si raccontano, leggi l’articolo dedicato alle grotte di Camerano.
Le sale del museo, ospitano opere di Lorenzo Lotto, Cesare Maccari, Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, arazzi sui cartoni di Raffello Sanzio; numerose maioliche da farmacia, corredi d’altare e tatuaggio lauretano.



Le sale del Museo Pontificio Santa Casa
Il Museo Pontificio Santa Casa si estende su una superficie di 2000 metri quadrati, per un totale di 10 sale espositive. E’ una tappa imperdibile quando si vista Loreto nelle Marche.
I mobili che ornano le sale del Primo piano, costituivano l’arredo d’uso originario del Palazzo e risalgono ai secoli XVI e XVII.
Come già anticipato, il Museo Pontificio Santa Casa si trova nei piani superiori del braccio occidentale del Palazzo Apostolico di Loreto, a due passi dalla Basilica, in Piazza della Madonna. E’ caratterizzato da un imponente porticato e un loggiato soprastante in bianca pietra d’Istria, d’ordine dorico al pianterreno e ionico al piano superiore.
Il Palazzo Apostolico è stato ideato agli inizi del 1500, dall’architetto Donato Bramante e molti artisti di spicco hanno lavorato alla sua realizzazione. Nel XVIII secolo Luigi Vanvitelli ne ornò il prospetto con una balaustra.
Il progetto del Bramante per il Palazzo Apostolico, prevedeva una pianta ad U, mentre, come puoi vedere a colpo d’occhio, la forma odierna è a L. Pare che i lavori non proseguirono per mancanza di fondi.



1 Sala Maccari – Museo Pontificio Santa Casa
Nella prima sala del museo, possiamo ammirare da vicino la Decorazione della Cupola della Basilica della Santa Casa di Loreto, ad opera di Cesare Maccari, incaricato alla fine del 1800, di rinnovarla, dopo che le infiltrazioni d’acqua rovinarono gli affreschi del Pomarancio, eseguiti agli inizi del 1600.
Maccari, dipinse nella calotta: le glorificazioni delle Litanie Lauretane, così chiamate, perchè i formulari recitati a Loreto, sono i soli che ricevettero l’approvazione ecclesiastica da papa Sisto V, nel 1587. Nel tamburo puoi osservare la proclamazione, da parte di Pio IX nel 1854, del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.
In questa sala puoi ammirare anche i cartoni, donati dagli eredi del Maccari, che altro non sono che gli studi preparatori, realizzati con la tecnica della matita e bicca su carta grigia, da presentare al committente, prima di realizzare gli affreschi.
Il plastico riproduce in scala 1/10 la cupola e contiene al suo interno una serie di pannelli dipinti a tempera su carta, realizzati alla fine del 1800.

2 Sala Evangelisti
Cristoforo Roncatelli, detto il Pomarancio, pittore ufficiale di papa Clemente VIII, fu incaricato da Antonio Maria Gallo di eseguire due cicli pittorici per il Santuario di Loreto.
Il primo sulla volta della Sala del Tesoro, edificata per volere del pontefice, per raccogliere i doni dei pellegrini e il secondo riguarda la decorazione a fresco della cupola.
Il Pomarancio dipinse nella calotta, su fondo oro, una gloria di angeli musicanti che facevano da corona alla scena principale, che raffigurava l’incoronazione della Vergine. Alla base c’era una finta balaustra, dove spiccavano otto figure statuarie dei Dottori della Chiesa greca.
Nel tamburo erano effigiate delle coppie di figure femminili, riferite ad altrettante virtù della Madonna. Sopra l’imposta degli archi minori a tutto sesto, Roncalli dipinse i Quattro Evangelisti e figure di Angeli negli archi più grandi.
Alla fine dell’800 Cesare Maccari, scoprì che non era possibile restaurare e preservare i dipinti in loco. Così verso la fine del 1800 Ottaviano Ottaviani, staccò 5 porzioni di affreschi e li riportò su tela.
Sono tre gigantesche figure degli evangelisti San Marco, San Luca e Giovanni che ornano le pareti della sala degli Evangelisti.
Inoltre, in questa sala del museo è conservata anche la tela di San Carlo Borromeo genuflesso davanti al crocefisso, eseguita nel 1614 per una Cappella laterale della Basilica.

3 e 4 Sala: Iconografia lauretana
Le raccolte presenti in queste sale sono molteplici, una di quelle che mi ha colpito di più è l’iconografia della Vergine di Loreto, strettamente connessa con lo sviluppo della tradizione lauretana.
Il più antico documento riferito alla Chiesa di Santa Maria di Loreto risale al 1315 e menziona un’immagine della Vergine con il Bambino. Dalla fine del XIV secolo, inizia a diffondersi l’immagine della Vergine Lauretana col bambino in grembo, dentro un tempietto, circondata da angeli che ne sostengono le colonne.
Queste rappresentazioni, alludono a Nazareth, luogo dell’Incarnazione del Figlio di Dio, da cui proveniva la reliquia. Si narra che i crociati, avessero edificato un baldacchino per proteggere la Santa Casa, come attesta l’opera di Bonnano Pisano nel Duomo di Pisa, risalente al XII secolo, che effigiò l’Annunciazione alla Vergine sotto un baldacchino.
A seguito della diffusione della relazione scritta da Pietro di Giorgio Tolomei, detto il Teramano, gli artisti mutarono il racconto figurativo.
Oltre ad esporre molti particolari, accertati dalle indagini archeologiche, il Teramano narra che la Casa fu trasportata dagli angeli alla sua destinazione finale, l’odierna Loreto, dopo aver compiuto alcune soste intermedie.
Il nuovo modulo iconografico, raffigura la chiesa con campanile a vela o la Santa Casa con tetto spiovente, sulla quale siede la Madonna con il Bambino, sorretta da angeli in volo (traslazione), che si trova rappresentato sia su tavola che su tela fino a tutto l’Ottocento.



La traslazione della Santa Casa
Questo quadro di Francesco Menzocchi, mostra un gruppo di putti alati, che si stagliano nitidi nel vuoto e come sottoposti a uno sforzo erculeo, trasportano la Casa su cui siede la Madonna con il Bambino, che a lei si stringe, quasi impaurito dal volo.
Sullo sfondo la costa dell’Adriatico, con il Monte Conero sul lato sinistro e la torre dell’Aspio sul lato destro. Il dipinto fu commissionato nel 1548 per ornare il soffitto della Cappella Spagnola, decorata con le pregevoli tele di Lorenzo Lotto, rimaste qui fino alla metà del XIX secolo e ora conservate presso il Museo Pontificio della Santa Casa.


Il Modellino della Santa Casa di Edgard Mugnoz
Come ti accennavo nell’articolo dedicato ai camminamenti di ronda, all’interno del Museo Ponteficio Santa Casa puoi vedere una riproduzione del rivestimento marmoreo della Santa Casa.
Edgard, ha sentito il desiderio di cimentarsi nell’ardua impresa di riprodurre la “Casa del Si” utilizzando le tecniche del bassorilievo e dell’altorilievo.
Il lavoro è il risultato complesso, di numerose fasi operative: dalla scomposizione dell’opera in blocchi, al disegno e modellazione in cera delle singole parti; dallo stampo alla pittura dei singoli pezzi, fino al risultato finale.
Per completare l’opera l’artista ha impiegato 15 mesi di lavoro e posso dire che ammirarla è davvero emozionante! Ogni più piccolo dettaglio è stato riprodotto con una precisione e bellezza davvero incredibili!




5 Arte Sacra – Madonna del velo di Raffaello
Questa sala ha ospitato per diversi mesi una bellissima mostra dedicata alla “Madonna del Velo” o “Madonna di Loreto” di Raffaello, che ovviamente siamo andati a vedere.
Il nome “Madonna di Loreto” con cui è maggiormente noto l’originale di Raffaello, esposto nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma, dipende dal fatto che una sua pregevole replica, è stata donata al Santuario della Santa Casa e posta nella Sala del Tesoro nel 1700.
Il dipinto è una rappresentazione della Santa Famiglia, alla quale ben si addice il titolo Madonna di Loreto, perché sembra ambientata proprio nella Casa di Nazareth, trasportata e venerata a Loreto. La sua fama crebbe a tal punto che sono oltre cento, le copie note eseguite da grandi autori di questo capolavoro.
L’allestimento della mostra, racconta questa celebre opera e le sue principali riproduzioni. Il percorso della mostra conta tre tappe:
- la ricostruzione della storia dell’opera di Raffaello
- l’ingresso nel Salone degli Svizzeri, che offre un’esperienza di multivisione, che racconta i dettagli del dipinto e delle sue riproduzioni
- la visione dei dettagli più affascinanti di alcune opere, grazie ad uno schermo di oltre 3 metri ad altissima definizione, grazie a cui il visitatore, può richiamare con un semplice gesto della mano nell’aria, i contenuti della mostra. E’ come toccare l’arte e la storia da molto vicino.


6 Sala del Lotto – Museo Pontificio Santa Casa
A Lorenzo Lotto, che operò nelle Marche per tutta la prima metà del XVI secolo, è dedicata un’intera sala del museo Pontificio Santa Casa, che contiene diverse sue opere, realizzate per il coro della Basilica e collocate esattamente secondo la disposizione voluta dal pittore.
Il Lotto, si stabilì a Loreto nel settembre del 1554 e vi morì alla fine del 1556, collaborando come oblato con il Santuario. Le opere del Lotto conservate al museo, donate in oblazione o lasciate nel testamento sono:
- San Michele scaccia Lucifero
- Sacrificio di Melchisedech
- Battesimo di Cristo
- Adorazione del Bambino
- Cristo e l’adultera
- Adorazione dei Magi
- Presentazione di Gesù al tempio (incompiuto dalla morte)
Troviamo inoltre le opere che ornavano la Cappella Spagnola, prima della ristrutturazione avvenuta nell’ottocento:
- I Santi Cristoforo, Rocco e Sebastiano
- la Fortezza che abbatte la Fortuna
- copia del Libro di spese diverse, il manoscritto autografo di Lorenzo Lotto, conservato in originale presso l’Archivio Storico della Santa Casa di Loreto.


San Michele scaccia Lucifero
Il dipinto raffigura San Michele Arcangelo, avvolto dal chiarore di una nube illuminata dalla luce divina, nell’atto di “caciare” Lucifero in un abisso di tenebra. Dalle forme efebiche, Lucifero non ha nulla di quei tratti mostruosi con cui era stato raffigurato in precedenza. Il Lucifero del Lotto è unico nel suo genere.
Pur brandendo la spada, Michele sembra compiere un gesto estremo di carità: offre la sua mano sinistra, per trattenere Lucifero, come strumento di salvezza. I due si rassomigliano perfettamente nelle figure e nella gestualità mentre lottano: luce o tenebra, Bene o Male.
Presentazione di Gesù al tempio
Così come l’Adorazione dei Magi, questo dipinto, che solitamente è indicato come l’ultimo incompiuto del Lotto, non è citato nel Libro di spese diverse. Potrebbe essere stato realizzato dopo l’oblazione del pittore alla Santa Casa (8 settembre 1554).
E’ un’opera che interroga e inquieta per i suoi aspetti enigmatici. L’altare ricoperto da una bianca tovaglia, poggiante su piedi umani, costituisce il centro della scena disegnato da Lotto, nella sezione inferiore del dipinto. Nelle braccia di Maria, Gesù viene presentato al Tempio, a Simeone, come narrato da Luca.
Con un gesto delle mani, che ricorda quello dell’Annunciata lottesca di Recanati, il sacerdote sembra rievocare l’antico rito legato al capro espiatorio, prescritto da Mosè per il giorno dell’espiazione.
E se il Bambino Gesù è destinato ad assumere su di sé le colpe e i peccati dell’umanità, ecco svelato forse il mistero di quei piedi chiamati a sorreggere il tavolo. Ara sacrificale volutamente antropomorfa, perché è essa stessa Cristo.


7 Sala degli Svizzeri – Museo Pontificio Santa Casa
Nel Museo Pontificio Santa Casa sono conservati dieci arazzi fiamminghi in lana, fili di seta policroma, oro e argento.
Nove di essi, furono tessuti a Bruxelles nella prima metà del 1600, da Hendrik Mattens e derivano dai cartoni preparatori, che Raffaello Sanzio eseguì su commissione di Leone X de’ Medici, per la tessitura dei dieci arazzi, che dovevano ornare le pareti della Cappella Sistina.
Ogni arazzo è siglato sul bordo azzurro dalle lettere BB (Bruxelles – Brabante), luogo di produzione, e HM (Heinrich Mattens) autore dei preziosi manufatti. Le scene rappresentate sono tratte dagli Atti degli Apostoli e dai Vangeli.
Nella cornice, sono raffigurate le allegorie delle quattro Virtù cardinali (Fortezza, Prudenza, Giustizia, Temperanza,) e delle tre Virtù teologali (Fede, Speranza, Carità). Il nobile genovese Giovanni Battista di Niccolò Pallavicino, li donò al Santuario nel 1667.
Lo stemma della famiglia Pallavicino è riportato in alto, su ciascun arazzo. Fin dal 1783 hanno ormato un’ampia sala del Palazzo Apostolico, detta “Salone degli arazzi”. Trafugati dai soldati napoleonici nel 1797, furono riscattati grazie all’intervento di alcuni cittadini di Loreto.
Gli arazzi sono:
- La Conversione di San Paolo
- Il Sacrificio di Listra
- La consegna delle chiavi
- L’accecamento del mago Elimas
- La morte di Anania
- La Conversione del centurione Cornelio
- La pesca miracolosa
- San Pietro guarisce lo storpio
- La predica di S. Paolo agli ateniesi
Il decimo arazzo, detto anche della Madonna del Divino Amore, rappresenta la Madonna col Bambino, San Giovannino e Sant’Elisabetta. Era parte della serie di arazzi, ormai dispersa “Episodi della vita della Vergine“, eseguiti per volere del principe-vescovo di Liegi Erard de la Mark.
Il cardinale Pietro Ottoboni, pronipote di Papa Alessandro VIII, lo donò alla Santa Casa nel 1723.




8 Sala degli arredi liturgici
In questa sala trovi esposto un corredo d’altare di manifattura trapanese, dono del principe Caracciolo d’Avellino al Santuario della Santa Casa, che risale alla fine del XVI secolo. monogramma della Compagnia di Gesù al centro della tavola.
Molto particolari i due leggii pieghevoli per messale in legno laccato nero, stesure dorate e argentate e intarsi di madreperla, con monogramma della Compagnia di Gesù al centro della tavola.
La tradizione vuole che i due leggii siano doni della prima ambasceria giapponese in Europa, promossa dai padri Gesuiti missionari in estremo Oriente, che giunse a Loreto nel giugno 1585.
Custoditi per lungo tempo nella Sala del Tesoro della Basilica di Loreto, sono tra le poche testimonianze storiche, in Italia, dei rapporti intercorsi tra Oriente e Occidente alla fine del XVI secolo.
Rappresentano un tipico esempio dello stile artistico Nanban, espressione dell’incontro di materiali e tecniche giapponesi, con la richiesta di manufatti a carattere religioso delle missioni cristiane. Dalla metà del Cinquecento si diffusero rapidamente nel Paese, dando impulso a una nuova cultura, che si sviluppò per settant’anni, prima della chiusura del Giappone al mondo e alla religione cristiana.


9 Sala delle Maioliche da Farmacia – Museo Pontificio Santa Casa
In uso presso la Spezieria della Santa Casa, le maioliche erano adibite alla conservazione di unguenti, pillole ed altri medicamenti.
Tre sono le principali raccolte esposte al Museo Pontificio Santa Casa:
- 350 pezzi della bottega urbinate di Orazio Fontana, tutti decorati con Scene bibliche e mitologiche. Donati dal cardinale Giulio Feltrio Della Rovere, protettore della Santa Casa dal 1564 al 1578
- 111 pezzi, acquistati nel 1631 dalla bottega dei Patanazzi, decorati con figurazioni raffaellesche. Le scene sono tratte dalla Bibbia, dalle Metamorfosi di Ovidio, dalla Storia di Roma antica, della Sicilia e della Magna Grecia
- 3 piatti delle botteghe urbinati
- 4 albarelli di Francesco Antonio Saverio Grue (1686-1746), firmati dall’autore e completati da madrigali sul lato posteriore

Tatuaggio Lauretano
A Loreto, già nel Medioevo, era praticato ai pellegrini che arrivavano per venerare la Santa Casa, il tatuaggio devozionale.
Con il passare del tempo, il tatuaggio divenne un simbolo di passaggio per la città. Spesso era richiesto anche da chi non si recava a Loreto per motivi ecclesiastici e da chi voleva conservare un ricordo del luogo.
In antichità, il tatuaggio era utilizzato dai cavalieri crociati, come simbolo di appartenenza alla religione cristiana, con lo scopo di rendere questi soldati, riconoscibili tra i caduti in battaglia e poterli seppellire secondo i rituali cristiani. L’origine di questa pratica sarebbe da ricondurre all’agiografia di San Francesco d’Assisi.
Di norma il marcatore, usava pungere la pelle con un ago o uno spillo, ma a Loreto veniva impiegata la penna a tre punte.
Dato che non tutti si facevano tatuare immagini sacre, nacquero anche simboli e figure profane, spesso legate a riti scaramantici: ancore, stelle e oggetti legati alla navigazione, memento mori, cuori e altri simboli mondani.
Il metodo utilizzato dai marcatori, che oggi chiameremmo tatuatori, era il seguente: tingevano la carne e stringevano l’incisione per far restare l’impronta. Il marcatore, con una penna a tre punte d’acciaio, segnava i punti dei contorni del tatuaggio. Appena finito, stirava ogni lato delle pelle, affinchè uscisse il sangue e solo allora spalmava sopra l’inchiostro color indaco, che penetrava lasciando il disegno.



10 Sala del Papa – Museo Pontificio Santa Casa
La Santa Casa di Loreto, primo santuario internazionale dedicato alla Vergine Maria, ha goduto sempre di una speciale attenzione da parte dei Pontefici.
Paolo II, nel 1469 prese a cuore il progetto del vescovo di Recanati, Nicolò delle Aste, per la realizzazione dell’attuale Basilica.
Nel 1507 Giulio II emanò il primo documento pontificio che identifica la Santa Casa come la dimora terrena di Maria e si interessò all’abbellimento della Chiesa, inviando il proprio architetto personale, Donato Bramante, per compiere dei lavori.
La salvaguardia e l’espansione di Loreto si deve a Leone X, che fece edificare la cinta muraria e Sisto V, che elevò Loreto a città, incrementandone lo sviluppo.
La prima visita di un Papa a Loreto è quella di Nicolò V, nel 1449. Il braccio occidentale del Palazzo Apostolico, adibito all’uso di foresteria per gli ospiti illustri, comprendeva anche l’appartamento pontificio, di cui è stata conservata solo la Camera dei papi.
Qui hanno soggiornato nei loro pellegrinaggi: Pio VI, Pio VII, Gregorio XVI, Pio IX e infine Giovanni XXIII nel 1962.

Il Tesoro della Santa Casa
Il tesoro è costituito da oggetti di oreficeria e arredi sacri, che furono donati nel corso dei secoli dai fedeli alla Madonna di Loreto. Originariamente era custodito nella Sacrestia Nova, poi denominata Sala del Tesoro, fatta costruire all’interno della Basilica di Loreto dal cardinale Antonio Maria Gallo.
Questa stanza è nota anche come Sala del Pomarancio, dal nome dell’artefice del soffitto.
Devastazioni, furti e requisizioni hanno causato nel tempo la dispersione di questo tesoro, di cui restano tracce solo nei registri delle donazioni, conservati presso l’Archivio Storico della Santa Casa.
Dopo la spoliazione napoleonica del 1797, avvenuta in seguito agli accordi del Trattato di Tolentino, tra Stato Pontificio e Francia e un successivo furto avvenuto nel 1974, all’interno della Sala del Tesoro, gli oggetti di oreficeria sacra rimasti, furono trasferiti nel Museo Pontificio della Santa Casa.
Tra i tesori in mostra spiccano:
- Crocifisso in argento, modellato dal Giambologna, dono della principessa Giovanna d’Austria, sposa del Granduca di Toscana, Francesco I de’ Medici, pellegrina alla Santa Casa di Loreto nel maggio 1573
- 2 Navicelle per incenso, in agata e diaspro orientale, opere fiorentine donate da famiglie nobiliari intorno al 1570
- Crocifisso in cristallo di rocca, probabile manifattura spagnola degli inizi del secolo XVII. Venne offerto da Carlo IV di Spagna pellegrino al Santuario mariano il 14 febbraio 1816, insieme alla consorte Maria Luisa di Parma

Orari di apertura e costi per visitare il Museo Pontificio Santa Casa a Loreto
Il Museo Pontificio Santa Casa normalmente è aperto tutti i giorni dalle 10/13 e dalle 15/18. L’ingresso al museo è gratuito. Il costo per visitare la mostra, ospitata all’interno del Museo è di 8 euro.
In questo periodo di pandemia, il Museo Pontificio Santa Casa, rispetta i seguenti giorni e orari:
- Martedì – Venerdì dalle 15.30 alle 18.30
- Sabato 10 – 18
- Domenica 10 – 13 e 16 – 19
- Lunedì chiuso
Ti suggerisco di visitare anche la Basilica della Santa Casa e prenotare un tour per i camminamenti di ronda, al termine del quale potrai visitare le cantine del Bramante.
Visita anche la nostra categoria Marche, se cerchi ispirazione e idee per organizzare il tuo viaggio.
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