Aboca Museum è un museo delle erbe che recupera e tramanda la storia del rapporto millenario tra uomo e piante. E’ un viaggio tra erbari, libri di botanica, antichi mortai, ceramiche e vetrerie.
Immerso tra profumi e ampolle, puoi ammirare la ricostruzione di antichi laboratori e un’antica farmacia e scoprire mille curiosità sul passato.
Il museo Aboca si trova in Toscana, più precisamente nella città di Sansepolcro tra le valli della Valtiberina.
Il percorso museale intitolato “Erbe e Salute nei secoli” si sviluppa all’interno di Palazzo Bourbon del Monte, un edificio rinascimentale caratterizzato da una facciata del seicento e addossato alla chiesa di San Rocco. Il palazzo è il risultato di più accorpamenti realizzati su costruzioni medievali e ne restano alcune tracce negli scantinati e nella Torre del Carolino.
I marchesi Bourbon lo acquistarono alla fine del seicento dalla storica famiglia degli Alberti. Il palazzo ha un ampio salone un tempo adibito anche a teatro, dove è esposto lo stemma dei Bourbon: uno scudo azzurro con tre gigli d’oro, attraversato da un bastone nodoso.
Come feudatari, i marchesi ebbero il privilegio di innalzare sullo stemma l’acquila reale degli Asburgo-Lorena, subentrati ai Medici nel governo della Toscana.
Ecco una guida completa alla scoperta del Museo Aboca e delle sue 12 sale espositive con tante foto, curiosità e un pizzico di storia.

Cosa vedere nelle sale del Museo Aboca
Il percorso comincia all’ingresso, dove alcune vetrine espongono dei reperti archeologici, che attraverso dei pannelli, ricercano nella preistoria l’origine del millenario rapporto tra l’uomo e le piante medicinali.
Durante il restauro dell’edificio hanno ritrovato una pietra con inciso: “Prodest. Obest: giova – nuoce“. Questa pietra ha fatto ipotizzare che nel palazzo si esercitasse l’antica arte della spezieria. Nel laboratorio preparavano il rimedio, usando anche erbe medicinali, che se assunte in quantità eccessive, sarebbero state dei veleni nocivi per l’uomo.
Il primo pannello all’ingresso, è dedicato ai tappeti orientali, da considerare come veri e proprio erbari stilizzati. Presentano splendide raffigurazioni di piante, fiori e alberi, riprodotti sia naturalisticamente che stilizzati. Lo scopo è quello di rasserenare lo spirito, immergendo l’uomo nelle bellezze della natura.
Tra i simboli presenti non è semore facile ricostruire le antiche conoscenze medicinali delle diverse culture. In alcuni casi i simboli hanno un significato mitico, simbolico o religioso.
Ne è un esempio l’albero della vita: rappresentazione che origina dalla Bibbia, ma che in alcune mitologie orientali, ricorda il “primordiale albero di tutte le sementi“. Lo stesso vale per i “tappeti giardino” che si ispirano alle descrizioni del corano dei “giardini di uva, olive e mele granate“.



Esplorato l’ingresso, la visita al museo Aboca prosegue lungo le scalinate, che conducono al primo piano di Palazzo Bouron del Monte. Sulle pareti delle scalinate trovi una preziosa collezione di tavole botaniche tratte dagli erbari conservati nella Bibliotheca Antiqua di Aboca Museum che vengono sostituite periodicamente.
Sono state esposte anche le celebri tavole dell’Hortus Eytettensis di Basilius Besler, botanico e farmacista di Norimberga. Attualmente vedrai le variopinte calcografie botaniche del Jardin d’Eden realizzate da Pierre J. Buchoz nel 1783.
Salendo le scale, l’affresco di Atlante che regge il mondo, apre la strada del percorso che racconta l’antica tradizione dell’utilizzo delle erbe officinali.

La sala dei mortai
La prima stanza che visiterai ad Aboca Museum è dedicata al più antico e insostituibile strumento dello speziale: il mortaio, che ha sempre avuto un valenza fortemente simbolica nell’arte farmaceutica.
L’uso di questo strumento in cucina e in medicina è antico. Per la sua creazione nel corso dei secoli, sono stati usati vari materiali come: pietra dura, marmo, alabastro, ferro, legno, rame e terraccotta. Nelle spezierie il mortaio più utilizzato era fatto in bronzo, forgiato usando lo stesso stampo delle campane.
La forma del mortaio resta semplice fino al 1300 quando le uniche decorazioni erano costolature verticali o semplici pomoli da presa. Nel 1400 appaiono i primi fregi e cartigli con motivi geometrici o religiosi. Nel secolo successivo il mortaio diventa un oggetto d’arte piuttosto elaborato: le decorazioni delle anse si arricchiscono di varie simbologie di soggetti animali e vegetali e iniziano a comparire anche dediche e date.
Tra il 1660 e il 1700 le decorazioni si fanno sempre più evidenti e si impreziosiscono di forme floreali. Lungo le pareti della sala puoi ammirare splendidi mortai in bronzo e pietra di gran pregio artistico. Nella vetrina a muro sono esposte varie tipologie di mortai in ronzo, alabastro, legno e avorio dai vari decori.

La stanza della storia ad Aboca Museum
Un salone dedicato agli erbari, i testi che rappresentano la summa delle conoscenze botanico-medicinali del passato. Scopriamo le erbe salutari, la loro dimensione storica e l’evoluzione della conoscenza nei secoli.
I pannelli della sala guidano il visitatore in un viaggio temporale e raccontano come l’uomo sin dalla preistoria abbia utilizzato le piante medicinali. Negli espositori laterali puoi ammirare erbari e florilegi con colorazioni originali dell’epoca.
Alzando lo sguardo vedrai la vasta gallaria di personaggi e nomi illustri della storia della botanica e della medicina come:
- Asclepio, dio greco della medicina
- Ippocrate, il padre della medicina
- Galeno
- Lavoisier
- Linneo, biologo e padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi.
L’idea di raffigurare le piante nasce per l’esigenza di descriverle e per aiutare a riconoscerle. L’erbario più antico è quello di Crateva, medico di Mitridate VI, noto per la grande cultura sui veleni. Uno dei più antichi erbari esistenti in Occidente, invece, è il Materia Medica di Dioscaride, che operò a Roma nel I secolo dopo Cristo.
Oggi con il termine erbario si indica una collezione di piante essiccate con finalità scientifiche.

Qualche accenno storico
La storia del rapporto tra uomo e piante è molto antica. Nella preistoria l’uomo osservava le piante e le utilizzava in modo istintivo per curare e in mancanza di conoscenze, ne attribuiva l’effetto ad entità soprannaturali.
Nascono gli shamani, i primi esperti di piante. Nelle civiltà antiche le conoscenze si evolvono, si inizia a scrivere quello che viene scoperto e inizia l’uso colto delle erbe curative, sopratutto in ambito sacerdotale.
Nel V secolo a.C. in Grecia, la medicina sacerdotale si trasforma in scienza grazie a Coo e alla sua scuola. Emergono le prime teorie come quella umorale, il principio della diagnosi olistica e un rigoroso dosaggio che danno inizio alla medicina allopatica.
Dioscoride e Galeno a Roma, diventano personaggi di spicco. Il primo cataloga le proprietà delle piante e Galeno introduce un metodo sperimentale e analitico.
Tra il IX e il Xi secolo l’assistenza ai malati è affidata ai monaci che sviluppano una medicina monastica. Le grandi abbazie hanno tutte un’infermieria, una farmacia e un orto delle piante medicinali detto anche orto dei semplici.
Nel corso dei secoli questa disciplina si arricchisce sempre di più, fino a quando durante le crociate inizia una scambio diretto di rimedi esotici e si scoprono tante piante prima sconosciute.
Nel XIII secolo nascono università e centri culturali che gettano i presupposti per il futuro sviluppo del sapere di cui è paladino Alberto Magno. La scoperta dell’America porta a studiare nuove piante e nuovi usi del sapere per curare i malesseri e le malattie.
Nel XVII secolo nasce il metodo sperimentale e diventano noti i principi attivi delle piante. Lo sviluppo prosegue fino al giorno d’oggi e viene descritto secolo per secolo e potrai scoprire ogni dettaglio visitando il museo Aboca.


La sala delle ceramiche
In questa sala del museo Aboca sono esposti diversi tipi di recipienti da farmacia: brocche, vasi, albarelli e bottiglie riccamente decorate. Derivano da una lunga tradizione, che dal Rinascimento, ha visto la manifattura italiana protagonista indiscussa, specie quella Toscana, Umbra, Marchigiana e Romagnola.
I vasi da farmacia testimoniano i progressi tecnici ed estetici realizzati nell’arte della ceramica. I materiali diventano sempre più impermeabili per conservare meglio le sostanze medicamentose e esteticamente, sempre più belli ed elaborati.
L’arte di conservare le erbe all’interno di un contenitore, prima di argilla essiccata e poi in ceramica, è molto antica. Nel XI-VII millemio a.C. l’uso della ceramica era già consolidato, ma fu nel V e IV millennio che si fecero i primi passi per rendere impermeabili i contenitori, usando i forni di cottura.
Le officine per l’arte della ceramica si concentravano a Maiorca, nome rimasto famoso nella ceramica da farmacia, la maiolica.


La collezione di bilance
Le bilance erano strumenti indispensabili per la preparazione delle ricette a base di erbe medicinali, perchè l’arte dello speziale era un’arte di assoluta precisione. L’armonia delle quantità e le dosi somministrate ai pazienti, ne garantivano l’efficacia.
La più antica bilancia ritrovata è databile 3000 avanti Cristo. La struttura di questo strumento con piatti e giogo da corde resta invariata fino al 33 a.C., quando i Romani ne introducono una interamente in metallo.
Si tratta della bilancia a bracci uguali e ne esistono di varie tipologie a seconda dell’uso: bilancia da mercato, pesabarre, per pietre preziose, da laboratorio o per cereali. Fino al XIX secolo la bilancia è di tipo sospeso, fisso o manuale.
Nel XVIII secolo con la scoperta della chimica sperimentale, nasce l’esigenza di avere una bilancia ancora più precisa e così compare la bilancia a colonna, detta in vertina che proteggeva la misurazione dalla polvere e dagli spostamenti dovuti all’aria.
Farai un tuffo in un mondo sconosciuto visitando questa sala di Aboca Museum!


La stanza dei vetri
il vetro è stato molto utilizzato per realizzare le dotazioni della farmacia, compresi numerosi strumenti di laboratorio. Già nel II millennio a.C. si usavano in Egitto minuscoli vasetti da balsamo.
Con l’avvento del vetro soffiato, dopo il II secolo a.C. iniziò la produzione di oggetti dalle forme più diverse a seconda dell’uso e della fantasia del vetraio. A partire dal Medioevo, l’arte vetraia è esplosa in Italia, in particolare a Venezia che divenne uno dei centri più importanti.
In questa sala di Aboca Museum sono esposte diverse tipologie di vetri, che hanno forme differenti a seconda del medicamenti che dovevano conservare. I vetri variavano anche nelle trasparenze: bocce, fiale, brocche e strumenti da laboratorio.
Molto belli i vetri del settecento con cartigli decorati a mano e nella vetrina a destra della porta, una serie di piccole coppette da salasso.
Inoltre puoi osservare una collezione di rare farmacie da viaggio, che venivano usate da medici e speziali per trasportare i preziosi medicamenti.

La stanza delle erbe ad Aboca Museum
Se c’è una stanza che mi è piaciuta in modo particolare al museo Aboca è senza dubbio questa: calda, profumata e accogliente. Appena entri alza gli occhi verso il soffitto per ammirare una serie di piante medicinali dai mille colori, ognuna con il suo cartellino identificativo.
Le piante si trovano sul soffitto per tenerle al riparo dalla luce diretta del solo, consentirne la giusta essicazione e mantenere integre le proprietà fisico-chimiche.
Individuato il tempo balsamico, ovvero il periodo dell’anno in cui le piante presentano la più alta concentrazione di principi attivi, si procedeva alla scrupolosa raccolta delle parti utili delle piante: germogli, fiori, foglie, frutti, radici, corteccia e resine.
Il momento esatto della raccolta va scelto con esattezza in relazione al ciclo lunare e anche alla condizioni meteorologiche. Un eccesso di pioggia o di siccità potrebbe infatti danneggiare le virtù delle piante.
L’arte di saper raccogliere, trasformare e impiegare le erbe per curare era un patrimonio di conoscenze che veniva trasmesso per via orale e dava un enorme riccheza al guaritore.


Uno dei segreti custoditi più gelosamente riguardava luoghi, tempi e tecniche di raccolta delle erbe più attive contro malattie specifiche. La raccolta spesso avveniva in modo rituale e per questo diverse guaritrici furono persegitate come streghe durante il periodo dell’inquisizione!
Un esempio del rituale di raccolta lo possiamo apprendere dalla raccolta del ciclamino, della camomilla o della mandragora.
“Per cogliere la mandragora scava intorno alla piante, poi prendi una corda, legane un capo alla redice della piante e l’altro ad un cane. Chiama poi il cane in modo che questo venendo verso di te, strappi via la redice. Sta attento a far questo nelle notte di plenilunio e abbi l’accortezza di tapparti bene le orecchi, per non sentire l’urlo lacerante che la pianta emetterà al momento dello strappo“.
Hai già visto le nostre storie in evidenza su Instagram, tutte dedicate alla visita di questo museo?

L’antica spezieria di Aboca Museum
Iniziano adesso una serie di sale, una più bella e interessante dell’altra come la spezieria che riporta indietro nel tempo fino al ‘600. In una nicchia nascosta puoi vedere le res pretiosae, cioè i prodotti più costosi e di difficile reperibilità.
La spezieria era una bottega dove anticamente si preparavano e si vendevano medicamenti a base naturale ed era il centro di riferimento dell’antica medicina. Era il regno dello speziale, profondo conoscitore di erbe con cui preparava unguenti e sciroppi.
La spezieria, nata nei primi anni del Medioevo nei conventi o presso le corti dei principi, assumerà anche un carattere di centro di cultura. L’arredamento ricorda una vecchia officina alchemica e si compone di forni, strumenti per la distillazione, mortai, contenitori, una pressa, erbe raccolte e spezie importate.
I forni e gli alambicchi sono uno strumento molto importante perchè permettevano di riscaldare gli strumenti e distillare le essenze. La scoperta della distillazione alcolica intorno al X secolo d.C diede la possibilità di trasformare le erbe in derivati sempre più complessi ed evoluti.



Il laboratorio fitochimico
Il farmacista preparava in questo laboratorio i composti galenici destinati alla vendita. Nelle sale del museo Aboca vedrai rappresentato un periodo cruciale della storia della farmacia: l’ottocento, che testimonia il passaggio alla modernità dell’antica arte dello speziale.
Nelle credenze trovi molti strumenti e contenitori graduati in vetro, mortai e contenitori in ceramica, cofanetti con strumenti di precisione e contenitori con etichette a stampa. Alle pareti sono appesi due medaglieri, che testimoniano l’importanza delle stdio e dello sviluppo di nuove forme farmaceutiche.
Antoine Laurent Lavoisier getta le basi della chimica moderna alla fine del Settecento. Molte nuove scoperte come quella del chinino, caffeina, morfina, codeina e salicina, cambiano il volto della farmaceutica dell’Ottocento.
Si restringe il campo di competenze del farmacista, così come le apparecchiature che ha a disposizione. Egli può solo analizzare, controllare e confezionare i medicamenti. Il suo lavoro si limita a comporre pastiglie, granuli, sciroppi e unguenti.
Il laboratorio fitochimico simboleggia il tormento dell’uomo che vuole dominare la natura e le sue leggi, svelare il segreto delle proprietà e dei rimedi, avere la conoscenza più assoluta.

La cella dei veleni di Aboca Museum
Alla fine del corridoio si trova la piccola Cella dei Veleni, un luogo isolato da una cancellata che ne sbarra l’accesso. In alto sulla testata dell’armadio di legge la scritta “Cave atra venena“, ovvero “Guardati dai veleni mortali”. Era qui che il farmacista teneva sotto chiave tutti quei prodotti tossici e velenosi perchè nessuna mano indiscreta se ne potesse appropriare.
Tra le droghe medicinali ci sono parecchi veleni micidiali che attraverso la scienza del farmacista, dosate in quantità infinitesimali, venivano trasformate in preziosi antidoti e medicamenti salutari.
Re Mitridate VI, per timore di essere avvelenato iniziò ad assumero minime quantità di veleni e raggiunse uno stato di assuefazione, noto come mitridatismo. I Greci preparavano con la cicuta il veleno per i condannati a parte, come quello del famoso Socrate.
Shakespeare usava dei veleni per creare le sue atmosfere drammatiche, infatti il padre di Amleto venne ucciso dal succo di giusquiamo versato in un orecchio. Persino Romeo si procura da uno speziale la droga per uccidersi nella tomba di Giulietta.

La farmacia dell’800
Attraverso un piccola porta che fa chinare un pò la testa ad ogni visitatore che vuole varcarla, si accede a una delle stanze più belle di Aboca Museum: la farmacia dell’800.
Le pareti sono ricoperte di pino con la materia medica dell’epoca e i medicamenti sono riposti nei recipienti da farmacia con tanto di etichette esplicative. Vedrai un susseguirsi di bocce e vasi in vetro, albarelli in ceramica, boccali in peltro, scatole di legno e verrai letteralmente catapultato nell’atmosfera dell’epoca.
Sul banco centrale, usato come piano di lavoro o scrittoio, una bilancia di precisione che veniva usata per i preparati e le droghe medicinali.
In alto sulla parete vedrai un coccodrillo imbalsamato e un carapace di tartaruga, che testimoniano la presenza dei medicamenti di origine animale. Simbolicamente il coccodrillo è connesso all’acqua e la vegetazione lussureggiante con la fertilità vegetale.


In Egitto il coccodrillo era considerato il signore dei misteri della vita e della morte e, in antichità, i medicamenti derivati da questo animale avevano anche proprietà afrodisiache. L’uso del carapace di tartaruga è noto in Cina sin dal III secolo a.C. e continua tutt’ora. Le proprietà simbolizzano la compassione degli animali per la salute umana.
Sempre in alto due frasi che sintetizzano la scopo e la filosofia del percorso di Aboca Museum: “le erbe medicinali sono una forza della ntaura creata per tutti i viventi” e “l’Homo sapiens potrà, se vorrà, trovare in natura i rimedi per tutti i suoi mali“.
Nella farmacia c’è sempre una piccola e angusta porta, mimetizzata spesso tra gli scaffali che segna il confine per i profani e protegge i luoghi inaccessibili, creando un’aura di mistero e segretezza sulla sapienza del farmacista. La porta è stretta e angusta a simboleggiare la difficoltà della conoscenza che non è diretta a tutti.


La Bibliotheca Anticqua di Aboca Museum
La visita prosegue nella Bibliotheca antiqua di Aboca museum, che si trova al quarto piano ed è visitabile solo su prenotazione per motivi di studio. E’ una raccolta di preziosi libri antichi legati al tema dell’utilizzo nella storia delle piante medicinali.
2500 antichi volumi raccontano la storia dell’uomo e delle sue conoscenze e l’uso curativo delle piante. I testi più antichi risalgono all’inizio dell’età della stampa e arrivano agli inizi del XIX secolo.
Le immagini degli erbari sono diventate nel tempo pregiate opere d’arte e testimoniano l’evoluzione delle tecniche fitografiche. Gli erbari a stampa erano testi che contenevano i nomi e le descrizioni delle erbe e delle piante e sono una meraviglia da sfogliare. Sembra quasi di accarizzare il passato ed immergersi in un mondo lontano e affascinante.
Accanto ai testi di botanica, trovi libri di farmacologia, chimica, medicina e su antichi segreti medicinali, che hanno rappresentato il sapere popolare nei secoli.

L’erboristeria di Aboca e la libreria
Aboca è un’azienda leader nel mercato italiano per la produzione di integratori alimentari e dispositivi medici a base di erbe. Al piano terra del palazzo si trova l’erboristeria dove è possibilie acquistare tutti i prodotti del gruppo Aboca.
Uscendo dall’erboristeria si accede alla libreria, dove si può consultare le pubblicazioni di Aboca. Trovi testi di carattere scientifico, fino a wuelli di carattere storico e artistico.
Uno spazio ampio è dedicato alle edizioni in faxsimile, che riproducono antichi e variopinti erbari. Ci sono anche opere di celebri personaggi della valtiberina come Piero della Francesca e Luca Pacioli.
Informazioni per visitare Aboca Museum
Il museo Aboca si trova nella città di Sansepolcro, in via Niccolò Aggiunti 75 in provincia di Arezzo. Il costo del biglietto è di 8 euro a persona e comprende l’accesso anche ad Aboca Experience. I nostri amici a quattro zampe possono entrare, infatti ne abbiamo visti diversi durante la nostra visita! Ovviamente devi tenerli a guinzaglio e devono essere ben addestrati e tenuti sempre d’occhio.
Aboca Museum è aperto nei seguenti giorni e orari:
- 1 Aprile – 30 Settembre tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
- 1 Ottobre – 31 Marzo tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18
- Chiuso il lunedì – 25/26 dicembre e 1 gennaio
Dove dormire per visitare questa zona? Noi ci siamo goduti uno spledido relax immersi nel bosco, tra fiori e piscina panoramica lontani da tutto. Se vuoi saperne di più ti invito a dare uno sguardo al nostro articolo notte romantica in Toscana!

Aboca Experience
Ultimamente ha aperto al pubblico Aboca Experience, una nuova sezione multimediale di Aboca Museum che da oggi non offre solo un itinerario storico, ma anche nuove sale interattive e immersive. La nuova area per raccontare la storia di Aboca, i suoi valori e il contributo innovativo al mondo della salute.
Cinque nuove sale e allestimenti per riflettere sulla cura dell’uomo e sulla sostenibilità ambientale. Pannelli tattili, suoni e animazioni digitali con cui i visitatori possono interagire direttamente con tutte le installazioni.
Hai già visitato Aboca Museum? Quale sala ti ha colpito maggiormente? Se ti va commenta e facci conoscere la tua esperienza. Condividi l’articolo se ti è stato utile.
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N.B. Tutte le foto sono di proprietà di Ale Carini e di Ivan Balducci ©2017-2023. Vietato ogni uso.
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